Martedì 23 luglio 2024

     

    XVI settimana T. Ordinario

     

    Avvenne il 23 luglio…

    1829 – Negli Stati Uniti viene brevettata la prima macchina per scrivere.

    1914 – Francesco Giuseppe invia un ultimatum alla Serbia che provoca l’inizio della Grande Guerra

    1929 – Il fascismo bandisce l’uso delle parole straniere da ogni comunicazione scritta e orale.

    2005 – Una serie di attentati terroristici coinvolgono la città di Sharm el-Sheikh: 88 morti.

     

    Aforisma di Atenagora

    Non ho più paura, perché l’amore scaccia la paura. Sono libero dalla volontà di avere ragione, di giustificare me stesso screditando gli altri. E non avendo più nulla da difendere, non ho più paura.

     

    Preghiera

    O Dio, che hai guidato santa Brigida nelle varie condizioni della sua vita, e nella contemplazione della passione del tuo Figlio le hai rivelato la sapienza della croce, concedi a noi di cercare te in ogni cosa, seguendo fedelmente la tua chiamata. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Compatrona d’Europa, venerata dai fedeli per le sue «Rivelazioni», nacque nel 1303 nel castello di Finsta, nell’Upplandi (Svezia), dove visse con i genitori fino all’età di 12 anni. Sposò Ulf Gudmarson, governatore dell’Östergötland, dal quale ebbe otto figli.

    Secondo la tradizione devozionale, nel corso delle prime rivelazioni, Cristo le avrebbe affidato il compito di fondare un nuovo ordine monastico. Nel 1349 Brigida lasciò la Svezia per recarsi a Roma, per ottenere un anno giubilare e l’approvazione per il suo ordine, che avrebbe avuto come prima sede il castello reale di Vastena, donatole dal re Magnus Erikson.

    Salvo alcuni pellegrinaggi, rimase a Roma fino alla sua morte avvenuta il 23 luglio 1373. La sua canonizzazione avvenne nel 1391 ad opera di Papa Bonifacio IX. Canonizzata nel 1391 da Bonifacio IX, Santa Brigida è patrona della Svezia.

     

    Parola di Dio Giovanni 15,1-8

    Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi.

    Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

    Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

     

    Riflessione da La Bussola quotidiana

    Nel cosiddetto medioevo giapponese, che in verità finì solo nella seconda metà del 1800, gli shōgun avevano così paura delle rivolte contadine (da parte di gente ridotta alla fame) che in un’occasione arrivarono a proibire l’uso dei coltelli nei villaggi. Al centro della piazza ce ne stava solo uno, legato a un palo, e chi aveva bisogno di tagliare qualcosa doveva andare fin lì.

    Si portava dietro quel che doveva tagliare, operava e se ne andava lasciando il coltello a pendere dal palo: il tutto sotto lo sguardo di due samurai armati, loro sì, delle famose due spade, messi a guardia dell’unico coltello.

    L’epoca dei samurai, che tanto entusiasma al cinema, era in realtà uno spietato sistema totalitario di guerre continue tra clan, per finanziare le quali i vari signorotti (gli shogun che tra l’altro furono feroci e spietati persecutori di cristiani) spremevano gli unici produttori: i contadini.

    Gli altri erano tutti «servitori» (samurai) o nobili o impiegati. Insomma, un regime di tipo sovietico in cui una pletora insopportabile di funzionari gravava sui soli contadini, i quali dovevano pagare in riso. E non avevano nessun diritto, anzi contavano meno di nulla.

     

    Intenzione di preghiera

    Dall’inizio 2024, nelle carceri italiane 50 persone si sono tolte la vita…ma non risulta che qualcuno abbia fatto qualcosa per loro (come è stato fatto per l’ineffabile eurodeputata Salis): facciamolo noi pregando per i morti e perché ai carcerati non sia negato almeno il diritto alla speranza.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    VINCENT VAN GOGH: I GIRASOLI

    1888 – Olio su tela – 92 x 73 cm – National Gallery Londra UK 

    Quella custodita alla National Gallery di Londra è una delle cinque versioni dei Girasoli in mostra in musei di tutto il mondo. Van Gogh realizzò i dipinti per decorare la sua casa ad Arles in vista della visita del suo amico e collega artista, Paul Gauguin. “Il girasole è mio“, dichiarò una volta Van Gogh, ed è chiaro che il fiore aveva vari significati per lui. Forse i girasoli per Van Gogh dovevano essere anche un simbolo di amicizia e una celebrazione della bellezza e della vitalità della natura.

    Le diverse fasi del ciclo di vita del girasole mostrate nell’opera esposta alla National Gallery di Londra, dal germoglio giovane fino alla maturità e alla decadenza, richiamano alla mente la tradizione delle vanitas nelle pitture floreali olandesi del XVII secolo, che enfatizzano la natura transitoria delle azioni umane.  I fiori sono sistemati su uno sfondo piatto color giallo chiaro, distinto dall’ocra più scuro del piano del tavolo da una linea blu piuttosto imprecisa. Gli spigolosi petali gialli sono dipinti con cura energica e quasi maniacale, mentre i tocchi più leggeri di colore creano la trama granulosa delle corolle di un arancio tendete al marrone chiaro.

    I girasoli rappresentano un eloquente saggio dello studio del colore giallo che in van Gogh è dominante (insieme al blu) ed è simbolo della luce del sole, della felicità e del senso di speranza che van Gogh sentiva in quel momento. I dipinti dei girasoli, tra i primi realizzati da Van Gogh ad Arles, mostrano il suo stile espressivo distintivo: nessun altro artista è stato così strettamente associato a un fiore specifico e queste immagini sono tra le opere più iconiche e amate di Van Gogh e fra le più conosciute a livello mondiale.

     

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