XXIX Settimana T. Ordinario
Avvenne il 24 – 10 – …
79 – La violenta eruzione del Vesuvio, ricopre di ceneri e lapilli Pompei, Stabia e Ercolano.
1854 – Battaglia di Balaklava durante la guerra di Crimea (Carica della brigata leggera)
1881 – nasce a Malaga Pablo Picasso che diventerà uno dei pittori più influenti del sec. XX
1945 – Il Giappone consegna Taiwan alla Cina
1962 – Adlai Stevenson mostra all’ONU foto che dimostrano i missili sovietici installati a Cuba
1971 – L’ONU accoglie la Repubblica Popolare Cinese ed espelle la Repubblica di Cina (Taiwan)
Aforisma di Socrate
“Io non sono ateniese e nemmeno greco, io sono cittadino del mondo.”
Preghiera dalla liturgia copta
Re della pace, dacci la pace e perdona i nostri peccati. Allontana i nemici della Chiesa e custodiscila, affinché non venga meno. L’Emmanuele nostro Dio è in mezzo a noi nella gloria del Padre e dello Spirito Santo. Ci benedica e purifichi il nostro cuore e risani le malattie dell’anima e del corpo. Ti adoriamo, o Cristo, con il tuo Padre buono e lo Spirito Santo, perché sei venuto e ci hai salvati. Amen
Santo del giorno
Carlo Gnocchi, nacque in una famiglia povera in provincia di Milano e diocesi di Lodi nel 1902. Alla morte del padre si trasferì a Milano. Entrò in Seminario e fu ordinato prete nel 1925. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, partì come cappellano volontario per il fronte greco-albanese, per condividere la sorte dei suoi giovani. Ritornò nel 1942 ma ripartì per la Russia con gli alpini della Tridentina.
La drammatica esperienza della guerra lo spinse a considerare il mistero del dolore degli innocenti e iniziò la sua a opera di carità nei confronti di orfani di guerra e mutilatini. Malato di tumore, morì il 28-2-1956, dopo aver donato le proprie cornee a due ragazzi ciechi, in un’epoca dove i trapianti d’organi non erano regolamentati dalla legge italiana. È stato beatificato da Benedetto XVI il 25-10-2009 in piazza del Duomo a Milano.
Parola di Dio del giorno Luca 12,39-48
Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Riflessione don Luigi Epicoco
Nessuno si permetta di disprezzare la gente anziana che viene nelle nostre Chiese. Molti pensano che la chiesa e i cattolici in crisi solo “perché ormai ci sono solo quattro vecchie che vanno a Messa ogni giorno”. In realtà c’è speranza proprio perché c’è quella gente lì che prega. E importa poco se biascicano.
Importa poco se pensiamo che siano lì perché non hanno niente altro da fare. Noi siamo in piedi perché quelli che noi chiamiamo vecchi sono lì in ginocchio. Nessuno disprezzi mai più la gente anziana che popola le nostre Chiese. Sono colonne, non sedie rotte.
Intenzione di preghiera
Per tutte quelli che con la loro partecipazione assidua alla Messa e ai sacramenti testimoniano che Dio abita il nostro mondo: il Signore li benedica e grazie a loro anche i giovani riscoprano la fede.
Don’t Forget! venerdì 27 ottobre 2023
L’Associazione Nazionale Partigiani Cristiani conclude l’incontro con una Messa qui in Casa centrale poiché l’opera di don Bepo durante la Resistenza ha avuto un ruolo significativo nell’aiuto agli ebrei, ai carcerati e ai giovani. L’orario della Messa della Messa è alle 19.00/19.15 in nella chiesa maggiore.
Ci sarà uno scritto del Vescovo che verrà letto da un suo delegato.
Santi e Beati della carità
S. ANTONINO PIEROZZI
IL VESCOVO DEI POVERI E DEI “BUONI CONSIGLI”
FIRENZE 1389- MONTUGHI 1459
Fu frate Domenicano, teologo, priore del Convento di S. Marco, poi arcivescovo di Firenze, letterato. Antonino, che si chiamava Antonio, ma si vide cambiare il nome per la sua gracilità. La tradizione popolare lega Antonino alla misericordia di Maria, protettrice della città e a opere caritatevoli da lui fondate e sostenute. È il caso della Compagnia dei Buonomini di S. Martino, risalente al 1441. I 12 uomini che la componevano avevano lo scopo preciso di aiutare i poveri “vergognosi”. Si trattava di appartenenti a famiglie già ricche e spesso nobili, che erano andate incontro a rovesci di fortuna; chi aveva vissuto una vita da signore, si vergognava di chiedere l’elemosina.
Spesso questi fallimenti economici erano determinati da questioni politiche: una famiglia poteva cadere in disgrazia presso chi deteneva il potere (a Firenze i Medici) e la vita di molti cambiava da un momento all’altro. I Buonomini, con un manto nero e un copricapo rosso, andavano incontro a queste necessità per volere del Pierozzi, che li aveva scelti tra nobili, borghesi, artigiani, operai iscritti a nessuna Arte. Antonino, che per questa e altre sagge decisioni fu chiamato “Antonino dei buoni consigli”, era convinto che la carità non si legava ad alcuna casta sociale.
Quelli che papa Eugenio IV definì gli “Angeli di Firenze”, allorché non avevano più soldi in cassa, accendevano una candela presso la porta d’ingresso dell’oratorio in Piazza San Martino: quel lume acceso significava che erano “ridotti al lumicino” e quel segnale scatenava una gara di carità. L’ultima volta che il lume venne acceso fu nell’anno 1958 e in capo a due ore la cassetta delle elemosine traboccava (la Confraternita è ancora attiva). L’azione del santo vescovo fu di riorganizzare le istituzioni di carità, dando a ciascuna un compito proprio: lo Spedale degli Innocenti si specializzò per i trovatelli, gli orfani, i fanciulli; l’Oratorio di Gesù Pellegrino in via S. Gallo divenne sede della Compagnia per l’assistenza ai preti anziani (i Pretoni).
Nella sua opera più famosa, la Summa moralis egli condanna la pessima abitudine dei ricchi di far lavorare gratis per loro tornaconto artigiani e contadini; denuncia casi di uomini costretti ad accettare ogni condizione di lavoro per necessità; discute sulla questione dei salari, spesso del tutto inadeguati all’impegno e alla fatica profusi; giudica negativamente la prassi usata da tanti proprietari di pagare l’operaio in natura e non col denaro, strumento necessario per acquistare viveri e abiti. Morì il 2 maggio 1459 e fu proclamato Santo da Papa Adriano VI il 31 maggio 1523.
(riquadri: a sinistra: Ritratto di S. Antonino Pierozzi – a destra: carità di S. Antonino di L. Lotto)
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