X Settimana del tempo ordinario
nell’immagine un dipinto di Andrew Wyeth
Proverbio del giorno
«Il mondo lusinga l’elefante e se ne infischia della formica (India)»
Iniziamo la giornata pregando
Mio Dio, vieni e trasfigura il giorno che comincia. Il mondo sia pieno della tua gloria e della tua pace, per l’azione dello Spirito Santo. Nessun uomo creato a tua somiglianza, rimanga estraneo al nuovo giorno, incredulo di fronte a tante promesse. O tu che parli agli uomini, risplendi, “brilla nelle nostre tenebre”.
Maria Candida dell’Eucaristia
Nata nel 1884 a Catanzaro, Maria visse a Palermo e a 14 anni iniziò la sua venerazione per l’Eucaristia. Rimase in famiglia per vent’anni, divenendone il sostegno. A 35 anni entrò fra le Carmelitane scalze scelta maturato dopo la lettura della “Storia di un’anima” di Teresa di Lisieux. Il distacco dalla famiglia fu straziante; i fratelli non andarono neppure a salutarla. Fu priora del monastero dal 1924 al 1947. Morì il 12 giugno del 1949.
Ascoltiamo la Parola di Dio (Matteo 5,17-19)
Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Riflessione Per Il Giorno (Card. Ravasi Mattutino)
Gli animali selvaggi non uccidono mai per divertimento. L’uomo è la sola creatura per cui la tortura e la morte dei suoi simili possono essere in sé divertenti. Leggo queste righe in un articolo di una rivista tedesca e il pensiero mi corre agli orrori nazisti, quando le più macabre torture si trasformavano in un sadico passatempo. La considerazione è attribuita a uno storico inglese dell’Ottocento, James A. Froude, e coglie un aspetto tragico dell’umanità. L’animale attacca l’altro, se è a sua volta attaccato o lo fa per la sua sopravvivenza. L’uomo, dotato di creatività, di fantasia, di libertà, piega queste doti verso il basso, piombando nella crudeltà più atroce, elaborata persino con raffinatezza intellettuale. È forse anche per questo che l’antica favolistica (a partire dalla biblica asina di Balaam) ha trasformato gli animali in maestri degli umani. Il poeta Ezra Pound (1885-1972) osservava con ironia: «Quando osservo attentamente le strane abitudini dei cani, / mi tocca concludere / che l’uomo è un animale più evoluto. / Quando osservo le strane abitudini dell’uomo / ti confesso, amico mio, che resto dubbioso». Siamo certamente più evoluti delle bestie; ma sappiamo anche precipitare in abissi di assurdità, ferocia e brutalità da lasciarci dubbiosi di un simile primato. Ci siamo assegnati il titolo di re del creato, ma spesso siamo solo tiranni implacabili. E gli animali sembrano quasi chiederci ragione di tanta ottusità e spietatezza.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché in tutti i paesi del mondo si rinunci allo sfruttamento dei minori
Don’t forget! I santi della carità – Giovanni Battista de la Salle (1651-1719)
Giovanni Battista de la Salle nacque a Reims il 30-4-1651, primogenito di dieci figli di cui tre preti e una religiosa. A 21 anni, rimasto orfano di entrambi i genitori, dovette occuparsi dei fratelli, ma continuò la sua preparazione in vista dell’ordinazione sacerdotale, che gli fu conferita nel 1678. Intanto frequentava la facoltà teologica di Reims, poi si trasferì a Parigi nel seminario di S. Sulpizio per poter frequentare i corsi di teologia alla Sorbona. Per lui si rivelò determinante la direzione spirituale del can. Nicola Roland, che aveva fondato a Reims le suore del S. Bambino Gesù per la cura e l’assistenza delle fanciulle povere: presso questa comunità, Giovanni Battista incontrò Adriano Nyel, un laico interessato al problema delle scuole popolari. Con lui ed alcuni sacerdoti della città aprì scuole gratuite per i ragazzi, ma ben presto si rese conto che i tre maestri non avevano sufficiente preparazione culturale e didattica, nonostante la buona volontà. Convinto che quello del maestro non può essere un mestiere, decise di fondare una congregazione adatta alla scuola popolare, dove la vocazione presupponeva doti attitudinali e una consacrazione laica. Fece vita comune con loro, dopo aver liquidato il suo patrimonio dandolo ai poveri durante la terribile carestia del 1684.
Tre anni dopo venivano inaugurati a Reims un seminario per i maestri di campagna e il noviziato con un buon numero di aspiranti, tutti di notevole livello. In questo periodo mise a punto le regole del suo istituto e compose opere pedagogiche e spirituali da cui emerge una dottrina ispirata ai grandi maestri del ‘600, S. Francesco di Sales, il cardinale de Bérulle e il fondatore dei Sulpiziani, Jean-Jacques Olier. Alla nuova Congregazione non mancarono ostacoli e dure prove: oltre alle accuse dei “maestri di strada” –diretti concorrenti nel campo dell’istruzione elementare – e i tentativi di cambiare le regole ritenute rigide, nel 1702, dopo una visita canonica fu deposto come inetto alla direzione. I suoi discepoli però furono irremovibili nel riconoscere solo lui come legittimo superiore. Composta la vertenza, ad opporsi all’Istituto fu un gruppo di concorrenti che reagirono con violenza, giungendo fino al saccheggio e all’incendio delle sue scuole. Il santo si spostò a St-Yon, un sobborgo di Rouen: «Se il nostro Istituto è opera di uomo», affermava, «non può non cadere; se è opera di Dio riuscirà vano ogni sforzo per distruggerlo». Preghiera e sofferenza furono le sue armi vincenti. Nonostante i molti attacchi, la giovane famiglia religiosa registrò un notevole sviluppo con fondazioni in varie parti di Francia. A St-Yon aveva ormai riunito tutti i tipi delle proprie fondazioni: dalle “piccole scuole”, che servivano anche da tirocinio, alle “medie” per la borghesia per le quali aveva creato l’insegnamento tecnico moderno, lingue (il francese al posto del latino), commercio, disegno; dal “piccolo noviziato” per giovanissimi aspiranti alla vita religiosa, al “noviziato scolastico” dove formava il religioso-maestro; dalla Maison de force per adulti da rieducare in cui – primo nella storia della rieducazione – introdusse criteri di rivalutazione morale, fiori e canarini nelle celle, lavoro manuale e d’arte, alla Maison libre che sanciva la loro riammissione nella vita sociale. Nel maggio 1717, eletto superiore generale fra Barthélemy, si dedicò a rivedere le regole della congregazione, a completare i suoi scritti e a istruire nella preghiera i novizi. La morte lo colse il 7 aprile 1719, dopo una breve malattia. I funerali furono un’apoteosi, con trentamila persone presenti. Beatificato da Leone XIII nel 1888 e canonizzato nel 1900, fu dichiarato da Pio XII patrono degli insegnanti.
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