33.a settimana tempo ordinario
Aforisma di Lucio Anneo Seneca
«Mi chiedi qual è stato il mio progresso? Ho cominciato a essere amico di me stesso».
Santo del giorno

S. FAUSTO DIACONO E MARTIRE
Fu diacono della Chiesa alessandrina dalla metà del sec. III fino agli inizi del sec. IV. Durante la persecuzione di Valeriano, giudicato dal prefetto Emiliano, insieme col vescovo Dionigi e con i diaconi Eusebio e Cheremone, subì l’esilio nella regione di Kefro in Libia col suo vescovo e con Caio, Pietro e Paolo; poi, mentre Dionigi veniva trasferito altrove, egli ritornò in Egitto, ove fu costretto a vita randagia insieme con i diaconi Eusebio e Cheremone.
Eusebio ha fatto di lui questo elogio: “Si è distinto nel confessare la fede ed è stato poi riservato sino alla persecuzione succeduta al nostro tempo (quella dell’imperatore Diocleziano); vecchio e pieno di giorni ha consumato nell’età nostra il martirio per decapitazione”.
O glorioso San Fausto che hai professato la tua fede nel migliore dei modi aiutaci nei momenti di difficoltà ed ogni volta che ne abbiamo la necessità
Preghiera Colletta
Il tuo aiuto, Signore Dio nostro, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen
Parola di dio Luca 19,11-28
In quel tempo, Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”.
Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca?
Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”». Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.
Riflessione don Arturo commenta don Bepo
Il centro motore di tutta l’attività di don Rua è da ricercare anzitutto nell’insegnamento e nell’esempio del Padre. Don Bosco ripeteva verbo et opere: «Non penitenza e disciplina, ma lavoro, lavoro, lavoro» (Bollettino Salesiano settembre 1971).
Don Bepo sottolinea il binomio parole e opere. La parola da sola non basta si deve accompagnare alla pratica. La testimonianza non è sufficiente ha bisogno della parola che rimanda alla sorgente che viene da Dio. Un pensiero che rimanda al motto «ora et labora» di S. Benedetto. Preghiera e lavoro sono come mani giunte in preghiera. Che trova anche modulazioni diverse, ma assai profonde: «Prega e lavora: Dio è qui senza indugio»»; «Prega e lavora! Dio darà ogni bene»; «Prega e lavora! Infatti, la morte arriva a tutte le ore».
Tommaso da Kempis, l’’autore dell’Imitazione di Cristo, aggiunge alla preghiera e al lavoro, lo studio e il digiuno. La vita di don Bepo è stata un continuo lavoro, mai però sganciato dalla preghiera. Nel corso della sua vita aveva assimilato questa ascetica del lavoro che lo ha portato a spendersi per Dio e per dare un futuro degno di un cristiano a quanti accoglieva al Patronato. L’esempio di don Bepo e di tanti altri prima di lui e dopo di lui, ci ricordi che per vincere i nemici dell’anima serve ricordare e praticare l’insegnamento dei maestri spirituali del medioevo: «Fuggi, taci, rimani tranquillo, prega, digiuna, studia, lavora».
Intenzione di preghiera
Preghiamo perché riconosciamo che quanto c’è di buono e giusto nel mondo è segno della presenza e dell’azione salvifica di Dio nella nostra storia.
Don’t Forget! Avvenne il 19 novembre…
1493 – Cristoforo Colombo sbarca a Porto Rico.
1977 – Il presidente egiziano Anwar al-Sadat è il primo leader arabo a recarsi in visita ufficiale in Israele e a parlare davanti al Knesset di Gerusalemme.
1998 – Autoritratto senza barba di V. van Gogh venduto all’asta a New York per 71,5 milioni di $.
2005 – strage di Haditha: Soldati dell’U.S. Marine Corps uccidono 24 civili iracheni.








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