Martedì 4 giugno 2024

     

    IX settimana T. Ordinario

     

    Avvenne il 4 giugno…

    1039 – Enrico III diventa imperatore del Sacro Romano Impero

    1783 – I fratelli Montgolfier compiono il primo volo umano in mongolfiera

    1944 – 2.a guerra mondiale: le truppe USA guidate dal gen. Mark Wayne Clark liberano Roma

    1989 – I dimostranti di p.za Tiananmen, a Pechino, sono repressi il tutto trasmesso per tv.

     

    Aforisma di Epitteto

    Non pretendere che le cose accadono come tu desideri, ma desidera che le cose accadano come accadono e sarai felice.

     

    Preghiera

    O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, ascolta la nostra umile preghiera: allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    Si chiamava Ascanio Caracciolo e aveva il recapito presso la Congregazione dei Bianchi della Giustizia, che si dedicava all’assistenza dei condannati a morte, dove operava anche un altro prete suo omonimo. Un giorno giunse una lettera, scritta da Agostino Adorno e da Fabrizio Caracciolo abate di S. Maria Maggiore di Napoli.

    I due si rivolgevano ad Ascanio Caracciolo – ma a chi dei 2? – per chiedergli di collaborare alla fondazione del nuovo Ordine dei Chierici Regolari Minori. Il postino recapitò la lettera al giovane prete nato il 13-10- 1563 a Villa S. Maria di Chieti e trasferitosi a Napoli a 22 anni per completarvi gli studi teologici.

    All’eremo di Camaldoli scrisse la Regola, approvata nel 1588. L’anno dopo Ascanio emetteva i voti religiosi assumendo il nome di Francesco. Nel 1593 la Congregazione tenne il 1° capitolo generale e Francesco accettò per obbedienza la carica di preposito generale. Francesco morì il 4 giugno 1608.

     

    Parola di Dio del giorno Marco 12,13-17

    Mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».

    Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.

     

    Riflessione Ma si può credere alle statistiche? (1)

    Le notizie riguardanti la crescita demografica dell’Africa sono a dir poco strabilianti: nel 2024 sembra che le 54 nazioni africane sommino 1 miliardo e mezzo di abitanti che –sostengono gli esperti (?)- raddoppieranno entro il 2050 cioè nei prossimi 25 anni. Tenendo in conto che nel 1960 essa aveva una popolazione di 250 milioni di abitanti, ciò significa che il continente nero avrebbe sestuplicato la sua popolazione in 60 anni.

    Ma è possibile una crescita del genere? Facciamo due comparazioni: l’India nel 1960 aveva 450 milioni di abitanti; nel 2024 ne ha 1.417 milioni cioè 3 volte di più, che non è poco, ma è pur sempre la metà della crescita africana. Non parliamo poi dell’Italia che nel 1862 aveva 26.328.000 abitanti i quali per raddoppiare (a 52.720.100 abitanti) ci hanno tenuto 105 anni in un periodo in cui il tasso di fertilità delle italiane era superiore a quello delle africane attuali.

    Negli ultimi 60 anni poi (cioè dal 1960 al 2024) gli italiani sono diventati 59.000.000 (di cui quasi 6 milioni sono di origine straniera). Una domanda a questo punto si impone: chi ha interesse a gonfiare in modo così spropositato le statistiche? I governi africani ovvio, il che si può capire. Quelli che non si possono capire sono gli esperti che prendono per oro colato statistiche che definire sballate è ottimistico.    

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per chi diffonde notizie false o tendenziose per creare allarmismo, perché comprenda che non è mentendo o esagerando che otterrà ciò che si propone.

     

    Don’t Forget! Grandi figure del clero bergamasco

    Don Giuseppe Roncelli

    Sacerdote e pittore

    1611-1729

    Non esiste nessun documento ufficiale a conferma, ma si presume che Giuseppe Roncelli sia nato nel 1661 a Candia, attuale Iràklion (isola di Creta – Grecia) da Alessandro ed Elisabetta Salamonopoli. Lo zio Bartolomeo provvide all’educazione del nipote inviandolo prima a Bergamo alle scuole della Misericordia e poi a quelle del Seminario. Fu questo il periodo in cui conobbe e frequentò Cifrondi, pittore di Clusone, da cui imparò i primi rudimenti della pittura. Quindi proseguì gli studi a Milano dai Gesuiti.

    Nel 1682 i conti Moroni provvidero ad assegnargli i fondi necessari per poter accedere allo stato clericale: nel 1681 Giuseppe aveva infatti ricevuto a Bergamo la tonsura e gli ordini minori; il 19-9-1682, era stato ordinato suddiacono e l’anno seguente diacono. Il Card. Gregorio Barbarigo che nel frattempo era stato trasferito da Bergamo a Padova, vi costituì un nuovo grande seminario e incaricò per l’insegnamento molti chierici bergamaschi tra i più devoti e dotti fra i quali venne scelto Giuseppe Roncelli, sebbene non ancora prete, al quale venne offerta la cattedra di belle lettere.

    Un anno dopo, nel 1685, fu ordinato prete dal Vescovo Giustiniani. Risiedette per tre anni a Padova dove si avvicinò all’arte, ma si allontanò dalla vita ecclesiastica: per questo subì numerosi richiami dal Card. Barbarigo che lo rimandò a Bergamo. È documentato che nell’anno 1688 Roncelli era presente a Crema in qualità di Rettore del Seminario. Durante i suoi viaggi ebbe modo di approfondire la sua formazione pittorica. I primi anni del ‘700 sono il periodo in cui si stabilì a Stezzano come cappellano della chiesa Madonna dei Campi, dove rimase sino al 1713.

    Don Roncelli venne nominato Cappellano Maggiore della Chiesa della Madonna dei Campi a partire dal 19-8-1704: in questo periodo istituì una compagnia di giovani (detti Teatini), una sorta di ordine laico devoto a Maria, che scelse come regola di vita la carità, la preghiera e la castità. Don Roncelli nel frattempo insegnava in Seminario a Crema, continuando ad esercitare la pittura. Nel 1713 venne chiamato a Bergamo dal Cardinale Pietro Priuli con l’incarico della direzione spirituale degli alunni del Seminario e della Congregazione Mariana, missione che venne compiuta dal Roncelli con devozione ed obbedienza sino alla morte, avvenuta il 20 marzo 1729.

    Don Giuseppe con disposizione testamentaria lasciò erede dei suoi beni mobili la chiesa della Madonna dei Campi di Stezzano. Il periodo degli anni trascorsi da cappellano al Santuario di Stezzano e direttore spirituale in Seminario a Bergamo fu caratterizzato da grande impegno nel cammino di fede, frutto di una vera e propria conversione; impegno che indusse gli estimatori e i fedeli ad attribuirgli il titolo di “Servo di Dio”.

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