martedì 21 maggio ’19

    5a Settimana di Pasqua

     

     

    nell’immagine un dipinto di Tamara de Lempicka

     

     

     

    Proverbio del giorno

    «Se tu prendi più di quello di cui hai necessità, stai rubando a qualcun altro (India)».

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    Spirito Paraclito, uno col Padre e il Figlio, discendi a noi benigno nell’intimo dei cuori. Voce e mente si accordino nel ritmo della lode, il tuo fuoco ci unisca in un’anima sola. 0 luce di sapienza, rivelaci il mistero del Dio trino ed unico, fonte d’eterno Amore. Amen.

     

    Cristoforo Magallanes e le vittime della persecuzione anticristiana in Messico di fine 1800.

    Cristobal nacque nel 1869 da famiglia contadina. Entrò al Seminario di Guadalajara e fu ordinato prete a trent’anni. Molto attivo nell’evangelizzazione degli Huicholes, fu prete dalla fede ardente, prudente direttore dei fratelli sacerdoti e pastore pieno di zelo, dedito alla maturazione umana e cristiana dei suoi fedeli e fervente divulgatore del S. Rosario. Quando i persecutori della Chiesa chiusero il seminario di Guadalajara, si offrì di fondare nella sua parrocchia un seminario per formare i futuri sacerdoti. Il 25 maggio 1927 venne fucilato a Colotlán, nella Diocesi di Zacatecas.

     

    La Parola di Dio del giorno (Giovanni 14,27-31a)

    Disse Gesù ai discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: Vado e tornerò a voi; se mi amaste, vi rallegrereste che io vado dal Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Detti e Fati dei Padri del deserto)

    «Si diceva che alcuni si recarono dal padre Agatone, poiché avevano sentito parlare del suo grande dono di discernimento. Per metterlo alla prova e vedere se si adirava, gli dicono: “Tu sei Agatone? Abbiamo sentito dire che sei fornicatore e superbo.” Risponde: “Sì, è vero”. “Tu sei Agatone, chiacchierone e pettegolo?”. “Lo sono”. Dicono di nuovo: “Tu sei Agatone, l’eretico?”. “Non sono eretico”, risponde. Lo pregarono: “Spiegaci perché, quando ti abbiamo accusato di cose tanto gravi, tu le hai accettate, e questa sola non l’hai sopportata”. Disse loro: “Delle prime io stesso mi accuso, ed è utile all’anima mia, ma l’eresia è separazione da Dio e io non voglio essere separato da Dio”. Udendo ciò, ammirarono il suo discernimento e se ne andarono edificati».

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i martiri della fede cristiana perché la loro testimonianza rinvigorisca la Chiesa

     

    Anniversario del martirio dei trappisti di Notre Dame dell’Atlas in Algeria

    Don’t forget!

    Rapiti il 26-03-1996 sono stati uccisi il 21 maggio dello stesso anno:

    CHRISTIAN DE CHERGÉ 59 ANNI. LUC DOCHIER, 82. CHRISTOPHE LEBRETON 45. MICHEL FLEURY 52. LEMARCHAND BRUNO 66. CÉLESTIN RINGEARD, 62. PAUL FAVRE-MIVILLE 57.

    Preghiamo questi testimoni della fede in Dio e martiri della carità affinché il loro meraviglioso esempio aiuti tutti noi a vivere con coraggio e fedeltà a Dio e al prossimo la nostra vita cristiana

     

    266° quadro de “i 1.000 quadri più belli del mondo”

    Carlo Dolci (1616-1686): dotato di grande tecnica, fu il maggior pittore fiorentino del ‘600 ed ebbe fama straordinaria già in vita e fino all’800, quando il gusto per le sue edulcorate rappresentazioni religiose cominciò a declinare.

    CARLO DOLCI: ALLEGORIA DELLA PAZIENZA1677 – Olio su tela – 54 x 71 cm – Collezione privata

    Fu apprezzato ritrattista e intenso interprete del sacro in pittura. La tecnica meticolosa lo rendeva inadatto alla pittura su affresco: dipingeva principalmente soggetti sacri e le sue opere generalmente sono di piccole dimensioni. La virtù della pazienza è qui rappresentata come una donna che guarda il cielo con le braccia incrociate sul petto e incatenate a una roccia: essa è infatti la capacità di mantenere la fede e la speranza davanti a difficoltà e imprevisti e di sopportare il sacrificio e il destino avverso. Il volto della donna racconta il limite che c’è tra rassegnazione e disperazione, quella sensazione di immobilità forzata che blocca di fronte alle avversità della vita.

    Una immobilità rappresentata dalle catene e dalla roccia, simbolo chiarissimo di qualcosa di pesante e indistruttibile che ferma il corpo, ma non la mente e guarda al cielo cercando il momento della liberazione, il momento in cui si potrà andare oltre. La Pazienza di Carlo Dolci racchiude quindi quel fremito silenzioso che proviamo ogni volta che ci rendiamo conto di non poter superare l’ostacolo e al stesso tempo di non poter più tornare indietro. Il capo inclinato segue con lo sguardo qualcosa che non si vede ed esprime la speranza che permette di rimanere fermi, di non cercare di scardinare le catene, perché rende coscienti dell’inutilità della rabbia e violenza. Un’immagine senza tempo che però vuole ancorarsi proprio ad esso, indicando la data della sua realizzazione sulla pietra, simbolo del carcere dell’anima, come a voler mettere un punto nella cronologia della storia, a dare un valore al periodo che bisognerà passare nell’attesa. Così proprio il tempo diventa il vero fulcro del soggetto: la forza della Pazienza non è infatti nella capacità di sopportare, bensì nella perseveranza nel ricordare che la sofferenza non sarà mai eterna, perché ha sempre una fine e un fine: quel compimento delle promesse di bene che Dio assicura a chi crede e spera in Lui.

     

     

     

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