Mercoledì 04 gennaio 2023

     

    Tempo di Natale

     

    Aforisma del giorno di Abbè Pierre

    “A Natale ci viene ricordato che lo scopo della nostra vita è privarcene per amore”.

     

    Preghiera del giorno

    Dio onnipotente, il Salvatore che è venuto come luce nuova per la redenzione del mondo sorga per rinnovare sempre i nostri cuori. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    Nata il 28-8-1774 a a New York, Elisabetta Anna Bayley Seton, è nota per aver fondato le «Suore delle carità di S. Giuseppe». Era episcopaliana ma dopo la morte del marito da cui aveva avuto 5 figli si convertì al cattolicesimo.

    Le Sister of charity sono la prima Congregazione femminile americana, costituite nel 1809 e la Seton ne fu Superiora generale per un decennio dedicandosi al servizio dei poveri e dei sofferenti. S’impegnò anche con dedizione alle scuole parrocchiali.

    L’Ordine crebbe e il 17 gennaio 19812 ottenne l’autorizzazione a seguire la regola delle suore di S. Vincenzo De’ Paoli. Elisabetta Anna Bayley vedova Seton morì il 4 gennaio 1821 a 46 anni. Beatificata nel 1963 da Papa Giovanni XXIII, fu canonizzata il 14-9-1975 da Paolo VI.

     

    Parola di Dio del giorno Giovanni 1,35-42

    Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?».

    Gli risposero: «Rabbi – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro.

    Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

     

    Riflessione del giorno di Joseph Ratzinger

    A Natale Dio è diventato un bambino, e il bambino è una creatura che dipende dagli altri.  Così nell’essere bambino c’è già presente il tema della ricerca di asilo, un tema fondamentale del Natale. E quante variazioni ha visto questo tema nella storia! Oggi ne sperimentiamo una molto angosciosa: il bambino bussa alle porte del nostro mondo.

    A ragione deploriamo il fatto che l’ambiente in cui viviamo sia diventato ostile ai bambini, che rifiuti al bambino lo spazio interiore ed esteriore in cui egli potrebbe realizzare la propria esistenza nella libertà e nella gioia. Il bambino bussa. Questa ricerca d’asilo va ancora più in profondità.

    Non esiste soltanto l’ambiente ostile ai bambini, prima di questo c’è anche il fatto che al bambino è chiusa la porta attraverso la quale potrebbe accedere a questo mondo, che si dice non abbia più posto per lui. Il bambino è visto come una specie di pericolo o come un incidente da evitare. 

    L’arte di chiudergli la porta in faccia è considerata il frutto di una mentalità libera da pregiudizi. Spesso calpestare la vita che più di tutte è indifesa, quella che ancora non è nata, sembra non essere neppure più una trasgressione veniale, ma solo un parametro dell’emancipazione.

    Nel modo di pensare di questo nostro tempo il bambino appare come colui che fa concorrenza alla nostra libertà, come colui che fa concorrenza al nostro futuro, che ci porta via il posto…

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Oggi, giorno dei funerali preghiamo per il Papa emerito Benedetto XVI, ma anche per il successore papa Francesco.

     

    Don’t Forget! Storia dei martiri cristiani

    I giovani martiri dell’Uganda 1885 3.a parte

    Prima che l’ordine fosse eseguito il re Mwanga ebbe un ripensamento, ma era ormai troppo tardi: i suoi messaggeri arrivarono quando il martirio di Giuseppe Mukasa, di soli 25 anni, era già compiuto e i suoi resti mortali bruciati. Dopo il martirio di Joseph Mukasa, il 15 novembre 1885 Carlo Lwanga fu chiamato a prendere il suo posto come prefetto della sala reale.

    Anche lui si prodigò per proteggere i paggi dalle attenzioni morbose del re. Ma l’odio del re contro i cristiani non si calmò: fece tagliare le orecchie a un paggio che non aveva risposto subito alla sua chiamata, si incattivì contro gli altri paggi che non volevano abiurare e s’inasprì dopo aver saputo che anche una delle sue figlie si era convertita.

    Come un pazzo afferrò una lancia avvelenata con cui ferì a morte alcuni dei giovani, dando inizio al massacro. Visto che la situazione precipitava, i paggi ancora catecumeni furono battezzati e si riunirono davanti al re, attendendo la loro sorte, mentre i guerrieri della tribù si erano radunati per dare inizio ai rituali dell’esecuzione.

    I condannati furono legati e portati al luogo dove si effettuavano le uccisioni, che raggiunsero solo dopo vari giorni di cammino e di torture, tanto che alcuni, stremati, morirono per strada…. La sera del 7° giorno i carnefici si riunirono al suono dei tamburi e i giovani vennero condotti al rogo e arsi lentamente mentre innalzavano al cielo preghiere e suppliche.

    Era il 3-6-1886: Lwanga era stato separato dagli altri dal guardiano della Sacra Fiamma per l’esecuzione privata, secondo la consuetudine. Mentre veniva bruciato, Lwanga disse al guardiano: «È come se mi stessi versando acqua addosso. Per favore, pentiti e diventa cristiano come me».

     

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