II settimana del Tempo Pasquale
Proverbio del giorno (Proverbi Africani)
“L’oasi è fatta per il corpo, il deserto per l’anima.”
Preghiera del giorno (Preghiera)
O Dio, creatore e Padre, che fai risplendere la gloria del Signore risorto quando nel suo nome è risanata l’infermità della condizione umana, raduna gli uomini dispersi nell’unità di una sola famiglia, perché aderendo a Cristo buon pastore gustino la gioia di essere tuoi figli. Per Cristo nostro Signore. Amen
Caio Papa
si dice fosse parente di Diocleziano e zio di una S. Susanna che non conosciamo. Sembra da escludere il martirio, perché – papa dal 283 al 296 – morì prima che Diocleziano scatenasse nel 303, la persecuzione contro i cristiani.
Parola di Dio del Giorno (Giovanni 3,16-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodemo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Riflessione del Giorno – Insegnamenti del coronavirus: 1°
I drastici provvedimenti delle autorità contro l’epidemia da Covid19 da noi sono coincisi con l’inizio della quaresima e durano tuttora…Ebbene, la quaresima inizia con il mercoledì delle ceneri, quando si impone sul capo dei fedeli la cenere e si pronunciano le parole: “Ricordati, uomo, che polvere sei e in polvere ritornerai”. Sono parole così severe, che molti sacerdoti hanno preferito sostituirle con il più rassicurante (ma solo in apparenza) invito: “Convertiti e credi al Vangelo”. Quello che quest’anno la chiesa non ha fatto e cioè il rito delle ceneri, ci ha pensato a farlo il coronavirus: la più drammatica immagine per noi bergamaschi infatti rimane la colonna di camion che portavano i corpi dei nostri cari fuori regione e ne riportavano a casa le ceneri. E quelle parole che la chiesa quasi non osa più dire, l’epidemia ce le ha gridate in faccia con una violenza da far paura. E’ avvenuto che, infastiditi dai richiami della Chiesa alla realtà (“guarda che nascere si può, ma morire si deve”) e dai suoi inviti alla conversione (“Cambia vita se vuoi salvarti”) ci siamo comportati come il figlio prodigo che, ribelle al genitore, ne paga le conseguenze ed è costretto a tornare da lui per non morire. Chi ci vuol bene, ci ammonisce perché vuole il nostro bene: lo fanno i bravi genitori, i buoni educatori e anche la chiesa. E noi, infastiditi dai richiami, abbiamo fatto orecchie da mercante o ci siamo ribellati. Ma a questo punto è arrivato il virus che non ha pietà di nessuno e fa pagare anche il più innocente degli sbagli nel modo più crudele possibile. Se è vero che: “Dio perdona sempre; l’uomo perdona ogni tanto, ma la natura non perdona mai e a nessuno”, allora il primo insegnamento e invito è: ascolta chi ti ammonisce, ti rimprovera e magari ti castiga perché ti vuol bene, altrimenti sarai costretto a subire i rimproveri e i castighi di chi non gliene importa nulla di te o addirittura vuole solo il tuo male.
Intenzione del giorno
Per i pastori della Chiesa: sappiano ascoltare la Parola di Dio e così trovino ascolto nei fedeli.
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Giovanni Battista Piamarta nacque a Brescia il 26-11-1841 da Giuseppe e Regina Ferrari, di umili condizioni sociali. Perse la madre a 9 anni e poi una sorella e un fratello, rimanendo solo col fratello minore e il padre che spesso si dava al bere. Riuscì però ad avere una solida formazione frequentando la parrocchia. Il nonno gli trovò, terminata la scuola, un impiego da un materassaio che, notando il deperimento fisico nel ragazzo, lo mandò in vacanza a Vallio: lì Giovanni conobbe il parroco don Pancrazio Pezzana, che fu per lui come un secondo padre e lo fece entrare nel seminario diocesano e fu ordinato prete il 23-12-1865. Iniziò il ministero a Carzago Riviera e tre anni dopo fu trasferito a Bedizzole, dove don Pancrazio era stato trasferito.
Nel 1870 lo seguì di nuovo nella parrocchia di S. Alessandro nel centro di Brescia, dove fondò un oratorio maschile: fra la gioventù bresciana, colse risultati mirabili e si guadagnò il rispetto dei ragazzi. Ma in quei tempi di trasformazione industriale si domandava come creare qualcosa di nuovo per i giovani che rischiavano di perdere la fede perché arrivavano in città cercando lavoro. Nel 1883 fu incaricato di reggere la parrocchia di Pavone Mella, dove i fedeli erano stati trascurati, ma li conquistò tramite la predicazione e la vicinanza. L’inizio dell’Istituto Artigianelli, messo sotto la protezione di S. Filippo Neri e S. Luigi Gonzaga, avvenne il 3-12-1886. Il 1° febbraio 1887 rinunciò ufficialmente alla parrocchia, ma un anno dopo, il Vescovo Corna Pellegrini considerò la sua opera poco sicura e ne decretò la chiusura. Padre Piamarta ascoltò in silenzio, ma deciso, dichiarò di voler continuare: «Morirò qui dove sono, in mezzo ai miei giovani».
Il vescovo disse solo: «Andate e Dio vi assista». Dal 1888 la crescita degli Artigianelli non si fermò più: si moltiplicarono i fabbricati e i laboratori. Però il fondatore si rese conto che, anche nel campo agricolo, sussistevano gli stessi problemi, acuiti dall’avvento dei nuovi sistemi di coltivazione, più razionali e scientifici. Per questo acquistò un podere di circa 140 ettari con edifici. Gli anni passarono e la vitalità dell’istituzione fu conosciuta e apprezzata dal pubblico e padre Piamarta andò delineando il progetto di istituire una famiglia religiosa, composta da sacerdoti e da laici, che guidassero l’educazione e l’istruzione professionale dei giovani. Volle una “Pia Società” di persone viventi in comunità con tutta la sostanza della vita religiosa, ma senza voti per evitare lo scioglimento da parte dell’autorità civile. Le Costituzioni furono approvate nel 1902. Fondò anche un ramo femminile che assunse il nome di “Povere Serve del Signore della Pia Società della S. Famiglia di Nazareth”. Nel 1910 attribuì tutte le proprietà ad una «Società Anonima Agricola Industriale Bresciana», a tale scopo costituita e che tuttora assolve il suo compito. In precedenza, nel 1884, aveva dato vita alla Tipografia Queriniana, intitolata al card. Querini, arcivescovo di Brescia: oggi è una casa editrice specializzata negli studi biblici e teologici. Padre Piamarta a 69 anni quando ebbe gravi problemi di salute: si riprese, ma si preparò a distaccarsi dalle cose del mondo. Un secondo attacco lo colpì l’8-4-1913 e morì il 25 aprile. Beatificato da san Giovanni Paolo II il 12 ottobre 1997, è stato canonizzato da papa Benedetto XVI il 21 ottobre 2012.
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