3.a settimana di Quaresima
Aforisma del giorno
“Penso spesso che il più pericoloso attentato che si possa fare all’anima sia il peccato di omissione”.
Preghiera del giorno
O Signore Dio, sradica, estirpa dalla mia anima tutto ciò che il nemico vi ha piantato. Togli dal mio cuore e dalle mie labbra tutta l’iniquità, dammi l’intelligenza e l’abitudine del bene, affinché in opere e verità io non serva che Te solo.
Io sappia compiere i precetti del Cristo, cercare Te, o mio Dio! Accordami la memoria, la carità, la fede. Signore opera in me il bene e donami ciò che giudichi utile.
Santo del giorno
Beato Clemente Augusto von Galen
Dinklage (Germania), 1878 – Münster (Germania), 22 marzo 1946 Il cardinale Clemente Augusto von Galen fu profeta di speranza in tempi dolorosi per il popolo tedesco. Dopo aver svolto per diversi anni il ministero parrocchiale, venne nominato vescovo di Münster nel 1933.
Riprodusse tra il clero e il popolo l’immagine evangelica del buon Pastore. Lottò apertamente contro gli errori del nazionalsocialismo e contro la violazione dei diritti dell’uomo e della Chiesa.
Per il suo coraggio è stato chiamato “il Leone di Münster”. Giovanni Paolo II lo ha dichiarato “venerabile” il 20 dicembre 2003. E’ stato proclamato beato il 9 ottobre 2005.
Parola di Dio del giorno Mt 18,21-35
Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi.
Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito.
Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”.
Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto.
Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Riflessione del giorno
Vedo un individuo circondato e seguito; ma occupa una posizione importante. Ne vedo un altro che tutti cercano di avvicinare; ma è in ascesa. Ecco uno abbracciato e coccolato persino dai politici; ma è ricco. Un altro è guardato con curiosità e additato da tutti; ma è colto ed eloquente. Ne scopro uno che nessuno dimentica di salutare; eppure è cattivo.
Io vorrei, invece, un uomo che sia buono – e nient’altro – ma che sia ricercato da tutti! Amara è la rilevazione che il moralista francese Jean de La Bruyère registra nella sua opera I caratteri (1688). Sei una persona di successo, sei in carriera, sei ricco, sei un conduttore televisivo, sei una canaglia ma furbo? Ebbene, non ti mancherà il corteo degli ammiratori, pronti a stenderti davanti la passatoia rossa, a esaltare anche i tuoi vizi, a sperare in un tuo gesto d’attenzione.
Sei onesto ma povero? Sta certo, avrai come compagna solo la tua coscienza e, al massimo, chi ti ama davvero. Si tratta di una legge costante e, allora, mano all’adulazione, ai grani d’incenso, alle lodi perché, se è vero che la piaggeria è il cibo degli stupidi ma potenti, è anche vero che risulta sempre gustoso. Persino Goethe si rassegnava ad affermare che «chi non ha doti deve imparare ad adulare se vuole cavarsela nel mondo».
Siamo indenni da questo difetto miserabile, solo se siamo pronti a cercare l’amicizia anche della persona semplice ma integra, solo se abbiamo dignità, solo se non mettiamo le nostre risorse al servizio del successo a ogni costo, solo se non abbiamo come metro di giudizio il nostro interesse, solo se scegliamo di lodare soltanto il giusto, il vero, il bene.
Intenzione di preghiera per il giorno
Per la pace in Ucraina e in tutti i paesi ove le guerre mietono vite umane e provocano distruzioni.
Don’t forget!1000 quadri più belli del mondo
JEAN-LEON GÉRÔME: DIOGENE
1860 – olio su tela – 105,2 x 132,6 cm – Walters Art Museum – Baltimora USA
Il pittore francese JEAN-LÉON GÉRÔME (1824-1904) si oppose al movimento impressionista che in quegli anni era iniziato da Monet e Manet, continuando a sviluppare e conservare il neoclassicismo francese. Le sue opere sono principalmente di tema storico, mitologico e orientalistico.
In questo caso egli ritrae il filosofo greco Diogene (404-323 a.C.) seduto nella sua “dimora” che è poi una grande anfora di terracotta, nella città di Atene, mentre sta accendendo alla luce del giorno la lampada con cui si proponeva di cercare l’uomo onesto, sicuro che non l’avrebbe mai trovato. Gli fanno compagnia i cani che il pittore presenta come emblemi della filosofia “cinica” dal greco: “kynikos” cioè simile a un cane.
I cinici infatti professavano una vita randagia, ridotta all’essenziale e autonoma, indifferente a bisogni e passioni, fedeli solo al rigore morale ed erano famosi per la l’eccentricità e disobbedienza alle convenzioni sociali.
Nel quadro tutto allude allo stile di vita tipico dei cultori del cinismo, ma il nostro Diogene presenta un fisico da “palestrato” e non quello che ci si aspetterebbe da uno che ha scelto di vivere in quelle condizioni estreme. I cani –tutt’altro che randagi- si atteggiano a discepoli attenti alla voce del maestro e pronti a obbedirgli e a imitarne esempio.
Con questo ritratto ideale però il pittore esprime la sua ammirazione per l’antico filosofo da lui preso a modello e per il messaggio di fedeltà totale ai principi morali che questi professava e che J.L. Gérôme dimostra di condividere.
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