XIX Settimana tempo Ordinario

     

     

    Iniziamo la giornata Pregando

    “O Spirito Santo, anima della mia anima, io ti adoro, illuminami, guidami, fortificami, consolami, dimmi quello che devo fare, dammi i tuoi ordini: ti prometto di sottomettermi a tutto quello che desideri da me e di accettare quello che permetterai che mi succeda. Fammi soltanto conoscere la tua volontà! Amen”.

    La Parola di Dio del giorno Mt 18,15-20

    Gesù disse ai discepoli: «Se il tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo. In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».

    Riflessione Per Il Giorno (Cronache dal Patronato)

    La notizia che un giovane marocchino, avendo raccolto per strada un portafogli, non solo abbia cercato e trovato il proprietario, ma glielo abbia anche restituito senza chiedere nessuna ricompensa, scatena la discussione. C’è chi sostiene (e sono i più) che chi perde le sue cose, merita di perderle: “Se non altro imparerà a stare più attento…”. C’è chi invece afferma che la restituzione è doverosa, ma dà diritto a una proporzionata ricompensa e chi infine (pochissimi) loda l’atteggiamento altruista del ragazzo che dai più è considerato uno sciocco. La discussione si accende e inevitabilmente fa nascere una domanda dai risvolti morali: “Se uno trova un portafogli con soldi e documenti e non lo restituisce al legittimo proprietario, sta rubando o no?”. Diverse e fantasiose le risposte, ma la più sorprendente è di un giovane sudamericano: “Se ti vedono mentre intaschi i soldi, stai rubando; se non ti vedono, no”.

    Giovanna Francesca di Chantal

    La vita di Giovanna Frémiot è legata a Francesco di Sales, suo direttore e guida spirituale e di cui fu seguace, ispiratrice e collaboratrice. Nata a Digione nel 1572, a vent’anni sposò il barone de Chantal, da cui ebbe numerosi figli. Rimasta vedova, avvertì il desiderio di ritirarsi dal mondo e di consacrarsi a Dio. Sotto la guida di Francesco, diede vita a una fondazione intitolata alla Visitazione e destinata all’assistenza dei malati. L’Istituto si diffuse in Savoia e Francia. Presto seguirono suor Francesca, numerose ragazze, le Visitandine. Prima della morte il 13-12-1641, le case della Visitazione erano 75, quasi tutte fondate da lei

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per chi si impegna di abbattere i muri di odio, risentimento e rancore e a costruire ponti di amicizia, dialogo e collaborazione

     Per finire…Don’t forget! 87° quadro della serie: “I 1.000 quadri più belli del mondo

    GENTILE BELLINI (1429-1507) di Venezia, fu pittore e medaglista; era figlio maggiore di Jacopo e fratello di Giovanni e fu il maggior ritrattista dell’aristocrazia veneziana. Rappre-sentò anche le vicende del tempo su grandi teleri, inaugurando la tradizione dei vedutisti veneziani: nei suoi teleri è la veduta a dominare la scena gremita di personaggi abbastanza grandi per essere ritratti nei minimi particolari, ma più piccoli rispetto alle architetture che la compongono; così il telero diventa un documento di cronaca. Tra le opere di Gentile Bellini nel suo soggiorno ad Istanbul, dal settembre 1479 al gennaio 1481, il Ritratto del sultano Mehmet II è la più conosciuta. Gentile fu inviato presso la Corte Ottomana dalla Serenissima per soddisfare una precisa richiesta di Maometto II il Conquistatore, che ammirava l’arte occidentale. Mehmet II salito al trono a 13 anni, fu 7° sultano dell’impero turco e nel 1453 a soli 21 anni conquistò Costantinopoli che da decenni resisteva agli attacchi ottomani. Spaventose e inenarrabili le violenze operate dai turchi sui cittadini: presa la città, Maometto II ne fece la capitale dell’

     
    bellini

    Gentile Bellini: ritratto del sultano Mehmet II – 1480 – olio su tela – 70×52 cm – Victoria & Albert Museum Londra

    Impero ottomano con l’attuale nome di İstanbul. Gentile adotta la posizione a 3/4, che consente un’attenta analisi fisica e psicologica del personaggio. La figura è racchiusa, a mo’ di cornice, in un’elegante arcata ornata con motivi a fogliami, coi piedritti decorati a candelabre. Il sultano dà l’impressione di affacciarsi da una finestra col davanzale ornato da un drappo ricamato e gemmato. Sopra l’arcata due file di tre corone con una settima ricamata sul drappo sottostante: il significato simbolico delle 7 corone non è chiaro. Il sultano è vestito con abiti propri del rango: un caffettano rosso con stola di pelliccia e in capo il turbante a “bulbo” tipico degli Ulema. Il viso è ritratto con cura: i tratti marcati contrastano con l’espressione pensosa e vagamente assente.

    Lo scrittore premio Nobel Orhan Pamuk, spiega come il quadro costituisca, per i turchi, una specie di icona eroica: «l’eccessiva prominenza del labbro superiore, le palpebre cadenti, le sopracciglia esili, il fine e lungo naso arcuato, suscitano in chi l’osserva l’impressione che il leggendario sovrano non sia molto diverso da qualunque compatriota che potremmo incontrare oggi nelle vie di Istanbul». Il dialogo fra arte occidentale e cultura islamica propiziato dalla realpolitik veneziana e dal feroce sultano, si interromperà alla morte di questi e i due mondi rimarranno incomunicati per secoli.

     

     

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