nell’immagine un dipinto di Mimmo Paladino
Proverbio del giorno (1000 proverbi della Bibbia)
“E’ stolto chi vuol rispondere prima di aver ascoltato”.
Iniziamo la Giornata Pregando (S. Tommaso d’Aquino)
O Gesù che tanto mi ami, ascoltami, te ne prego. Che la tua volontà sia il mio desiderio, la mia passione, il mio amore. Fa’ che io ami quanto è tuo; ma soprattutto ami te solo. Dammi un cuore così pieno d’amore per te, che nulla possa distrarmi da te. Dammi un cuore fedele e forte, che mai tremi, né si abbassi. Un cuore retto che non conosca le vie tortuose del male. Un cuore coraggioso, sempre pronto a lottare. Un cuore generoso, che non indietreggia alla vista degli ostacoli. Un cuore umile e dolce come il tuo, Signore Gesù. Amen.
ADELELMO DI ENGELBERG ABATE.
Di lui si sa solo che era monaco del monastero benedettino di S. Biagio nella Foresta Nera. Su richiesta del barone Corrado di Seldenburen fu inviato a fondare la badia di Engelberg nell’Unterwalden, nella Svizzera, dove divenne priore e abate e dove morì il 25 febbraio 1131. Le sue reliquie furono riesumate nel 1611.
Ascoltiamo la Parola di Dio (Marco 9,30-37)
Gesù e i suoi discepoli, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Istruiva i suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo 3 giorni, risorgerà». Essi però non comprendevano queste parole e avevano timore di chiedergli spiegazioni. Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Riflessione del giorno (Fabrizio Falconi)
Vantarsi di non credere in niente, non ha senso. Perfino Rimbaud, l’iconoclasta puro, non smise di credere a un futuro che gli avrebbe portato una moglie, un figlio e una rispettabilità borghese, perfino quando era nel punto più oscuro dell’Africa a fare il trafficante d’armi. Se si smette di credere, se non si crede più a niente, nemmeno si spera più. Si diventa cioè di-sperati. Sembra che l’uomo infatti sia programmato per credere, e che senza credere – magari semplicemente ai suoi sogni o alle voci che sente nella testa o nel cuore – non sappia vivere. Una società e individui totalmente scettici, diventano deboli, inani, morenti. È per questo che i figli – musulmani o ebrei o animisti – d’Asia e d’Africa fanno tanti figli, anche in povertà e disagio: hanno voglie e determinazione e volontà ferree di realizzarle. Ed è per questo che i pronipoti dell’Occidente, con le loro sontuose chiese vuote, si baloccano in serate leggere dove credono di consolarsi declamando una pagina del Cantico dei Cantici che non conoscono né sono interessati a conoscere o a capire per davvero.
Intenzione del giorno
Preghiamo per un’economia a misura di uomo e rispettosa della giustizia e del creato
Don’t forget:
Oggi è L’ULTIMO GIORNO DI CARNEVALE!
I “1000 quadri più belli del mondo”
GREGORIO E MATTIA PRETI: CONCERTO CON SCENA DI BUONA VENTURA
(ALLEGORIA DEI CINQUE SENSI)
1630-1635 – Olio su tela – 195 x 285 cm – Torino, Accademia Albertina
Terzo di sei figli, nacque a Taverna, in Calabria, nel 1613 da Cesare e da Innocenza, appartenenti al ceto delle famiglie «onorate» della regione; il fratello Gregorio (1603-1672), fu anch’egli pittore. Arrivato a Roma, Mattia Preti frequentò l’accademia di S. Luca, studiò i dipinti di Caravaggio e iniziò ad affermarsi come artista. Non restò sempre in Italia, ma viaggiò molto anche all’estero, in Spagna, in Francia, in varie città del nord-Italia e nelle Fiandre.
Dopo circa 30 anni, si trasferì a Napoli dove ricevette importanti commissioni e nel 1659 si spostò a Malta dove divenne il pittore ufficiale dei Cavalieri e fu eletto cavaliere a sua volta. Fu lui a dipingere la cattedrale della Valletta e pur in età avanzata, dipinse fino al giorno della morte, il 3-1-1699. Il quadro di oggi presenta una composizione che si articola in tre gruppi di persone: a sinistra, una zingara legge la mano a un giovane riccamente abbigliato, mentre la mano di un complice si intrufola nella tasca del malcapitato. Al centro un uomo con barba e vistoso copricapo rosso piumato, (identificato con il duca di Ferrara) è appoggiato alla spinetta: dietro a lui un giovane suona il violino e l’oste solleva una fiasca di vino. Il gruppo di destra comprende una giovane donna con i capelli raccolti e trattenuti da fiori (identificata con Eleonora d’Este) che suona la spinetta e guarda il personaggio seduto in primo piano con manto rosso e corona d’alloro in capo, intento a suonare il liuto (identificato con Torquato Tasso o, secondo altri, il poeta Giovanni Battista Marino) e dietro a loro, una oste che impugna lo spiedo con infilzati i polli. La scena già complessa per i vari significati morali e filosofici che racchiude, si complica ulteriormente con l’allusione ai 5 sensi: udito (musica); gusto (vino e polli); tatto (la zingara che legge la mano del giovane); vista (tutti guardano qualcosa o qualcuno) e odorato (non è difficile immaginare gli effluvi della cucina).
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