Martedì 29 agosto 2023

     

    XXI settimana Tempo Ordinario

     

    Aforisma Di S. Giovanni Battista

    Illum oportet crescere, me autem minui = Lui (Gesù) deve crescere e io (Giovanni Battista) diminuire.

     

    Preghiera del giorno

    O Dio, che a Cristo tuo Figlio hai dato come precursore, nella nascita e nella morte, san Giovanni Battista, concedi anche a noi di lottare con coraggio per la testimonianza della tua parola, come egli morì martire per la verità e la giustizia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Martirio di S. Giovanni Battista

    Negli anni 27-28 d.C., il Battista iniziò la sua missione, invitando il popolo a preparare le vie del Signore, per accogliere il quale occorreva una sincera conversione, cioè un radicale cambiamento delle disposizioni dell’animo. Personaggio popolare, negò di essere il Messia, affermando la superiorità di Gesù che egli additò ai suoi seguaci.

    Ma “il più grande dei profeti” non cessò di far sentire la sua voce per raddrizzare “i sentieri” del male. Riprovò la condotta scandalosa di Erode Antipa e della cognata Erodiade il che gli costò la prigionia a Macheronte, sulla sponda est del Mar Morto.

    In occasione di un festino svoltosi a Macheronte, la danza della figlia di Erodiade, Salomè, entusiasmò Erode: a lui, per istigazione della madre, Salomè domandò e ottenne la testa del Battista e mise la voce del precursore. Ultimo profeta e primo apostolo, egli ha dato la vita per la sua missione ed è venerato come martire.

     

    Parola di Dio del giorno Marco 6,17-29

    Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.

    Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno».

    Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.

    E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

     

    Riflessione Frammenti di vita

    Alla morte del vecchio sagrestano, il parroco che da solo oltre alla chiesa centrale doveva accudire anche le chiese di 2 o 3 altre piccole frazioni, accolse la proposta di un pensionato che si era offerto come sagrista volontario. I risultati non tardarono a venire: nelle varie chiese regnavano ordine e pulizia e si era creata armonia con gli altri volontari.

    Ma un dettaglio non era sfuggito al parroco: gli armadi di sagrestia erano stati dotati di serratura, così come le porte dei ripostigli. Il vecchio prete, che non voleva creare polemiche, lasciò correre, ma quando fu rimproverato dal sagrista per aver preso iniziative senza consultarlo, capì che era necessario un chiarimento: “Hai messo tutto sotto il tuo controllo e devo chiederti il permesso per ogni cosa… non mi sento più padrone in casa mia”: E l’altro: “L’ho fatto per evitare i furti: chieda e avrà ciò che vuole”.

    Il parroco si limitò a commentare: “Temo che tutte queste serrature invece di evitarli, favoriranno i furti”. Giorni dopo la porta del ripostiglio dove il sagrista custodiva le elemosine fu trovata aperta e i soldi spariti. Il sagrestano, ferito nell’orgoglio, si dimise e il parroco accettò le dimissioni, benedicendo in cuor suo il ladro che gli aveva facilitato le cose.

     

    Intenzione di preghiera

    Per i martiri a causa della fede e della carità, perché Dio renda loro giustizia come a S. G. Battista.

     

    1000 quadri più belli del mondo

    ALBERT EDELFELT: RAGAZZI CHE GIOCANO SULLA RIVA 1884

    90 x 107,5 cm olio su tela  Ateneum Art Museum di Helsinki Finlandia

    Albert Edelfelt nacque a Porvoo nel 1854 da famiglia agiata: il padre Carl era architetto di successo e la madre Alexandra Brandt instaurò in lui una forte ambizione oltre all’amore per l’arte e la poesia. Quando Albert rivelò talento nel disegno, i genitori affidarono il figlio ai migliori maestri di Helsinki. Nel 1869 la famiglia Edelfelt fu però scossa dalla perdita di Carl, il padre, la cui scomparsa portò alla luce debiti e una situazione economica più che precaria.

    Grazie alla forte determinazione della madre, la situazione migliorò e Albert poté proseguire gli studi universitari. Il suo talento gli fece guadagnare la stima di molti pittori, tanto che nel 1873 poté recarsi ad Anversa e nel 1874 coronò il sogno di andare a Parigi ed è a questo periodo che risalgono gli anni più felici della sua vita. Il vero anno della definitiva consacrazione però fu il 1880, quando l’artista finlandese cominciò a dipingere en plein air e il quadro che oggi presentiamo è stupendo esempio di questa pittura luminosa.

    La scena rappresenta un gioco di bambini ed è aperta su orizzonti sconfinati dove cielo e mare sembrano fondersi in una continuità non solo di colore: infatti le pietre in primo piano, il boschetto di destra e le terre sul fondo sembrano fluttuare tra mare e cielo, mentre i 3 bimbi che giocano con i piccoli velieri di corteccia da loro costruiti, hanno gli stessi colori dell’ambiente che li circonda. La luce abbagliante non si limita ad avvolgere i personaggi, ma dona loro consistenza e li ha vivere e vibrare come tutto l’ambiente.

    Il pittore si concentra su questa scena con lo stesso sguardo colmo di stupore e di gioco dei ragazzini mentre la vita, quella vera, è come relegata sul fondo, a sinistra dove in lontananza si intravedono i vascelli mossi non più dalle vele, ma dal vapore. Questo gioco di bimbi è affascinante a tal punto da far dimenticare anche la loro povertà (cfr le scapole sporgenti del bimbo in primo piano e i vestiti ridotti al minimo dei tre) ed è un invito a non perdere la capacità tipica dell’infanzia di trasfigurare la realtà concreta in un sogno pieno di luce e di gioia.        

     

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