martedì 31 marzo ’20

     

    nell’immagine un disegno di Andrea Mastrovito dal ciclo “Sette opere di misericordia”

     

     

    citazioni

    „Comunque, è sempre infinitamente più difficile essere semplici che essere complicati.“ – Giovannino Guareschi

     

    iniziamo la giornata pregando

    Signore Gesù, tu chiami noi tutti a te. Fa’ che sentiamo la forza del tuo nome. Come Mosè nel deserto innalzò su un’asta un serpente di bronzo, così era necessario che il Figlio dell’uomo fosse scacciato dalla terra perché chi crede in lui possa avere la vita eterna. Concedici, Signore, la vita eterna in conformità alla nostra fede e alla tua misericordia.

     

    + Dal Vangelo secondo Giovanni 8,21-30

    Avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono.

    In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?». E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati». Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.

    Parola del Signore.

     

    Riflessione 

    C’è un tratto che unisce la donna del Vangelo, i malati di Covid e i loro famigliari: la solitudine. Sola è la donna contro i suoi accusatori; solo il malato nella sua sofferenza, soli i familiari in attesa di notizie di speranza. La pazienza, lo ha confidato don Maurizio Chiodi, passato per il tunnel del Covid, è virtù da vivere: è lasciarsi istruire da ciò che si patisce, come ha fatto Gesù nella passione; è saper attendere, non demordere, non scoraggiarsi. “Nell’attesa, impari a dare tempo all’altro di cui ti fidi e sai di essere nelle mani dell’Altro, in cui hai riposto ogni confidenza, anche nel tempo della notte”. Lo sanno i malati e i loro cari. Solitudine quella del Papa in piazza S. Pietro e quella del nostro Vescovo, che al cimitero si è fatto “eco di dolori nascosti nei cuori e nelle case, compressi da distanze che ci rubano carezze, sorrisi e abbracci”, e ha poi invocato la benedizione di Dio che dà conforto ai cuori e impegna tutti al conforto reciproco con le buone opere.

    don Arturo Bellini

     

    Preghiera

    Signore, tu hai guardato le mie lacrime,
    non allontanarti da me,
    perché si avvicina il dolore
    Giorno e notte ho gridato,
    Giorno e notte ti ho cercato,
    ora guardami, soccorrimi,
    che nessuno più mi aiuta.
    Nella mia umiliazione,
    la mia immensa confusione,
    chi con me si rattristasse
    invano io cercai, senza trovare…
    Io, straniero ai miei fratelli,
    pellegrino per mia madre,
    ho guardato ma non c’era
    chi potesse consolarmi…
    tu conosci i miei sentieri,
    ora veglia in mia difesa,
    sono stato calpestato,
    che il tuo aiuto non mi manchi…
    La mia voce ha gridato,
    la mia voce ha supplicato,
    nella polvere giacevo
    ma tu hai preso la mia mano,
    mio Signore!

     

    il santo del giorno –  San Guido di Pomposa

    San Guido di Pomposa

    San Guido di Pomposa

    Nativo di Casamari presso Ravenna, nella seconda metà del X secolo, da giovane si dedicò agli studi vivendo negli agi della vita di famiglia. La sua vita ebbe una svolta quando decise di donare i suoi abiti ai poveri e di ricoprirsi di un saio. Fece un pellegrinaggio a Roma dove ricevette la tonsura e da lì in Terra Santa; ma una volta tornato a Ravenna si ritirò a vita eremitica sotto la guida dell’eremita Martino, abate di Pomposa, di cui fu successore nel 998. Sotto la sua guida il monastero conobbe un periodo florido, sia nell’ingrandimento edilizio, sia per il gran numero di monaci presenti. Collaborò con l’arcivescovo Gebeardo alla riforma ecclesiastica, favorì le nuove teorie sul campo musicale liturgico, ebbe fra i suoi monaci anche Guido d’Arezzo, inventore del pentagramma. Aderendo all’invito dell’imperatore Enrico III di recarsi a Piacenza, non poté raggiungere il luogo: malato dovette fermarsi a Borgo San Donnino, dove morì il 31 marzo 1046.

     

    Bergamo Soffre, Bergamo combatte e cura.
    Bergamo siamo noi

     

     

     

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