Martedì 21 ottobre 2025

     

    29.a settimana tempo ordinario

     

    Avvenne il 21 ottobre…

    1805 – Trafalgar: la Royal Navy guidata da Horatio Nelson sconfigge una flotta franco-spagnola al largo di Cadice.

    1879 – Thomas Edison testa la prima lampadina funzionante.

    1945 – In Francia le donne votano per la prima volta.

    1969 – Somalia il generale Mohammed Siad Barre prende il potere con un colpo di Stato e proclama la Repubblica Democratica Somala.

    1967 – Guerra del Vietnam: più di 100.000 dimostranti si radunano a Washington.

     

    Aforisma di Ennio Flaiano

    ““Da ragazzo ero anarchico, adesso mi accorgo che si può essere sovversivi soltanto chiedendo che le leggi dello Stato vengano rispettate da chi governa.”

     

    Santo del Giorno

    Giuseppe Puglisi nasce a Palermo il 15-9-1937, figlio di Carmelo Puglisi, calzolaio, e di Giuseppa Fana, sarta. Entrato nel seminario diocesano di Palermo nel 1953, è ordinato sacerdote il 2-7-1960. Riceve l’incarico di vicario parrocchiale e vicerettore del seminario minore e insegna Religione nelle scuole. Dal 1970 al 1978 padre Pino, come tutti lo chiamano, è parroco a Godrano in provincia di Palermo, dove riesce a sanare una faida tra famiglie, ma non perde di vista la cura per le vocazioni, a diretto contatto con i giovani mediante i campi-scuola.

    Il 29-9-1990 ritorna a Brancaccio quartiere natale come parroco di S. Gaetano e fonda il Centro “Padre Nostro”, nel 1993. Il suo impegno gli procura minacce di morte da parte dei mafiosi e la sera del 50° compleanno, il 15-9-1993, mentre rientra a casa è ucciso da Salvatore Grigoli, dopo avergli rivolto l’ultimo sorriso. È stato beatificato a Palermo il 25-5-2013 d papa Francesco. I suoi resti mortali sono venerati nella cattedrale di Palermo.

     

    Preghiera Colletta

    Dio onnipotente ed eterno, donaci di orientare sempre a te la nostra volontà e di servirti con cuore sincero. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Parola di dio Luca 12,35-38

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!». 

     

    Riflessione da una favola di Hans Christian Andersen

    C’era una volta un re molto vanitoso, il quale non pensava ad altro che ad indossare gli abiti dei migliori sarti del suo reame.  Un giorno gli si presentarono due imbroglioni che gli dissero: «Noi siamo capaci di confezionarti un vestito così bello che mai nessuno ne ha portato l’eguale. Però, se la persona che vi posa lo sguardo è stolta, o non è degna del posto che occupa, non riuscirà a vederlo. Solo chi è intelligente e saggio lo potrà vedere».  Il re aderì entusiasta e ordinò subito il vestito nuovo, alloggiò i sarti nella sua reggia, diede loro tutto il necessario, e rimase in attesa.  Dopo alcuni giorni mandò il suo primo ministro a controllare se il vestito fosse pronto. 

    I sedicenti sarti risposero di sì e mostrarono all’inviato del re un angolo con alcune stampelle, ma del vestito nessuna traccia. Sapendo il ministro che l’indumento sarebbe rimasto invisibile agli inetti e agli stolti, fece finta di vederlo e ne lodò a lungo l’originalità, i drappeggi, i colori. Poi andò a riferire tutto al re, descrivendo e magnificando oltre ogni dire il nuovo abito.  Il sovrano, al colmo dell’eccitazione, ordinò che gli fosse portato. Arrivarono i sarti con sagome e stampelle, sulle quali ovviamente non c’era nulla.  Ma anche il re, per non fare brutta figura, osservò che il vestito era meraviglioso, anzi, lo avrebbe indossato subito e sarebbe uscito per la città in parata.

    Si fece togliere ciò che indossava e si lasciò “rivestire” dai finti sarti; poi, con tanto di dignitari, cortigiani, fanfara, scorta e musicanti, uscì per la città.  Intanto la notizia si era diffusa in un battibaleno e le vie, i balconi, le piazze erano gremite da non dirsi. E tutti, dignitari e popolo, non facevano che osannare il vestito nuovo del re.  Ma all’improvviso un bambino tra la folla si mise a gridare: «Guardate, guardate, il re va in giro per la strada nudo!». Allora tutti si guardarono in faccia, cominciarono a bisbigliare e poi a ridere a crepapelle. E il sovrano, rosso di vergogna, si ritirò di corsa nella reggia. C’era voluta l’innocenza di un bambino per smascherare un’intera parata di ipocrisia.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo perché non consideriamo nulla come troppo infimo perché Dio non se ne possa occupare e ci aiuti a risolverlo. 

     

    Don’t Forget! Storia dei martiri cristiani 5.A PARTE

    L’INDIPENDENZA DALLA SPAGNA

    I primi tentativi del paese di liberarsi dal giogo spagnolo risalgono al 1809, ma fu solo nel 1820 con la guerra che iniziò l’emancipazione dell’Ecuador dalla Spagna, la quale arrivò il 24-5-1822, grazie alla vittoria nella decisiva battaglia di Pichincha da parte degli indipendentisti, al comando di Antonio José de Sucre, luogotenente di Simón Bolívar. Successivamente Guayaquil e Cuenca si unirono agli attuali Colombia, Panama e Venezuela, con il nome di Distretto del sud, nella confederazione costituita da Bolívar nel 1819 della Grande Colombia, dalla quale nel 1830 il paese si separò, proclamandosi autonomo con il nome di Ecuador.

    La vita del nuovo Stato fu a lungo segnata dal conflitto fra i due settori dell’oligarchia dominante facenti capo alla Sierra (conservatori, clericali) e alla Costa (liberali, laici). Il periodo più stabile nel 1800 si ebbe durante il predominio del conservatore G. García Moreno (1860-75), che instaurò un regime dittatoriale e clericale, promosse la costruzione di infrastrutture e sviluppò il sistema scolastico, affidandolo al clero. Verso la fine secolo, l’aumento del peso economico della Costa favorì il rafforzamento dei liberali che, fra il 1895 e il 1925 divennero il partito egemone e avviarono la modernizzazione del Paese.

    Malgrado tutto, il sistema politico mantenne carattere oligarchico e la grande maggioranza della popolazione rimase estranea alla vita politica. L’instabilità economica e politica si protrasse dagli anni ‘20 ai ‘40 del 1900, e si aggravò in seguito al conflitto con il Perù (1941) che portò a una notevole riduzione territoriale dell’Ecuador (solo nel 1995 fu trovato un accordo). Al declino dei due partiti tradizionali corrispose la nascita di nuove forze politiche.

     

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