3a settimana tempo ordinario
Aforisma del giorno di N. Gomez Dàvila
Ammettere di buon grado che le nostre idee non hanno motivo di interessare chicchessia è il primo passo verso la saggezza.
Preghiera del giorno di M. Teresa di Calcutta
O Signore, nelle cui mani è la salute, mi inchino a te poiché ogni dono buono e perfetto da te proviene. Ti prego: concedi abilità alla mia mano, chiara visione alla mia mente, gentilezza e comprensione al mio cuore.
Concedimi sincerità d’intenti e la forza di sollevare almeno una parte dei fardelli dei poveri sofferenti e fiduciosi.
Concedimi di realizzare il compito che mi spetta. Togli dal mio cuore ogni colpa e impaccio, così che, con la fede di un fanciullo, possa confidare in te. Amen.
Santo di oggi
S. Francesco di Sales
Nato in Savoia nel 1567 da famiglia nobile fu avviato alla carriera di avvocato ma scoprì la vocazione al sacerdozio e venne ordinato nel 1593.
Si dedicò alla predicazione ma, per essere più efficace, decise di diffondere tra le case alcuni fogli informativi sui temi che gli stavano a cuore. Volle poi di affrontare la sfida più impegnativa per quei tempi e chiese, quindi, di essere inviato a Ginevra, culla del calvinismo.
Qui si spese nella pastorale e nel dibattito teologico con gli esponenti della Riforma. Divenne vescovo della città nel 1602. Morì a Lione il 28 dicembre 1622. Prima che predicatore e comunicatore, il patrono dei giornalisti fu una guida spirituale che seppe condurre con umiltà e comprensione verso la verità.
Parola di Dio del giorno Marco 3,31-35
In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Riflessione del giorno di Giuseppe Costa
Quando muore qualcuno che nella vita è stato credente e praticante, sempre più spesso si usa una frase del tipo: “È tornato alla casa del Padre”. La si è usata anche in merito alla morte del papa emerito Benedetto XVI anche da parte di noti personaggi.
È bene far notare – senza nessuno spirito polemico, ma solo per amore alla verità, che tale espressione ha ben poco di cristiano, ma è figlia di una matrice filosofica che non ha radici nella visione escatologica che il Signore risorto ha consegnato ai suoi discepoli. Anzitutto il verbo usato: tornare.
Perché mai tornare? Forse ci siamo già stati? Abbiamo lasciato un posto che rioccuperemo? La filosofica platonica vedeva la morte come ritorno verso il principio primo da cui come scintille ci eravamo separati. Ma il cristianesimo è tutt’altra cosa: quando moriremo, noi andremo (per la prima e unica volta) alla casa del Padre! Perché Lui ci attende.
Noi desideriamo entrare nella sua comunione, una comunione beata che abbiamo sperato e desiderato. L’unico che è “tornato” alla casa del padre è Gesù Cristo e da lì prepara per noi un posto, perché “mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo”. Il nostro modo di dire determinate cose inficia la nostra fede. Stiamo attenti!
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo per le chiese cristiane, affinché non venga mai meno l’impegno a realizzare quell’unità per cui Gesù ha pregato prima di morire.
Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo
MARKUS PERNHART: VISTA DEL MONTE GROSSGLOCKNER
1857 – olio su tela – Karnter Landesgalerie – Vienna
Nel XIX sec. Markus Pernhart era uno dei pittori più famosi dell’Austria: i suoi straordinari paesaggi romantici mostravano la bellezza dei laghi e dei monti, in particolare dei passi e delle vette invalicabili che solo i vari montanari riuscivano a esplorare.
Il talento artistico di Pernhart quando era ancora un ragazzo, fu notato e apprezzato dall’arcivescovo di Gorica che gli permise di frequentare la scuola di Klangerfurt. Il giovane artista divenne subito famoso e nei 20 anni seguenti dominò il mercato del paesaggismo austriaco con il nome di Pernhat.
Il pittore amava scalare le montagne e tentò spesso di catturare i panorami mozzafiato offerti da alcune delle più alte vette del mondo. Questo dipinto a olio è uno dei numerosi quadri tratti dagli schizzi che aveva precedentemente realizzato sul versante della montagna.
La caratteristica vista ricoperta di neve scintillante accentua la magnificenza del monte Grossglockner, il più alto dell’Austria, che Pernhart, perennemente affascinato dalla sua maestà senza pari, scalò otto volte tra il 1857-1859. Oltre ai paesaggi del mondo rurale, gli furono commissionati anche i ritratti dettagliati dei castelli e dei monumenti austriaci prima che cadessero in rovina.
Nel 1855 l’artista aveva realizzato una serie di 197 disegni e quando morì lasciò circa 1200 dipinti a olio e oltre 70 album di schizzi. Il suo lascito è stato quello di catturare le bellezze naturali del suo paese e quelle create dall’uomo in uno stile che da allora non è mai stato uguagliato.
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