martedì 25 agosto ’20

     

    XXa Settimana del tempo Ordinario

    Proverbio del giorno:

    Chi contro Dio getta la pietra, in capo gli torna

     

    Preghiera del giorno (Preghiera Colletta)

    O Padre, che chiami tutti gli uomini per la porta stretta della croce al banchetto pasquale della vita nuova, concedi a noi la forza del tuo Spirito, perché unendoci al sacrificio del tuo Figlio, gustiamo il frutto della vera libertà e la gioia del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo…Amen

    Don’t forget! Beato Sandro Dordi

    Don Sandro Dordi nasce a Gromo S. Marino il 22-01-1931, secondo di 9 figli. Frequenta il Seminario e aderisce alla Comunità del Paradiso. Nel 1954 è ordinato prete e inviato in Polesine, a Porto Viro località provata da una terribile alluvione. In seguito, va a Taglio di Donada, diocesi di Chioggia e a Mea di Contarina, dal 1958 al 1964. Nel 1965 è destinato alla Svizzera dove rimane fino al 1979 a Le Locle (Neuchâtel), cappellano degli migranti italiani. Nel 1980 si reca in Perù nella parrocchia di Santa, regione di Áncash: si prodiga con generosità a favore della gente e offre una testimonianza di fedeltà al Signore fino al martirio avvenuto il 25-8-1991. 

     

     

     

    La Parola di Dio del giorno Mt 23,23-26

    In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’aneto e sul cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

     

    Riflessione (don Sandro Dordi. Articolo di Missioni Cosolata)

    Emerge un tratto caratteristico di don Sandro, così disarmante da sembrare infantile: il cuore libero. Pronto a partire in un baleno per il Polesine dopo pochi giorni dall’ordinazione, ancora avvolto nella festa della rugiada del sacerdozio, capace di offrire agli emigrati italiani in Svizzera una disponibilità di attesa e fiducia, convinto di rimanere accanto al suo popolo peruviano con il sudore di sangue che solo la paura può generare ma che si terge con la fedeltà alla propria vocazione. L’obbedienza è per lui «croce e delizia»: un abbandonarsi alla fedeltà di Dio, un ritrovarsi inspiegabilmente protagonista di una storia più grande di quanto credesse. È il suo un protagonismo «umile», alla ricerca di quelle ragioni che appartengono al cuore e alle quali è impossibile ogni imposizione. Per questo il suo rapporto con i vescovi è sempre onesto, schietto, libero, persino «disobbediente» nella passione per la ricerca, quando si tratta di partire per il Perù. «Per essere utili a se stessi e agli altri – scrive a un amico – occorre avere dentro delle giuste motivazioni». E il suo cuore è capace di tanto che il Vescovo non ha timore di accompagnarlo con la sua benedizione. Don Sandro Beato: un uomo, un prete, un missionario, un martire, un impasto di testimonianza di fede, un invito. L’invito rivolto a ciascuno di essere missionari, perché il seme dei martiri è fecondità di vita nuova, è la gioia del Vangelo.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché la testimonianza dei martiri aumenti e approfondisca la nostra fede.

     

    Don’t forget!

    I 1000 quadri più belli del mondo

    FRANCESCO SOLIMENA: DIANA E ENDIMIONE

    1705 – Olio su tela – 232 x 179 cm – Musei Nazionali di Liverpool

    Il pittore e architetto napoletano FRANCESCO SOLIMENA (1657–1747) si formò nella bottega del padre Angelo a Nocera de’ Pagani (oggi Nocera Inferiore) ed è considerato uno dei maggiori esponenti della cultura figurativa tardo-barocca napoletana. Dopo gli esordi, influenzati da Luca Giordano e Mattia Preti, si allontanò poco a poco dalla pittura naturalista abbracciando il “nuovo” stile barocco che celebrerà Napoli tra le grandi capitali europee.

     

     

    Questo suo quadro raffigura un episodio della mitologia greca ripreso dalle Eroidi di Ovidio: Diana la dea della caccia (o secondo altri Selene, la dea della Luna) si era perdutamente innamorata di quest’uomo mortale e mentre osservava lui che dormiva in una grotta nei pressi di Mileto, aveva pregato Zeus di mantenerlo in quello stato per sempre. Endimione a sua volta innamoratosi della dea, aveva accettato la cosa e così sprofondò in un sonno che gli garantì giovinezza eterna. E ogni notte, Diana scendeva dall’alto dei cieli per fargli visita. Nel nostro quadro Endimione, immerso nel sonno è visitato da Diana / Selene verso la quale il piccolo Eros scocca la freccia dell’innamoramento. Anche Diana reca i suoi dardi nella faretra che spunta dietro le spalle, mentre ai piedi del pastore dormiente giace un’altra faretra piena di frecce, a significare che nel gioco dell’amore tutti sono al tempo stesso prede e cacciatori. In basso a sinistra il cane che siede ai piedi di Endimione, è sia il compagno del pastore, sia l’animale sacro alla dea della caccia a simboleggiar nell’uno e nell’altro caso la fedeltà. Questo episodio è stato rappresentato da un’infinità di pittori e, per le sue tematiche (la notte, la luna, il sonno, l’amore) adornava le camere da letto delle dimore signorili. 

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Nikolai Astrup

     

     

     

     

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