Martedì 24 settembre 2024

     

    XXV settimana T. Ordinario

     

    Avvenne il 24 settembre…

    622 – Maometto completa la sua egira da La Mecca a Medina.

    1580 – Francis Drake compie la circumnavigazione del globo terrestre.

    1852 – Viene mostrato in pubblico il primo dirigibile.

    1877 – Gli ultimi samurai periscono contro l’esercito imperiale giapponese a Shiroyama.

    1908 – La prima Ford Model T esce dallo stabilimento Ford di Detroit.

     

    Aforisma di Albert Einstein

    «Non crederò mai che Dio giochi a dadi col mondo».

     

    Preghiera

    O Dio, che nell’amore verso di te e verso il prossimo hai posto il fondamento di tutta la legge, fa’ che osservando i tuoi comandamenti possiamo giungere alla vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    1-8-1218, festa di S. Pietro in Vincoli: il fondatore dei Mercedari Pietro Nolasco ha una visione della SS. Vergine, che si fa conoscere come la Mercede ossia Misericordia e lo esortò a fondare un Ordine religioso avente come fine principale quello di riscattare i cristiani finiti in schiavitù.

    In quel tempo la Penisola iberica era dominata dai saraceni che prolificavano sulle coste del Mediterraneo, rapivano le persone e le trasportavano come schiavi in Nord-Africa. Pietro Nolasco creò così l’Ordine dei Mercedari, fondato con l’appoggio del re Giacomo il Conquistatore ed il consenso di S. Raimondo di Peñafort.

    La devozione alla Madonna della Mercede si diffuse presto in Catalogna, poi in tutta la Spagna, ed infine in Francia ed in Italia. Con la scoperta dell’America il culto vi si diffuse largamente. Il Perù è attualmente il paese di tutta l’America che riunisce una maggior quantità di devoti.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 8,19-21

    Andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».

     

    Riflessione Beato Alberto Marvelli

    Come sono passati per me questi anni? Quali progressi ho fatto nella vita spirituale? Gli avvenimenti, i dolori, le sofferenze, i sacrifici, le gioie hanno saputo insegnarmi qualche cosa, hanno accresciuto la mia fede, la speranza, la carità? Sono progredito, insomma, o sono rimasto staticamente fermo, o peggio, ho peggiorato? Voglio analizzare a fondo la vita di questi anni, l’attuale tenore spirituale, voglio fare un accurato e meticoloso esame di coscienza, necessario dopo tanto tempo. 

    Voglio abituarmi di nuovo a riflettere, a pensare, a meditare, perché sento purtroppo che l’attività intensa di questi ultimi anni è andata a discapito della vita interiore. Tutte le idee vengono dagli altri, io sembra che faccia tutto e faccio niente, figuro un attivo, degno di essere additato ad esempio, e giro a vuoto, brancolando qua e là come un mulino a vento, senza concludere. Non do un tono alle mie attività, mi sembrano estranee, pur essendo desideroso di vivere per esse.

    Forse è il troppo lavoro professionale, le preoccupazioni materiali presenti e dell’avvenire? Bisogna abituarsi ad esaminare ogni idea, a studiare, a meditare e ripensare. Il Signore mi ha dato una intelligenza, una volontà, una ragione: ebbene, queste devo adoperarle, tenerle in esercizio, farle funzionare. Se non si adoperano, si arrugginiscono e si finisce per essere delle nullità, dei terra terra, dei lombrichi che strisciano, senza un’idea buona, geniale, ardita; degli ignavi, a Dio spiacenti…

     

    Intenzione di Preghiera settimanale

    Preghiamo perché la situazione delle due guerre in Palestina e Ucraina che si fa di giorno in giorno più crudele e più incontrollabile, lasci il posto alla volontà di intraprendere percorsi di pace.

     

    Don’t Forget! Personaggi famosi del clero bergamasco:

    Mosè del Brolo 1080 – 1157

    Mosè Del Brolo visse nella parte iniziale del Basso Medioevo (Bergamo 1080 ca – Ravenna 1157 ca) ai tempi delle crociate e del Barbarossa; fu Arcivescovo ma anche poeta, grammatico e traduttore. Citato per la prima volta da Pinamonte da Brembate nel 1230, è stato per molto tempo al centro di numerose dispute volte ad identificarne la collocazione temporale. Nel XVIII secolo, da Ludovico A. Muratori indicò Mosè Del Brolo vissuto tra l’XI ed il XII secolo, evidenziando il fatto che lo scrittore bergamasco faceva riferimento al Vescovo di Bergamo Ambrogio, vissuto anch’egli nel XII sec.

    Nato a Bergamo dalla famiglia Del Brolo, fu avviato agli studi religiosi e fu ordinato sacerdote. Durante questo periodo si appassionò agli studi classici, tanto che il fratello Pietro, di qualche anno più grande e parroco nella chiesa cittadina di S. Alessandro, gli donò libri e classici di cultura latina e greca. Ben presto divenne appassionato dei classici e, mosso da sete di cultura, intraprese un viaggio, avvenuto in seguito alla prima crociata quando Venezia allacciò importanti contatti con l’oriente, nella città di Costantinopoli al fine di apprendere la cultura e lingua greca.

    Qui acquistò un gran numero di libri antichi e ben presto si guadagnò un’ottima reputazione, tanto da meritarsi il titolo di Magister (che gli permise di accedere agli insegnamenti) e da partecipare a numerose dispute teologiche. La notorietà gli permise di essere poi incluso nella cerchia degli addetti imperiali prendendo parte alla spedizione del 1128 dell’Imperatore d’Oriente Giovanni Comneno sul Danubio contro gli Ungheresi. Per redimere una disputa religiosa tra ambasciatori greci ed esponenti latini, fu indetta una conferenza dall’Imperatore Romano Lotario II nel 1136, che si tenne a Costantinopoli presieduta dall’Imperatore Comneno stesso e dal patriarca di Costantinopoli. Mosè vi partecipò con un ruolo di assoluto rilievo; gli scritti di allora riportano la presenza tra i latini di “tres viri sapienti in utraque lìngue periti et lìttìrati doctìssimi“- tra cui -””Moses Italus natìone ex civitate Pergomi“.

    Mosè del Brolo venne eletto dall’assemblea come interprete comune per la sua lealtà e la conoscenza del greco. Negli anni successivi fece ritorno a Bergamo, dove insegnò nella scuola di grammatica e canto istituita dal vescovo Ambrogio; come docente si trasferì poi alla scuola vescovile di Vercelli. Successivi spostamenti lo portarono prima alla cattedra di diritto a Bologna e poi a rivestire la carica di Arcivescovo dal 1144 al 1154 di Ravenna.

    Mosè del Brolo fu l’autore del Liber Pergaminus: un poemetto esametrico scritto in elogio a Bergamo, in un periodo compreso tra il 1120 ed il 1130, esaltando la storia e le caratteristiche della sua città natale e zone limitrofe. Il testo non risulta scritto in uno stile classico né brillante, ma è uno spaccato diretto sulle condizioni della città orobica del XII secolo e ne cita soprattutto gli aspetti positivi e la bellezza.

     

     

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