Martedì 7 marzo 2023

     

    2a settimana di Quaresima 

     

    Aforisma di Gabriel Garcìa Marquez

     “La saggezza ci arriva quando non ci serve più.”

     

    Preghiera del giorno

    Custodisci con continua benevolenza, o Padre, la tua Chiesa e poiché, a causa della debolezza umana, non può sostenersi senza di te, il tuo aiuto la liberi sempre da ogni pericolo e la guidi alla salvezza eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Sante del giorno

    SS. Perpetua e Felicita

    Chiusa in carcere aspettando la morte, una giovane tiene una sorta di diario dei suoi ultimi giorni, descrivendo la prigione affollata, il tormento della calura; annota nomi di visitatori, racconta sogni e visioni degli ultimi giorni.

    Siamo a Cartagine, Africa del Nord, anno 203: chi scrive è la colta gentildonna Livia Perpetua, 22 anni, sposata e madre di un bambino.

    Nella folla carcerata sono accanto a lei anche la più giovane Felicita, figlia di suoi servi, e in gravidanza avanzata; e tre uomini di nome Saturnino, Revocato e Secondulo, condannati a morte perché vogliono farsi cristiani e proprio per questo stanno portando a termine il periodo di formazione; la loro «professione di fede» sarà il martirio nel nome di Cristo.

    Le annotazioni di Perpetua verranno poi raccolte nella «Passione di Perpetua e Felicita», opera forse di Tertulliano, testimone a Cartagine.

     

    Parola di Dio del Giorno Matteo 23,1-12

    Gesù si rivolse alla folla e ai discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.

    Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filatteri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbi” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbi”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli.

    E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

     

    Riflessione del giorno

    Mi è capitato, mesi orsono, di riscoprire una di quelle affascinanti strutture architettoniche vegetali create dai cacciatori per catturare la fauna migratoria che sono i roccoli: dalle nostre parti ce n’erano molti fino a qualche decennio fa, poi abbandonati a causa dei divieti di legge per questo tipo di caccia.

    Ma qualche roccolo per fortuna è rimasto e lascia incantati i visitatori i quali per lo più ignorano come tutta quella meraviglia servisse a camuffare le reti da cui gli uccellini venivano catturati per finire poi nel piatto insieme alla polenta o in qualche gabbietta a fare da richiamo per i volatili ancora liberi.

    Come non pensare al fatto che rete in inglese si dice “net”, parola che ha generato un’infinità di espressioni (net-work, inter-net, intra-net; extra-net…) che rivelano quel mondo artificiale pieno di sorprese, di possibilità e di fascino che tanto attira i ragazzi (e non solo) di oggi proprio come i roccoli di un tempo attiravano i volatili più piccoli e inesperti.

    Il paragone tra i roccoli e il www cioè la rete di ampiezza mondiale non va preso troppo alla lettera, ma se ci indigna il fatto che quelle affascinanti architetture vegetali servissero solo a far fare una fine miseranda a dei poveri uccellini, perché non ci preoccupa che questa nuova rete estesa su tutto il mondo spesso finisca per catturare e imprigionare tanti dei nostri inesperti ragazzi?  

     

    Intenzione di preghiera

    Per le centinaia di migliaia di persone, bambini, donne e uomini migranti, che hanno perso la vita nel tentativo di ottenere per sé stessi e per i propri cari un futuro migliore.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    JEAN-FRÉDERIC BAZILLE: L’ATELIER DELL’ARTISTA

    1870 – olio su tela – 48 x 128 cm – Musée d’Orsay – Parigi – Francia  

    Pittore impressionista di talento JEAN FÉDÉRIC BAZILLE (1841-1870) non è molto conosciuto per via della morte prematura (a 29 anni) nella guerra franco-prussiana. Le sue opere dimostrano uno stile già definito, ma anche vario perché il giovane pittore era alla ricerca di una sua identità d’artista. Nei suoi quadri c’è freschezza, attenzione ai dettagli, notevole conoscenza anatomica ed espressioni realistiche del volto.

    Nato a Montpellier, Bazille si trasferì presto a Parigi dove studiò nell’atelier del pittore russo Charles Gleyre. Tra gli altri allievi c’erano anche Auguste Renoir, Claude Monet, e Alfred Sisley. Gleyre era un esponente della pittura cosiddetta “en plein air”. Di famiglia ricca, Bazille studiò per diventare medico e aiutò finanziariamente Monet. Ma negli anni ’60 del XIX sec. abbandonò gli studi di medicina per dedicarsi all’arte.

    Il quadro che oggi presentiamo ritrae lo studio del pittore e fu realizzato poco tempo prima della sua prematura scomparsa alla battaglia di Beaune-la-Rolande. L’opera è «il commovente testamento dell’artista» e la vibrante testimonianza della affettuosa intimità che intercorreva tra i vari «pittori di Batignolles», in riferimento al quartiere di Parigi in cui viveva gran parte dei futuri impressionisti. Al centro della composizione c’è proprio Bazille: come spiega lo stesso pittore al padre, tuttavia, «Manet ha dipinto la mia persona».

    A fianco di Bazille c’è Manet con il lungo pennello in mano, intento a osservare la tela poggiata sul cavalletto. A destra, invece, il musicologo Edmond Maître intento al pianoforte: sopra di lui è appesa una natura morta di Claude Monet, a memoria di come Bazille lo avesse aiutato economicamente acquistando alcuni suoi quadri quando erano ritenuti scarabocchi.

    Più problematica è l’identificazione degli altri personaggi: la figura dietro Manet sarebbe Monet mentre le due persone intente a conversare sulla sinistra sarebbero Auguste Renoir ed Émile Zola. L’atelier, inoltre, è abbellito da diversi quadri. In quest’opera Bazille riassume la sua concezione dell’arte, rivolgendo insieme una sferzante critica alla decadente ipocrisia che spadroneggiava negli ambienti artistici ufficiali.

     

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