mercoledì 19 agosto ’15

    XX Settimana tempo Ordinario

     

     

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (Salmo 118,145-152)

    T’invoco con tutto il cuore, Signore, rispondimi; custodirò i tuoi precetti. Io ti chiamo, salvami, e seguirò i tuoi insegnamenti. Precedo l’aurora e grido aiuto, spero sulla tua parola. I miei occhi prevengono le veglie per meditare sulle tue promesse. Ascolta la mia voce, secondo la tua grazia; Signore, fammi vivere secondo il tuo giudizio. A tradimento mi assediano i miei persecutori, sono lontani dalla tua legge. Ma tu, Signore, sei vicino, tutti i tuoi precetti sono veri. Da tempo conosco le tue testimonianze che hai stabilite per sempre.

    Ascoltiamo la Parola di Dio

    Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi. (Matteo 20,1-16)

    Riflessione Per Il Giorno G. Chesterton (1874-1936)

    “La grande marcia della distruzione mentale proseguirà. Tutto verrà negato. Tutto diventerà un credo. È un atteggiamento ragionevole negare l’esistenza delle pietre sulla strada; sarà un dogma religioso affermarla. È una tesi razionale pensare di vivere tutti in un sogno; sarà un esempio di saggezza mistica affermare che siamo tutti svegli. Accenderemo fuochi per testimoniare che due più due fa quattro. Sguaineremo spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate. Non ci resterà quindi che difendere non solo le incredibili virtù e saggezze della vita umana, ma qualcosa di ancora più incredibile: questo immenso, impossibile universo che ci guarda dritto negli occhi. Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili. Guarderemo l’erba e i cieli impossibili con uno strano coraggio. Saremo tra coloro che hanno visto eppure hanno creduto”

    Ludovico di Angiò

    Vescovo Figlio di Carlo d’Angiò, re di Napoli, da ragazzo fu condotto prigioniero coi fratelli presso il re di Aragona dove ebbe occasione di conoscere i Francescani. Riacquistata la libertà, rinunciò al trono e a ogni prospettiva di grandezze terrene e venne ordinato sacerdote nel 1296, a ventidue anni e vescovo nel dicembre successivo. Fu inviato a reggere la diocesi di Tolosa, dove improntò la vita alle regole della povertà francescana. Predilesse i poveri, i malati, i giudei vittime di persecuzione e i carcerati ai quali si recava spesso a far visita. Ludovico venne elevato agli onori degli altari nel 1318, presenti sua madre e il fratello Roberto

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché sorgano nel nostro mondo così confuso coraggiosi testimoni della verità.

    Don’t forget! …Ricorda! – 88° quadro della serie: i 1000 quadri più belli del mondo

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    GIOVANNI BELLINI: IL BATTESIMO DI CRISTO 1500-’02 tempera su tela 400×263 cm. Chiesa S. Corona Vicenza

     

    Giovanni Bellini (1433 – 1516) –detto Giambellino– figlio di Jacopo e fratello di Gentile, è uno dei pittori più celebri del Rinascimento. Lavorò per sessant’anni, sempre ai massimi livelli: nelle sue opere seppe cogliere gli stimoli di grandi pittori come Mantegna, Piero della Francesca, Antonello da Messina, Albrecht Dürer e Giorgione (di cui anticipa il tonalismo) rinnovandosi continuamente, senza tradire mai il legame con la propria tradizione, valorizzandolo anzi e facendone un punto di forza. L’opera che oggi presentiamo è stato giudicato uno dei quadri più belli del mondo: è diviso in due parti, quella inferiore dominata dalla figura di Cristo (straordinariamente bello e moderno) che è al centro della composizione, con a destra 3 angeli che simboleggiano le virtù teologali di fede-speranza-carità e a sinistra il Battista che versa l’acqua sul capo del Signore.

    I piedi di Gesù poggiano sul greto asciutto del fiume, le cui acque si sono fermate come avvenne al passaggio del popolo di Israele verso la terra promessa. Il pappagallo rosso allude alla passione; la capanna in alto (a destra di chi guarda) simboleggia il Vecchio Testamento, mentre a sinistra, sulla sommità del colle, il castello rappresenta il Nuovo. Sopra il Cristo aleggia la colomba dello Spirito Santo inviata dal Padreterno che, a braccia spalancate, proclama Gesù “Figlio prediletto”. Angioletti rossi e blu (dello stesso colore dell’abito di Dio) gli fanno da corona e nubi da sostegno. La linea dell’orizzonte divide in due il quadro, rivelando un paesaggio ampio, bello e riposante. Dal cielo scende una calda luce che si insinua nelle valli del Giordano. Risulta mirabile la conquista sicura della prospettiva atmosferica e degli impasti cromatici per i quali, come è stato detto, “il colore acquista la densità di un respiro che viene dal profondo”. “I personaggi, in dimensioni naturali, coinvolgono al massimo lo spettatore all’interno della scena, in miracoloso equilibrio tra lo spettacolo della natura e la contemplazione del mistero”

     

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