VIII Settimana Tempo Ordinario
Avvenne il 4 marzo…
1152 – Federico Barbarossa viene eletto re di Germania.
1461 – Edoardo IV viene acclamato re d’Inghilterra dopo aver deposto suo cugino Enrico VI.
1852 – Muore lo scrittore russo Nikolaj Vasil’evič Gogol’
1890 – In Scozia viene inaugurato il Forth Bridge.
1997 – Il presidente statunitense Bill Clinton vieta le sovvenzioni federali per qualsiasi ricerca sulla clonazione umana.
Aforisma dal libro del Siracide
“Figlio, non seminare nei solchi dell’ingiustizia per non raccoglierne sette volte tanto”.
Preghiera
Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà di pace e la Chiesa si dedichi con gioiosa fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno

Nato a Cracovia, nel 1458, era figlio del re di Polonia della dinastia dei Lituani Jagelloni. Quando gli Ungheresi si ribellarono al loro re, Mattia Corvino e offrirono al 13enne principe Casimiro la corona, vi rinunciò appena seppe che il papa si era dichiarato contrario alla deposizione del regnante.
Impegnato in una politica di espansione, re Casimiro IV (+ 1492) diede al terzogenito l’incarico di reggente di Polonia e il principe, minato dalla tubercolosi, svolse il compito senza lasciarsi irretire dalle seduzioni del potere. Non si piegò alle ragioni di Stato quando gli venne proposto dal padre il matrimonio con la figlia di Federico III, per allargare i già estesi confini del regno.
Il principe Casimiro non voleva venir meno al suo ideale ascetico di purezza per vantaggi materiali. Di straordinaria bellezza, ammirato e corteggiato, Casimiro aveva riservato il suo cuore alla Vergine. Si spense a 25 anni a Grodno (Lituania) il 4-3-1484. Nel 1521 Leone X lo dichiarò patrono di Polonia e Lituania.”.
Parola di Dio del giorno Marco 10,28-31
In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».
Riflessione di Don Andrea Lonardo
Papa Francesco ha abituato tutti alla forza e alla rapidità delle sue decisioni, perché anche questo è governo della Chiesa. In un tempo di carenza di paternità serve l’assunzione di responsabilità e di guida. Ma ora sta vivendo e mostrando un’altra dimensione della vita: quella della debolezza.
Anche questo è essere nelle mani di Dio. Come il nostro tempo rifiuta l’assunzione di responsabilità, così finge che non esistano malattia e morte. Invece, sia la forza che l’estrema debolezza rimandano al desiderio di Dio. E talvolta vi rimanda la penuria più che la capacità di decidere. Papa Francesco attesta Dio e la fede anche dal suo letto di malattia. Un monaco che conosco ama ripetere che esiste per ognuno il padre spirituale e questi è importante.
Ma subito aggiunge che esistono poi altri tre padri spirituali e ben più importanti che ci istruiscono e ci formano alla vita: il nemico, il malato e il vecchio. Papa Francesco, malato e anziano, insegna sulla serietà della vita e continua ad essere papa insegnando la fragilità dell’uomo e l’affidabilità della grazia del Dio onnipotente e misericordioso.
Intenzione di preghiera
Preghiamo per la salute di Papa Francesco e di tutte le persone che soffrono, affinché il Signore lo sostenga e aiuti per il bene di tutta la chiesa.
Don’t Forget! Martiri Cristiani del Burundi 4.a parte
Martiri del Burundi: 40 seminaristi di buta
All’alba del 30-4-1997, verso le 5.30, un gruppo di uomini del Consiglio Nazionale per la Difesa della Democrazia (C.N.D.D.), ribelli hutu, guidati da una donna, attaccò il Seminario di Buta. All’epoca gli allievi erano 250, divisi in due camerate: quella per i ragazzi tra i 13 e i 15 anni e quella per gli studenti fino ai 24 anni. I militari entrarono nella 2.a camerata, ordinando ai ragazzi di separarsi: gli hutu da una parte, i tutsi dall’altra. Gli uomini armati volevano ucciderne solo una parte, ma i seminaristi si rifiutarono, preferendo dunque morire insieme.
Si presero per mano, mentre qualcuno esclamava: «Siamo tutti burundesi, siamo tutti figli di Dio». A quel punto, gli aggressori si scagliarono sui ragazzi e li massacrarono a colpi di fucili e granate. Altri ancora, anziché combattere o tentare di salvarsi, cercarono piuttosto di aiutare i loro fratelli agonizzanti, sapendo bene che in tal modo li avrebbe attesi la medesima sorte.
Jolique Rusimbamigera, fu ferito gravemente, ma scampò al massacro e rese la seguente testimonianza, letta anche nella commemorazione ecumenica dei Testimoni della Fede del XX sec. alla presenza di Giovanni Paolo II il 7-5-2000 al Colosseo: «Erano tantissimi… Sono entrati nel nostro dormitorio, quello delle tre classi del ciclo superiore e hanno sparato in aria per svegliarci… Subito hanno cominciato a minacciarci e, passando fra i letti, ci ordinavano di dividerci, hutu da una parte e tutsi dall’altra.
Erano armati fino ai denti: mitra, granate, fucili, coltellacci…Ma noi restavamo raggruppati! Allora il loro capo si è spazientito e ha dato l’ordine: “Sparate su questi imbecilli che non vogliono dividersi”. I primi colpi li hanno tirati su quelli che stavano sotto i letti…Mentre giacevamo nel nostro sangue, pregavamo e imploravamo il perdono per chi ci uccideva. Sentivo i miei compagni che dicevano: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Io pronunciavo le stesse parole dentro di me e offrivo la mia vita nelle mani di Dio».
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