IV Settimana di Pasqua
Aforisma di Georg Christoph Lichtenberg 1742-1799
“L’amore è cieco, ma il matrimonio ristabilisce la vista.”
Preghiera
È davvero cosa buona e giusta proclamare sempre la tua gloria, o Signore, in questo tempo nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.
Per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce, e si aprono ai credenti le porte del regno dei cieli. In lui morto è redenta la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge. Lui che vive e regna nei secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Anastasio nacque ad Alessandria nel 295. Nel 325 presenziò al Concilio di Nicea, in qualità di diacono di Alessandro vescovo di Alessandria. Nicea fu un concilio famoso perché sancì la Fede nella Divinità di Cristo come consustanziale al Padre. Nell’aprile 328 morì il vescovo Alessandro e il popolo chiese a gran voce Atanasio come vescovo.
Fu vescovo per 46 anni, ma furono 46 anni di lotta contro l’eresia ariana e contro gli ariani che rifiutavano ciò che il Concilio di Nicea aveva detto di Gesù, il termine homoousius = della stessa sostanza del Padre come ancora diciamo nel Credo. sant’Atanasio tenne fermo, resistette come un leone; per un certo periodo ebbe contro sia le massime autorità religiose che quelle politiche e subì l’esilio per 5 volte, ma non cedette.
Non molto tempo dopo, il nuovo imperatore Valente e il nuovo papa Damaso, capirono che Atanasio aveva ragione e lo riabilitarono. L’intrepido difensore della Fede cattolica morì il 2 maggio del 373.
Parola di Dio del giorno Giovanni 10,22-30
Ricorreva a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
Riflessione Frammenti di vita
I suoi “demoni” lo stanno consumando: sempre più magro e smunto, è l’ombra di sé stesso. Da tempo non lo si vede più nemmeno in mensa e chissà di cosa si nutre, a parte i caffè che butta giù a decine. Evita ogni interferenza di chi vuole aiutarlo, a meno che si tratti di denaro che gli permetta di calmare il “demone” che lo divora, cioè il gioco (gratta e vinci, slot machine, lotterie, scommesse…va tutto bene) ed è noto nel quartiere per la sua insistenza che provoca reazioni esasperate nella gente.
In seguito a un tentativo di suicidio, era stato salvato dai servizi sociali; finché è stato tenuto a galla da loro prima e dal Patronato poi, ha tirato a campare. Poi è finito in strada. Non lo si è abbandonato, ma la sua dipendenza dal gioco è ormai incontrollabile: deve soldi a tutti, è detestato da molti, compatito da pochi. In questi giorni circolano voci che abbia vinto migliaia di euro. Deve essere vero perché non lo si è più visto, né al Patronato, né in zona: ora che potrebbe restituire qualcosa, è sparito.
Non è la prima volta e siccome una precedente vincita di 2.500 euro era durata una settimana, è prevedibile che fra una decina di giorni torni in scena. Questa storia fa capire perché Gesù risorto sia sceso all’inferno e c’è da sperare che scenda anche nell’inferno del cuore di questo e di altri come lui.
Intenzione di preghiera
Preghiamo per chi difende l’integrità della fede anche a costo della vita e per chi si preoccupa di trasmetterla alle giovani generazioni.
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
ARNOLD BÖCKLIN: AUTORITRATTO CON LA MORTE CHE SUONA IL VIOLINO
1872 olio su tela 75×61 cm Alte Nationalgalerie Berlino
In quest’opera dal forte impatto emotivo il pittore svizzero Arnold Böcklin (1827-1901) presenta la sua visione sulla morte, una tematica ricorrente sia nella sua produzione pittorica (si pensi anche solo alle varie redazioni dell’Isola dei morti) sia nella tradizione svizzera e di tutto l’arco alpino medievale che era molto sensibile alla rappresentazione della danza macabra.
In primo piano il pittore raffigura sé stesso con i capelli scarmigliati, mentre osserva il proprio volto riflesso sullo specchio: ha in mano gli strumenti del lavoro (tavolozza e pennelli) con i quali sta fissando sulla tela la sua fisionomia.
Ma dietro a lui una sconvolgente presenza sorprende chi osserva: si tratta della Morte personificata com’è tradizione da uno scheletro. La morte suona un violino che ha una sola corda, la quarta, quella di sol (che, se suonata da sola, produce un suono misterioso e penetrante) mentre le tre corde più alte sono saltate.
Quando anche la corda superstite salterà, allora la morte avrà vinto. Il ghigno del teschio che sembra un sorriso demoniaco e tradisce l’eccitazione palpabile della sgradita ospite, fa capire che la morte sa di avere già vinto e lo sappiamo anche noi che vediamo chiaramente ciò che il pittore sembra voler tenersi alle spalle, anche se non può fare a meno di ascoltare il suono misterioso.
Molte sono le interpretazioni sul significato di questa tela: fra le più convincenti c’è la morte come segnale delle miserie economiche che il pittore stava attraversando e come ricordo della morte di 5 dei suoi bimbi. Comunque sia, il pittore ha il coraggio di affrontare un tema che la cultura moderna tende a rimuovere e a nascondere e che invita alla riflessione (memento mori!).
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