Martedì 31 maggio 2022

     

    Settima settimana di pasqua

     

    Aforisma del giorno

    O impari l’educazione a casa tua o il mondo te la insegnerà con la frusta e ti farà male davvero.

     

    Preghiera del giorno

    O Madre santissima, placa la tempesta dell’anima mia, tu sulla terra sei il porto di quanti navigano nei mali della vita. Tu che hai generato la Luce, illumina gli occhi del mio cuore. Tu che ci sei stata data a protezione, baluardo e vanto, aiutaci a non temere i nemici e a cantare le tue lodi. Amen.

     

    Santo del giorno

    Dopo l’annuncio di Gabriele, Maria si mette in viaggio (“in fretta” dice Luca) per far visita e prestare aiuto a Elisabetta. Aggregandosi a una carovana di pellegrini che si recavano a Gerusalemme, attraversò la Samaria e raggiunse Ain-Karim, in Giudea, dove abitava la famiglia di Zaccaria.

    È facile immaginare i sentimenti che pervadevano il suo animo alla meditazione del mistero dell’incarnazione, sentimenti di riconoscenza verso la grandezza e la bontà di Dio, che Maria esprime alla presenza della cugina con l’inno del Magnificat, l’espressione “dell’amore gioioso che canta e loda l’amato” (S. Bernardino di Siena) “La mia anima magnifica il Signore, ed esulta il mio spirito in Dio mio Salvatore”.

    la festa della Visitazione, di origine francescana già dal 1263, veniva celebrata il 2 luglio, cioè al termine della visita di Maria. Il Papa Urbano IV nel 1441 la estese a tutta la chiesa.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 1,39-56

    Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.

    Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo.

    E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

    Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

    Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

     

    Riflessione del giorno sulla visita di Maria a Elisabetta di don R. Vinco

    Questo è l’unico racconto dei Vangeli dove le protagoniste sono due donne: Maria ed Elisabetta che vivono l’esperienza di una gravidanza miracolosa: Maria è incinta ma non sposata. Elisabetta è anziana per avere figli. Ma entrambe credono nell’impossibile, si fidano dell’imprevedibile, del mistero della vita, di Dio.

    Entrambe partoriranno la vita. La loro è una storia di amicizia. Affrontano assieme i problemi, le fatiche. Anche se sono di due generazioni diverse, tuttavia sanno dialogare, si rispettano, si aiutano reciprocamente. Il primo gesto è di Maria, la più giovane.

    Appena sente che la cugina attende un figlio, si mette in cammino. Le amicizie vere e profonde si coltivano, si cercano, richiedono coraggio, disponibilità, generosità. Se Maria prende l’iniziativa, Elisabetta accoglie la cugina con un gesto straordinario: una benedizione. «Benedetta tu fra le donne …».

    Un incontro diventa dialogo quando parte dal “bene-dire”, cioè dal cogliere il bene, il positivo di ogni persona. È quando so dire all’altro: «Tu sei per me benedizione. Anch’io voglio essere per te benedizione»! E Maria reagisce con il Magnificat. «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente … ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili».

    Perché ogni incontro se è vero e profondo, profuma di divino. Ti fa prendere coscienza che tutto quello che siamo ed abbiamo è dono.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Per chi si dedica al servizio del prossimo: imitando la carità di Maria verso Elisabetta, sia il segno della sollecitudine di Cristo verso i fratelli.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    JOHN EVERETT MILLAIS: OFELIA

    1851 – Olio su tela – 76,2 x 111,8 cm – Tate Gallery Londra

    Il pittore e illustratore inglese dell’età vittoriana Sir JOHN EVERETT MILLAIS (1829–1896) è un cofondatore della Confraternita dei Preraffaelliti. La famosissima tela che oggi presentiamo si ispira al personaggio di Ofelia, protagonista dell’Amleto di William Shakespeare.

    L’intreccio dell’opera è una tragedia amorosa causata da intrighi di palazzo. Ofelia infatti ama Amleto; il giovane principe di Danimarca ricambia il sentimento, ma vuole proteggere la giovane delle trame pericolose del potere e sia pure in apparenza, nega l’amore che sente per lei.

    Inoltre nel tentativo di vendicare l’omicidio del padre uccide per errore Polonio, il padre di Ofelia. La giovane già sofferente per la delusione amorosa, impazzisce e cantando canzoni amorose e distribuendo fiori, scivola nelle acque di un lago e si suicida annegando.

    Nel dipinto sono distribuiti vari messaggi simbolici. Il pettirosso è simbolo del sacrificio della giovane; le margherite simboleggiano innocenza, le viole l’amore non corrisposto, i papaveri il sonno mortale e l’ortica il dolore. Il salice ricorda l’abbandono amoroso.

    Nel quadro ogni elemento è rappresentato con rigore scientifico, ogni dettaglio è valorizzato in una ricerca di fedeltà alla natura che dialoga con la fotografia (in pittore se ne era servito, ma non vi si era abbandonato del tutto) ed è per questo motivo che, in Ophelia, Millais ha sentito il bisogno di lavorare en plein air per riprodurre al meglio la natura.

    Ma questa fedeltà al naturale non impedì al pittore di realizzare un’opera altamente simbolica il cui successo oggi è universale.

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