Martedì 30 gennaio 2024

     

    IV Settimana Tempo Ordinario

     

    Avvenne il 30 gennaio…

    1820 – Edward Bransfield scopre l’Antartide.

    1948 – Gandhi viene ucciso da un estremista indù.

    1968 – In Vietnam inizia l’offensiva del Têt.

    1972 – Bloody Sunday; parà inglesi uccidono 13 dimostranti nordirlandesi in una manifestazione.

    2020 – L’OMS dichiara il COVID-19 un pericolo mondiale

     

    Aforismi di S. Giovanni Bosco

    “Tutti hanno bisogno della Comunione: i buoni per mantenersi buoni e i cattivi per farsi buoni”.

     

    Preghiera salmo 85

    Signore, tendi l’orecchio, rispondimi, perché io sono povero e misero. Custodiscimi perché sono fedele; tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te confida. Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno. Rallegra la vita del tuo servo, perché a te, Signore, rivolgo l’anima mia. Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi t’invoca. Porgi l’orecchio, Signore, alla mia preghiera e sii attento alla voce delle mie suppliche. Amen

     

    Santo del giorno

    Il suo invito costante era «catechismo, catechismo!». E la sua opera si svolse tra i più umili, anticipando la messe ottocentesca di santi sociali piemontesi. Il beato Sebastiano Valfrè, nato a Verduno, comune di Alba, il 9 marzo del 1629 in una famiglia povera, si recò a Torino per studiare filosofia. Qui si distinse per l’aiuto riservato a valdesi ed ebrei. Entrò nella congregazione Oratoriana (di S. Filippo Neri, i Filippini) nel 1651.

    Appoggiato dai regnanti di Casa Savoia, si prodigò per i più deboli, negli ospedali, nelle carceri e tra i soldati. Durante l’assedio francese di Torino nel 1706 soccorse i feriti, tra i quali Pietro Micca, di cui fu confessore. Morì nel 1710 ed è beato dal 1834. Coronò così i suoi 80 anni di vita con una morte così edificante, che tutta Torino accorse ai suoi funerali.

     

    Parola di Dio del giorno Marco 5,21-43

    Essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva».

    Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?».

    I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male». Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?».

    Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme».

    E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum» che significa: «Fanciulla, io ti dico: alzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti 12 anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

     

    Riflessione di don A. Lonardo

    Sui quotidiani e sui media è apparsa questa previsione statistica: “Solo il 35% dei giovani avrà figli”. Come a dire: “Poveretto chi avrà bambini: sarà in minoranza”. Come a dire: “Saggi quelli che non avranno figli”. Come a dire: “La maggioranza dei giovani sta capendo che è meglio non diventare padri e madri”.

    Ma come? Quando si parla dell’ecologia, non si dice che dobbiamo preparare il mondo futuro per i nostri figli? Che dobbiamo rinunziare ad approfittare delle risorse del pianeta comune, perché dobbiamo pensare a loro? La verità è che il 65% delle persone che non avranno figli sta lavorando per quel 35% che erediterà tutto ciò che quel 65% sta costruendo ora, insieme anche al restante 35% ovviamente.

    Noi dobbiamo lasciare questa terra e il 65% senza figli lascerà tutte le scoperte scientifiche, tutte le opere d’arte realizzate, lascerà il mondo più pulito che avrà cercato di rendere tale, proprio ai figli di quel 35%. Quindi – anche se fossero solo il 35% e il 65% non avesse figli – ringraziamo quel 35% perché dà senso alla nostra fatica e ci fa capire che stiamo tutti lavorando per loro, per coloro che proseguiranno la vota sul nostro amato pianeta.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per le nuove generazioni che guardano al futuro: perché il Signore aiuti i giovani a non temere ma ad avere fede in Gesù, che spiana loro la via.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    HENRI FANTIN LATOUR: L’ATELIER DI BATIGNOLLES

    1870 olio su tela – 203 x 274 cm Musée d’Orsay Parigi

    La tela del pittore e litografo francese HENRI FANTIN LATOUR (1836-1904) cattura un momento rivoluzionario della storia dell’arte, sebbene egli sia un artista ben più tradizionale di quelli che ritrae nella sua opera, la quale però va letta come un’audace attestazione di stima e di solidarietà con un movimento come quello impressionista che stava muovendo i primi passi ed era duramente osteggiato dalla potente élite tradizionalista che controllava gallerie e salotti di Parigi e a lungo rifiutò i dipinti dei pittori ritratti in quest’opera.

    Per H. Fantin Latour la decisione di dipingere questo quadro nacque come istanza personale a favore dei suoi amici Manet e Renoir e come attestazione di stima nei loro confronti. E. Manet, il capo rappresentativo del movimento, è seduto al centro della scena e fissa con aria sprezzante l’osservatore, mentre dipinge uno dei suoi quadri innovativi e poco compresi. Accanto a lui Auguste Renoir col cappello e lo scultore e giornalista Zacharie Astruc; seduto a destra lo scrittore Emile Zola, portavoce del movimento; Edmond Maître, funzionario del Comune e Frédéric Bazille che morirà mesi dopo a soli 26 anni. L’ultimo è Claude Monet.

    Questi artisti di Batignolle, denigrati perché anti-accademici, sono però raffigurati dal pittore in abiti e pose che ne sottolineano la rispettabilità mentre la statua di Minerva è messa lì a conferma del loro rispetto verso la tradizione.

     

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