IV Settimana di Quaresima
Avvenne il 13 marzo…
1781 – L’astronomo William Herschel scopre il pianeta Urano.
1881 – Alessandro II di Russia è ucciso con una bomba nel Palazzo d’Inverno di S. Pietroburgo.
1943 – Le truppe tedesche deportano o uccidono gli ebrei del ghetto di Cracovia.
1954 – Le truppe Viet Minh attaccano i francesi nella battaglia di Dien Bien Phu.
2013 – Il conclave elegge papa, al 5° scrutinio, il cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, che assume il nome di Francesco
Aforisma di Shakespeare
Tutti gli uomini sanno dare consigli e conforto al dolore che non provano.
Preghiera
O Dio, che doni la ricompensa ai giusti e non rifiuti il perdono ai peccatori purificati dalla penitenza, abbi misericordia di noi, perché l’umile confessione delle nostre colpe ci ottenga la remissione dei peccati. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Nato a Cordova nell’VIII secolo, fu sacerdote nella stessa città dell’Andalusia un territorio allora sotto il dominio arabo. Uno dei suoi fratelli era rimasto cristiano e l’altro invece si era fatto musulmano. Rodrigo venne ucciso da musulmani, ma non si trattò in questo caso di persecuzione.
Fu vittima, infatti, di risse familiari, fraterne. Tentò di mettere pace tra i due fratelli di fede diversa, ma senza riuscirvi. Un giorno, nel tentativo di separarli, Rodrigo venne picchiato, rimanendo privo di sensi. A quel punto il fratello musulmano lo portò via e, all’insaputa di Rodrigo, disse alla gente che, gravemente malato, si era fatto pure lui musulmano.
Rodrigo, però, si ripresentò vestito da prete e a questo punto fu lo stesso fratello a portarlo davanti a un giudice musulmano, ad accusarlo di apostasia e a farlo condannare a morte il 13-3-857, con un altro di nome Salomone, condannato per lo stesso motivo. Gettati nel fiume Guadalquivir, i corpi verranno recuperati e sepolti dai cristiani.
Parola di Dio del giorno
Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio opera anche ora e anch’io opero». Per questo i Giudei cercavano di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da sé stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo.
Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in sé stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo.
Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
Riflessione di Pippo Corigliano
Come molte persone vado alla S. Messa ogni mattina e posso ricevere Gesù nella Comunione. Tutto ciò che è quotidiano non è stupefacente ma questa è un’eccezione. Ogni giorno si verifica l’enormità che Gesù in persona entri dentro di me. Più passa il tempo più faccio fatica a comprendere davvero questo privilegio. Il mio pensiero va a chi non pratica il cristianesimo, compresi i protestanti che, pur essendo cristiani, non credono alla presenza reale di Gesù nell’eucarestia.
Mi sembra un privilegio straordinario ciò che la fede cattolica mi propone: Dio entra dentro di me. Avverto una sproporzione fra la figura immensa di Gesù e me stesso: mi sento come una mollica davanti a un gigante. Intendo quelle molliche minuscole che restano sulla tavola e vengono spazzate via. Una sproporzione evidente, eppure Dio fa questo. Non mi sembra giusto smettere di ringraziare il Signore e quasi mi sento in colpa per non apprezzare sufficientemente questo dono e per le distrazioni che si presentano durante la giornata.
Pur in mezzo alle occupazioni quotidiane vorrei mantenere ferme nel fondo del mio cuore la coscienza e la gratitudine per ciò che ho ricevuto. Non sono soddisfatto di me stesso e chiedo al Signore che mi aiuti ad essere più consapevole del Suo gran regalo.
Intenzione di Preghiera
Perché impariamo a ricevere il Corpo di Gesù nell’eucaristia con maggiore fede e devozione, non in modo superficiale ed abitudinario.
Don’t Forget! Grandi figure del clero bergamasco
Servo di Dio Don antonio seghezzi (1906-1945)
Nato a Premolo (Bergamo) il 26-8-1906, morto a Dachau il 22-5-1945, don Antonio Seghezzi fu un sacerdote della diocesi di Bergamo e dirigente dell’Azione Cattolica. A 10 anni entrò in Seminario e, nel 1927, si laureò in Scienze sociali all’Istituto cattolico di studi sociali di Bergamo. Ordinato prete nel 1929, fu destinato ad Almenno S. Bartolomeo che lasciò 2 anni dopo, per insegnare Lettere nel Seminario di Bergamo. Nel 1935 partì per l’Eritrea come cappellano militare; due anni dopo tornato a Bergamo, fu nominato assistente della Gioventù maschile di Azione Cattolica.
Dopo l’armistizio, per salvare i suoi giovani dai rastrellamenti, don Seghezzi si avvicinò alla Resistenza. Si risolse, quindi, a seguire in montagna un gruppo di suoi ragazzi, che avevano deciso di scegliere la strada della lotta armata. Negli ultimi giorni dell’ottobre 1943 venne a sapere che i nazifascisti, furibondi per la scelta, avrebbero compiuto rappresaglie contro l’Azione Cattolica e la Chiesa di Bergamo e così decise di consegnarsi spontaneamente. Il 4-11-1943, don Antonio fu rinchiuso nel carcere di S. Agata e il 22-12 fu processato e condannato a 5 anni di lavori forzati; 10 giorni dopo, fu deportato in Germania.
Rinchiuso nel campo di Kaisheim (Monaco di Baviera), don Seghezzi fu poi destinato a Dachau, dove i nazisti raccoglievano i sacerdoti. Quando gli Alleati giunsero a liberare i prigionieri superstiti, il prete bergamasco fu ricoverato per qualche giorno in un ospedale da campo americano, ma vi morì per emottisi. Nel 1999 la Diocesi di Bergamo ha concluso il “processo di beatificazione” di don Antonio Seghezzi. Nel centenario della nascita, le spoglie di don Seghezzi sono state traslate dal cimitero del paese a una cripta ipogea (vedi foto sopra), ricavata nella chiesa parrocchiale di S. Andrea.
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