Martedì 27 agosto 2024

     

    XXI settimana T. Ordinario (A. pari)

     

    Avvenne il 27 agosto…

    1883 – 4 esplosioni vulcaniche distruggono l’isola di Krakatoa, provocando 36 000 morti.

    1916 – Prima guerra mondiale, l’Italia dichiara guerra all’Impero tedesco di Guglielmo II.

    1979 – Fabrizio De André viene rapito in Sardegna assieme alla compagna Dori Ghezzi.

    1991 – La Moldavia dichiara l’indipendenza dall’Unione Sovietica.

    2003 – Marte passa a 55758006 chilometri dalla Terra: è il punto più vicino degli ultimi 60 000 anni

     

    Aforisma di Papa Giovanni Paolo I

    «Per esser buoni bisogna essere a posto davanti a Dio, davanti al prossimo e davanti a  noi stessi».

     

    Preghiera

    O Dio, consolatore degli afflitti, che nella tua misericordia hai esaudito le pie lacrime di santa Monica con la conversione del figlio Agostino, per la loro comune intercessione donaci di piangere i nostri peccati e di ottenere la grazia del tuo perdono. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    Nata a Tagaste nel 332 da famiglia cristiana da cui ereditò la fede e la pietà, Monica fu data in sposa a Patrizio: dal loro matrimonio nacquero tre figli: Agostino, Navigio e una figlia, morta nel monastero di Ippona nel 424. Il marito nel 371 si convertì e fu battezzato, morendo l’anno seguente.

    La santa seguiva il figlio e quando questi aprì una scuola a Tagaste, lei lo ospitò nella sua casa nonostante convivesse con una donna. Agostino, deluso dalla indisciplina dei suoi allievi, si trasferì a Roma e poi a Milano, dove conobbe S. Ambrogio. Qui lei lo raggiunse, continuando s chiedere al Signore la conversione, e partecipò al suo battesimo nella Pasqua 387.

    Ma, dopo avere vissuto a Cassiciacum con Agostino e i suoi amici, mentre era a Ostia in attesa di imbarcarsi per l’Africa col figlio morì e là venne sepolta. Nel 1946 fu scoperto un frammento del suo epitaffio originale. Monica contribuì allo sviluppo della personalità di Agostino il che la rende vicina a quei genitori che soffrono e pregano per la mancanza di fede dei loro figli.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 23,23-26

    In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’aneto e sul cumino, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle.

    Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

     

    Riflessione del giorno

    Agostino sulla morte di sua madre Monica

    Avvenne una volta che io e lei ce ne stessimo soli, appoggiati al davanzale di una finestra che dava sul giardino interno della casa che ci ospitava, là presso Ostia, dove noi, lontani dal frastuono della gente, dopo la fatica del lungo viaggio, ci stavamo preparando ad imbarcarci…A un certo punto mia madre mi disse: «Figlio, quanto a me non trovo ormai più alcuna attrattiva per questa vita.

    Non so che cosa io stia a fare ancora quaggiù e perché mi trovi qui. Questo mondo non è più oggetto di desideri per me. C’era un solo motivo per cui desideravo rimanere ancora un poco in questa vita: vederti cristiano cattolico, prima di morire. Dio mi ha esaudito oltre ogni mia aspettativa, mi ha concesso di vederti al suo servizio e affrancato dalle aspirazioni di felicità terrene. Che sto a fare qui?». Non ricordo bene che cosa io le abbia risposto.

    Nel giro di cinque giorni o poco più si mise a letto con la febbre. Quindi, vedendoci sconvolti per il dolore, disse a me e a mio fratello «Seppellirete questo corpo dove meglio vi piacerà; non voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete, vi ricordiate di me all’altare del Signore». Quando ebbe espresso, come poté, questo desiderio, tacque. Intanto il male si aggrava ed essa continuava a soffrire. In capo a nove giorni della sua malattia, l’anno cinquantaseiesimo della sua vita, e trentatreesimo della mia, quell’anima benedetta e santa se ne partì da questa terra.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per quei genitori che soffrono per la perdita della fede dei loro figli e pregano per la loro conversione e il loro ritorno alla pratica cristiana, perché S. Monica li protegga e li aiuti.

     

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    GIOVANNI SEGANTINI: IL CASTIGO DELLE LUSSURIOSE

    1891 – olio su tela – 129 x 235 cm Walker Art Gallery – Liverpool – Gran Bretagna

    Giovanni Segantini (1858-1899) fu cresciuto da alcuni parenti di Milano che da piccolo lo portavano sulle Alpi, montagne che per il futuro pittore rimasero sempre un’importante fonte di ispirazione. Iniziò la sua carriera come artista decorativo e intorno al 1880 fu scoperto dal critico e mercante d’arte Grubicy de Dragon che lo introdusse nella cerchia di artisti da lui sponsorizzati e lo fece partecipare alle esposizioni locali e internazionali. Sempre lo stesso Grubicy lo incoraggiò a sperimentare la tecnica del divisionismo che adotterà in opere come in quella che oggi presentiamo.

    Il castigo delle lussuriose fa parte della serie che il pittore dipinse fra il 1891 e il 1896 sul tema delle “cattive madri”. Oltre che dalla morale cattolica, Segantini è influenzato in questi dipinti dalla perdita mai pienamente accettata della madre che morì quand’era molto piccolo. Questo radicò in lui l’idea (per altro condivisa a quel tempo) che lo scopo principale per una donna fosse dare la vita e che le donne che rifiutavano volontariamente questo compito naturale e divino, fossero “cattive madri”.

    Nel dipinto le anime di due donne fluttuano sospese per aria sullo sfondo di un meraviglioso paesaggio alpino: il loro isolamento tra le montagne e il fluttuare dicono che non appartengono né al cielo, né alla terra ed è questo il loro castigo per aver perso dei figli sia attraverso l’aborto, sia attraverso la loro mancata presa in cura. Più che castigate, le donne appaiono “congelate”: non perdono infatti né la bellezza né il fascino femminile e, chissà, forse rimangono sospese nell’aria perché in attesa di una qualche forma di redenzione e di salvezza che restituisca quell’amore e quella vita che l’esistenza terrena aveva loro negato.      

     

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