nell’immagine un dipinto di Darek Grabus
1.a Settimana Tempo Ordinario |
Proverbio
“Vale di più un’ammonizione al saggio, che cento percosse all’insensato”.
Iniziamo la Giornata Pregando (S. Agostino)
Respira in me, Spirito Santo, perché io pensi ciò che è santo! Spingimi tu, Spirito Santo, perché io faccia ciò che è santo. Attirami tu, Spirito Santo, perché io ami ciò che è santo. Fortificami tu, Spirito Santo, perché io custodisca ciò che è santo. Aiutami tu, Spirito Santo, perché io non perda mai ciò che è santo! Per Cristo Nostro Signore. Amen.
ILARIO DI POITIERS (315-367)
Vescovo e dottore della Chiesa. Prima di diventare Vescovo di Alessandria, sua città natale nel 350, Ilario era padre di famiglia pagano. Meditando le Scritture, scoprì la luce di Cristo e da Vescovo fu difensore della sua divinità, tanto di essere condannato all’esilio a causa della sua presa di posizione contro l’eresia ariana.
Ascoltiamo la Parola di Dio Marco 1,29-39.
Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui, si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Riflessione per il giorno (Frammenti di vita)
Era stato accolto al Patronato su segnalazione dell’ospedale che, dopo avergli curato una frattura alla mandibola, non voleva rimandarlo in strada dove da qualche tempo viveva. Il giovane passò i primi giorni cercando di smaltire il dolore, ma non appena riprese a mangiare cibi solidi, cominciò a dare segni di agitazione. Una sera qualcuno fece notare che da ore un tizio in cortile cantava al ritmo del sasso con cui colpiva la panchina di metallo su cui era seduto. “Si può sapere cosa ti succede?”. “Tutti hanno il cellulare, io no. Siccome non posso sentire la musica, me la faccio da me”. Si è cercato di capire qualcosa della sua vita e ne è uscito un racconto in cui era impossibile tracciare i confini tra realtà e fantasia: ballerino di capoeira, vida de praia prima, vita da strada ora…e la musica senza la quale –diceva lui- non poteva vivere. “Fai il bravo e va’ a dormire: domani vediamo”. Lui che di rotto evidentemente non aveva solo la mandibola, aveva tentato di cantare anche in camera, ma i compagni e i vicini l’avevano condotto alla ragione con metodi più ruvidi dei nostri. Gli si è procurato il cellulare più per farlo tacere che per solidarietà, ma gli si è anche affiancato un bravo giovane africano che si prenda cura di lui. Musica e cura qualche risultato dovrebbero produrlo…si spera!
Intenzione del giorno
Preghiamo perché sappiamo perdonare di cuore chi ci ha offeso e dimentichiamo i torti ricevuti
DON’T FORGET! Grandi benefattori dell’umanità Abdul Sattar Edhi 1928-2016 |
Abdul Sattar Edhi (morto l’8 luglio 2016 all’età di 88 anni) era un pakistano che amava definirsi un social worker e null’altro, un umile lavoratore sociale. Così recita la motivazione di uno dei più prestigiosi Premi internazionali: “Per il suo altruistico lavoro, durato tutta la vita, a favore dei più poveri e della pace; per essere sempre andato alla ricerca di chi ha bisogno e di cui nessuno si cura… e anche perché il suo era il più grande e meglio organizzato sistema assistenziale del Terzo Mondo” (Premio Balzan 2000)”. Con una professionalità degna di un’industria europea, pulizia, ordine, rigore, puntualità, la sua fondazione (www.edhifoundation.com) svolge una attività di primo soccorso, aiuto all’handicap, ospedali, dispensari, counseling familiare, aiuto agli orfani e ai più poveri.
Nulla di improvvisato e approssimativo. “La carità, diceva Edhi, esige alta professionalità”. 500 ambulanze in movimento su tutto il territorio e un sistema di soccorso sulle grandi strade del Paese ogni 25-50 km; tre milioni di bambini poveri curati, un milione di handicappati assistiti, 80 mila tossicomani e malati mentali riabilitati, 22mila neonati abbandonati salvati da morte sicura. E poi ambulanze, mense popolari, protezione civile. Milioni di assistiti con il lavoro di 350mila volontari, aiuti alimentari per i poveri, un centro per malati di cancro; un servizio di uffici funebri per salme non rivendicate. “Adesso devi trovare una persona bisognosa a cui donare la metà della somma. Se non lo farai mi vergognerò di te perché non sei stato in grado di soddisfare le mie aspettative” diceva a chi era riuscito grazie al suo aiuto a riscattarsi dalla miseria. “Ho chiesto a Dio di permettermi di compiere una grande opera per Lui. Un’opera talmente importante da cambiare la direzione del mondo. Non desidero altro”. Edhi è conosciuto anche per aver ricomposto e custodito i resti del giornalista ebreo americano Daniel Pearl, rapito e ucciso nel 2002 a Karachi, in Pakistan, da un gruppo terrorista. Decina di migliaia di persone hanno partecipato ai suoi funerali alla fine dei quali il figlio, Faisal Edhi, ha rivelato che “la fossa in cui verrà tumulato è stata scavata personalmente da mio padre 25 anni fa”.
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