nell’immagine un dipinto di Moise Kisling
IV.a Settimana di Quaresima
Proverbio del giorno – proverbi asiatici
Chi non ringrazia è ingrato; chi non riconosce è ignorante; chi non accetta, non merita.
Preghiera del giorno
Signore, donaci saggezza e umiltà per credere, approfondire e comprendere i tuoi insegnamenti.
Aiutaci ad accogliere con gratitudine la tua Parola, perché diventi luce ai nostri passi. Aiutaci a seguire il cammino di obbedienza alla verità perché possiamo diventare testimoni del tuo amore. Amen |
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La parola di Dio del giorno – Giovanni 5,17-30
Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da sé stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati. Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. |
Riflessione del giorno – frammenti di vita
Ci risiamo! Ogni volta che qualcuno inizia a litigare, lui in un modo o nell’altro è sempre di mezzo. “Queste risse capitano perché a dire la verità ci si fa solo dei nemici” sostiene convinto. Eppure glielo si è detto e ripetuto che non si può sparare in faccia la verità all’altro e stupirsi che l’altro reagisca, anche perché la gente di oggi vuole sentirsi dire solo ciò che le fa piacere…e su questo lui ha ragione. Ma si può essere sinceri evitando i modi aggressivi e offensivi e salvando così il rispetto per l’altro: ma lui è convinto che sia solo una forma più sottile di ipocrisia. C’è infine un metodo che funziona sempre e cioè stare zitti, aspettando i modi e i tempi opportuni per intervenire: su questo punto lui si dichiara d’accordo, a condizione però che a far silenzio sia l’altro perché lui di stare zitto non ci pensa proprio.
Difatti la rissa fra i due continua: “Panzone, massa di lardo…” e altre parole irriferibili gli lancia contro l’offeso. Lui che effettivamente è corpulento ribatte: “Il maschio senza pancia è come il cielo senza stelle”. La battuta è così surreale che l’altro si blocca, lo guarda e scoppia a ridere. E questa volta è il turno del paladino della verità di fare l’offeso, punto sul vivo da tanta sincerità. |
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Intenzione di preghiera del giorno
Preghiamo per chi è in condizioni ai limiti della sopravvivenza
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Don’t forget! Santi e beati della carità
S. Toribio de Mogrovejo
1538-1606
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TORIBIO DE MOGROVEJO nacque da nobile famiglia a Maiorca (Spagna), nel 1538. Studiò Diritto nelle università di Coimbra e Salamanca. Aveva 40 anni ed era Presidente del Tribunale di Granada quando, su indicazione del Re Filippo II, il Papa Gregorio XIII lo nominò Arcivescovo di Lima: quasi da un giorno all’altro, fu innalzato da laico alla dignità di vescovo: in 4 domeniche consecutive, Turibio ricevette gli ordini minori; poche settimane dopo fu ordinato prete e, infine, consacrato vescovo. Turibio di Mogrovejo arrivò alla sua arcidiocesi nel maggio 1581. All’inizio dovette affrontare la decadenza spirituale degli spagnoli colonizzatori, i cui abusi i sacerdoti non osavano correggere. Il nuovo arcivescovo attaccò il male alla radice. Molti dei colpevoli di intollerabili vizi e scandali cercavano di giustificarsi: con energia e col suo esempio personale, mise un freno agli abusi, moralizzò i costumi e promosse la riforma del clero. Percorse tre volte in visita pastorale tutto l’immenso territorio della sua arcidiocesi, viaggiando per migliaia di km; entrava nelle capanne, cercava gli indigeni e parlava loro nei loro idiomi e li conquistava a Cristo. Convocò e presiedette 13 sinodi regionali di vescovi. Regolamentò e perfezionò la catechesi degli indigeni e fece stampare per loro i primi libri pubblicati nell’America del Sud: il Catechismo in spagnolo, in quéchua e in aymara. Fondò cento nuove parrocchie nella sua arcidiocesi. Tutto questo senza pregiudicare in nulla il punto fondamentale di ogni apostolo autentico: la sua propria vita spirituale. Richiamò l’attenzione di tutti coloro che avevano vissuto insieme a lui la sua intensa vita di devozione, alla quale dedicava quotidianamente molte ore di preghiera e meditazione.
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L’amore verso i bisognosi è stato pure un tratto caratteristico della fisionomia spirituale di questo Apostolo del Perù, amore che si manifestava nel suo tratto affabile con gli indios e i bisognosi, nella consegna ai poveri dei beni che riusciva ad ottenere, nella donazione dei suoi stessi vestiti, mobili, e utensili domestici. Ebbe la soddisfazione di convertire migliaia di indigeni e di cresimare tre santi: San Martino di Porres, San Francesco Solano e Santa Rosa di Lima. La morte lo colse nel corso della sua ultima visita pastorale, in una povera cappella a quasi 500 chilometri da Lima. Sentendo approssimarsi l’ora estrema, recitò il Salmo 122: “Quale gioia, quando mi dissero: Andremo alla casa del Signore!”. Spirò alle 15,30 del 23 marzo 1606, giovedì Santo. Benedetto XIII lo canonizzò nel 1726 e Giovanni Paolo II lo ha proclamato Patrono dell’Episcopato Latino-Americano nel 1983 |
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