nell’immagine un dipinto di Susan Ricker Knox
Proverbio del Giorno (Buddha)
“Se si confrontano il fiume e la roccia, il fiume vince sempre non per la forza, ma la perseveranza”
Preghiera del giorno (Preghiera per la pace)
O Dio, che riveli la pienezza della legge nella giustizia nuova fondata sull’amore, fa’ che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto, sia coerente con le esigenze del Vangelo, e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
49 MARTIRI DI ABITENE
Nel 304 ad Abitene nell’attuale Tunisia: durante la persecuzione di Diocleziano, essendosi i cristiani come di consueto radunati per l’eucaristia domenicale nonostante il divieto imperiale, furono arrestati dai magistrati della colonia e dal presidio militare; condotti a Cartagine e interrogati dal proconsole Anulino, pur tra le torture tutti si professarono cristiani, dichiarando di non poter tralasciare la celebrazione del sacrificio del Signore (“sine dominico, non possumus”); per questo versarono in diversi luoghi e tempi il loro sangue.
La Parola di Dio del giorno (Mc 7,14-23)
Chiamata la folla, Gesù diceva loro: «Ascoltatemi tutti e intendete bene: non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo». Quando entrò in una casa lontano dalla folla, i discepoli lo interrogarono sul significato di quella parabola. E disse loro: «Siete anche voi così privi di intelletto? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?». Dichiarava così mondi tutti gli alimenti. Quindi soggiunse: «Ciò che esce dall’uomo, questo sì contamina l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l’uomo».
Riflessione del Giorno (Frammenti di vita)
Fumare è un vizio, ma per molti è di uno di quei piaceri a cui è difficile resistere. Se scarseggiano i soldi, ci si arrangia comprando invece dei pacchetti di 20 sigarette, quelli di tabacco trinciato e le cartine che permettono di raddoppiare la quantità, mantenendo invariati i costi. Così faceva anche un ospite che, immobilizzato da un incidente, aveva chiesto a un altro il favore di comprargli trinciato e cartine pagando il dovuto con una piccola mancia. Tutto era andato via liscio per mesi fino a quando il nostro, ristabilitosi, si era recato di persona al bar e lì aveva scoperto che l’incaricato non si era mai fatto vedere. Il barista, esperto non solo dei vari tipi di tabacco, ma anche delle varie tipologie di individui, gli aveva chiesto di mostrargli il residuo dell’ultimo pacchetto e dopo un’annusata aveva sentenziato senz’ombra di dubbio: “Ma questo è tabacco di mozziconi!”. Insomma l’altro raccoglieva cicche e recuperava il tabacco residuo confezionandolo con cura nel pacchetto. La scoperta ha provocato fra i due una furibonda discussione durante la quale il furbo si è così giustificato: “Io non ti ho comprato il tabacco, ma tu hai fumato lo stesso! E poi cos’ho fatto di male? Una cicca impiega anni a decomporsi…e a me l’ecologia sta a cuore”.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché i cristiani abbiano maggiore cura della loro interiorità e spiritualità.
Nata il 19-6-1805 a Fivizzano, diocesi di Pontremoli, ebbe come genitori Matteo Adorni ed Antonia Zanetti, pii cristiani che la fecero battezzare e la educarono negli insegnamenti della fede. A soli sette anni con una compagna scappò di casa, con l’intenzione di raggiungere le Indie per salvare le anime. Riportata in famiglia, rimase orfana di padre nel 1820 e mentre pensava a diventare monaca, fu convinta dalla madre a sposare nel 1926 Antonio Domenico Botti, addetto alla Casa Ducale di Parma, al quale diede sei figli, tutti morti in tenera età, a eccezione di Leopoldo che poi abbracciò la vita monastica nell’Ordine Benedettino. Nel 1844 rimase vedova del marito, che aveva circondato di vero amore. Lo pianse, ma ritenne la sua morte come manifestazione della volontà di Dio che rendeva possibile la scelta religiosa. Finalmente Anna Maria ora può seguire quella voce che non l’aveva mai abbandonata: intraprende un cammino di carità a favore delle carcerate che avvicina con umiltà, ascolta con serenità, consola e ammaestra con la speranza e la preghiera in modo tale che il carcere sembra un convento. Nel 1847 fonda la Pia Unione Dame Visitatrici delle carceri, con l’approvazione di Maria Luigia d’Austria e del vescovo di Parma. A poco a poco, le carcerate capiscono di aver trovato in Anna Maria una madre amorevole che oltre che a dare loro la possibilità di riscattare una vita difficile, le conduce alla fede. Ma una volta terminata la pena, che futuro dare a queste donne, spesso ree per miseria, sole al mondo o ex-prostitute? Come evitare la ricaduta? Nel ’49 Anna Maria prende in affitto una casa, in via San Quintino a Parma, dove ospitare altre ex-detenute.
