martedì 27 ottobre ’20

     

     

    nell’immagine un dipinto di Dean Cornwell

     

     

    XXXa Settimana Tempo Ordinario

     

    Proverbio del Giorno – Armenia

    «Fortuna e sfortuna abitano nello stesso cortile»

     

     

    Iniziamo la Giornata pregando

    O Dio, tu non fai preferenze di persone e ci dai la certezza che la preghiera dell’umile penetra le nubi; guarda anche a noi come al pubblicano pentito, e fa’ che ci apriamo alla confidenza nella tua misericordia per essere giustificati nel tuo nome. Per il nostro Signore Gesù Cristo…Amen”.

     

    Evaristo

    Sembra sia stato un greco di Antiochia nato a Betlemme e divenuto il quarto o forse il quinto successore di Pietro intorno all’anno 100. Governò per 9 anni. Leggendarie sono considerate le notizie che sia morto martire, sia sepolto presso S. Pietro e abbia diviso Roma in 25 parrocchie e istituito 7 diaconi per assisterlo, come testimoni della sua ortodossia e «stenografi» delle prediche.

     

    Ascoltiamo La Parola Di Dio Lc 13,18-21

    In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami». E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».

     

    Riflessione del Giorno (Giacomo di Sarug + 521)

    L’amore ama quelli che sono vicini, ama quelli che sono lontani. L’amore non può detestare neppure colui che lo detesta. L’amore tiene sempre lo sguardo fisso sul Signore, che ha sopportato la croce per noi. Tu che vai in collera, vieni, fa’ la pace con colui che detesti. Se la collera resta in te, corrompe il cuore. Per questo tu dici: “La vostra collera non deve durare dopo il tramonto del sole”. Finché sei sveglio, allontana i sentimenti malvagi, metti amore nel tuo cuore e l’amore produrrà i sogni di Dio. Fin dalla sera, rappacifica il tuo spirito e dormirai bene tutta la notte. Quando il sole tramonta, l’amore si levi nel tuo cuore. La luce dell’amore è più forte della notte e tu non sarai nell’oscurità. Se il tuo nemico ti fa del male, che cosa devi fare? Ecco: amalo, sii nell’amore più forte di lui, perché se tu detesti il nemico, è lui che sarà più forte di te.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché impariamo dai nostri peccati l’umiltà e dai peccati degli altri la pazienza.

     

     

    Don’t forget! – “1000 quadri più belli del mondo”

     

    CORRADO GIAQUINTO: ALLEGORIA DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE 1754 – olio su tela - 216 x 325 cm – Museo del Prado – Madrid

    CORRADO GIAQUINTO: ALLEGORIA DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE 1754 – olio su tela – 216 x 325 cm – Museo del Prado – Madrid

     

    Il pittore Corrado Domenico Nicolò Antonio Giaquinto (1703–1765) è uno dei protagonisti della pittura del ‘700 europeo, tra gli artisti più acclamati del suo tempo ed esponente di spicco del Rococò.

    Si forma a Napoli, ma nel 1723 è a Roma dove ottiene importanti commissioni prima di traferirsi nel 1753 a Madrid sino al 1762 lavorando alle chiese madrilene, al Palazzo Reale, all’Escorial e Aranjuez, lasciando opere alle quali si ispireranno molti pittori polacchi, francesi e spagnoli. Trascorre gli ultimi anni di vita a Napoli, dove muore il I 766 per apoplessia. Proprio al periodo spagnolo appartiene il quadro di oggi che rappresenta l’allegoria della giustizia e della pace e sembra un commento al salmo 84: “Bontà e verità si sono incontrate, giustizia e pace si sono baciate. La Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo…”. Le due virtù siedono come due divinità (Dike, la giustizia ed Eirene la pace) su una nube abbracciandosi fra loro: a destra la pace dalle vesti bianca e rosata con il ramoscello di ulivo nella mano e ai suoi piedi i simboli che la caratterizzano: l’agnello e il leone seduti concordi l’uno accanto all’altro; la cornucopia con i frutti e il putto con il fascio di frumento e altri angioletti che giocano tra le fronde di un albero in una natura incontaminata. A sinistra la giustizia con la corona e lo scettro che sconfigge Ares il crudele dio della guerra della mitologia greca, mentre altri putti con il mantice attizzano il fuoco che brucia le armi. Sulle due donne la colomba dello Spirito Santo invia i suoi raggi a indicare la benedizione divina su quest’incontro provvidenziale

     

     

     

     

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