Con loro vive Pietrina Bergamaschi, maestra d’asilo, che ha il compito di vigilare su di loro. Sono sempre di più le donne seguite dalla Pia Unione, e sempre di più sono anche le Dame che decidono di seguire l’esempio di Anna Maria la quale decide di fondare una Congregazione religiosa: il primo maggio 1857 nascono le Ancelle dell’Immacolata Concezione. Dirà: «Come nella Chiesa di Dio vi sono religiose ospedaliere, le quali si dedicano ad avere cura dei corpi malati, così è pur necessario che ve ne siano di quelle le cui case siano altrettanti ospedali aperti a raccogliere anime inferme dove possano recuperare la salute spirituale». Hanno a disposizione l’ex convento di S. Cristoforo, che Anna Maria divide in tre reparti: uno per le suore, uno per le “ravvedute” e uno per le bambine orfane. L’avvento del Regno d’Italia interrompe nel 1860 la loro attività, non si può entrare nelle carceri, ma dietro richiesta delle detenute e della direzione del carcere, nel 1864 riprende. Nel 1867 scoppia il colera a Parma. Costrette a lasciare l’edificio di S. Cristoforo, in situazioni disastrose, Anna Maria e le compagne assistono detenute malate di sifilide, assistono i malati terminali, insegnano il catechismo e preparano i bambini ai sacramenti; ma organizzano anche corsi di economia domestica. All’età di 70 anni, l’Adorni inizia ad ammalarsi: un’artrosi deformante le limita l’uso delle mani e delle gambe e il 26 gennaio 1893 è colpita da apoplessia con conseguente paralisi. Due giorni dopo, mentre riceve il Viatico, il Vescovo di Parma approva in via definitiva le costituzioni della Congregazione religiosa. Il 7 febbraio muore. Tutta la sua vita fu esercizio di carità, con cui si sforzò di imitare colui che ” ci amò e diede la sua vita per noi “. Dio le aveva concesso la grazia di non distogliersi mai dalla comunione con Lui, così che, benché piena di occupazioni, dedita all’educazione delle fanciulle, impegnata in colloqui ed occupata da affari di ogni genere, mai si dimenticò di Dio presente in lei. Infatti pregava sempre e in “ogni circostanza ed era per questo chiamata “Rosario vivente”. Era devota all’Eucarestia alla cui fonte alimentava la carità e le forze fisiche necessarie a soccorrere i bisognosi nelle loro necessità. Poverissima per sé, ma ricchissima per gli altri, si servì del denaro con grande liberalità se si trattava di lenire dolori e distogliere le anime dal peccato. Sostenne difficoltà e contrarietà, e non ne fu mai abbattuta; accoglieva le tribolazioni come dono: di qui la sua fortezza in tutto, l’inalterabilità dello spirito anche nelle avversità, la dolcezza dei modi unita all’affabilità. Consacrata alla carità per vocazione e opere, si impegnò a riprodurre in sé l’immagine del Salvatore ed era felice quando nella carità poteva soccorrere quelli che soffrivano nel corpo e nello spirito e li affidava all’amore di Cristo.
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