Mercoledì 26 marzo 2025

     

    3a Settimana di Quaresima

     

    Avvenne il 26 marzo…

    1812 – Un terremoto distrugge la città di Caracas, in Venezuela, causando ventimila morti.

    1923 – L’Italia inizia la costruzione della prima autostrada del mondo, la Milano-Laghi

    1930 – Dal suo yacht Elettra a Genova, alle 11:03 Guglielmo Marconi accende le lampade del municipio di Sydney con un segnale radio.

    1942 – Giungono ad Auschwitz, in Polonia, le prime donne deportate.

    1958 – Federico Fellini riceve il premio Oscar per Le notti di Cabiria.

    1971 – Dichiarazione di indipendenza del Bangladesh dal Pakistan

     

    aforisma dal Libro del Deuteronomio

    “Quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?”

     

    Preghiera

    Concedi a noi, o Signore, che, nutriti dalla tua parola e formati nell’impegno quaresimale, ti serviamo con purezza di cuore e siamo sempre concordi nella preghiera. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Nato nel 745 in Frisia è legato all’evangelizzazione della Germania transrenana, come discepolo di Gregorio e di Alcuino di York. Dopo l’ordinazione, ricevuta a Colonia nel 777, evangelizzò la regione pagana della Frisia. Nel 776, nella prima spedizione in questa zona, Carlo Magno impose il battesimo ai guerrieri vinti; ma la rivolta di Widukindo fu accompagnata da un’apostasia generale. Ludgero fuggì e raggiunse Montecassino.

    La rivolta di Widukindo fu domata nel 784. Lo stesso Carlo Magno andò a incontrare Ludgero a Montecassino e lo rimandò in patria, incaricandolo di riprendere la missione nella Frisia. Prese il posto dell’abate Bernardo nel territorio della Sassonia. Nel 795 Ludgero vi eresse il monastero, attorno al quale sorse l’attuale città di Munster.

    Il territorio apparteneva alla circoscrizione di Colonia, poiché Ludgero accettò soltanto nell’804 di essere consacrato vescovo della nuova diocesi. A lui si deve anche la fondazione del monastero benedettino di Werden, dove è sepolto. Morì nell’anno 809.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 5,17-19

    Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.

    Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

     

    Riflessione Di Don Arturo Bellini

    «Modo di pregare: sentimenti, che devono accompagnare l’orazione: orabo spiritu, orabo et mente, psallam spiritu psallam et mente (1. Corinti, 14,14): “Pregherò con lo Spirito, ma pregherò anche con la mente, canterò con il mio Spirito, ma canterò anche con la mia intelligenza”». (Don Giuseppe Vavassori 6 giugno 1960 omelia sulla vita interiore). Il Fondatore del Patronato con la citazione di un passo di S. Paolo spiega che l’atteggiamento del pregare coinvolge tutto noi stessi: mente cuore, anima e corpo. Giorni fa ho ricordato la favola del corvo e della pernice.

    Questa mattina propongo un pensiero dove ci sono due animali – scimmia e pappagallo – evocati spesso come controfigure della omologazione che spinge a fare, pensare e vestire come tutti…Ecco allora bambini e adolescenti che ripetono in maniera stucchevole tic, abbigliamenti e linguaggio dei loro idoli sportivi o canori; adulti e anziani ammaliati da patetici ritorni all’età giovanile; persone serie che si abbassano a comparsate televisive nella convinzione di diventare «popolari». Il risultato sovente è il ridicolo. Non si è più consapevoli di sé stessi, della propria dignità e della stessa realtà. 

    C’è modo e modo nell’imitazione. Una favola narra di un uomo che aveva tre figli. Non era nato ricco, ma con saggezza e duro lavoro era riuscito a mettere da parte un tesoretto e a comprare un fertile podere. Quando divenne vecchio, cominciò a pensare a come dividere l’eredità e volle mettere alla prova i suoi figli per capire chi fosse il più intelligente e creativo. Diede a ciascuno cinque denari e chiese loro di comprare qualcosa che riempisse la sua stanza, che era vuota e spoglia. Presi i soldi il figlio più grande pensò che fosse un lavoro facile: andò al mercato e comprò un fascio di paglia, ossia la prima cosa che gli capitò sotto gli occhi. Il secondo figlio, dopo aver perlustrato il mercato e molti negozi ebbe l’idea di compare bellissime piume.

    Il figlio più piccolo si chiese: «Cosa c’è che può costare cinque denari e riempire una stanza?» ed ebbe l’idea di comprare in un negozietto, nascosto in una stradina laterale, una bella candela e un fiammifero. Tornando a casa era felice e si domandava cosa avessero comprato i suoi fratelli. Il giorno seguente, i tre figli si riunirono nella stanza del padre. Ognuno portò il suo regalo, l’oggetto che doveva riempire una stanza. Per primo il figlio grande sparse la sua paglia sul pavimento, ma purtroppo questa riempì solo un piccolo angolo. Il secondo figlio mostrò le sue piume: erano molto graziose, ma riempirono appena due angoli. Il padre li guardò deluso. Il figlio più piccolo si mise al centro della stanza: tutti gli altri lo guardavano incuriositi chiedendosi: «Cosa può aver comprato?».

    Il ragazzo accese la candela con il fiammifero e la luce di quell’unica fiamma si diffuse per la stanza e la riempì. Tutti sorrisero. Il padre fu felice del regalo del figlio più piccolo. Gli diede tutta la sua terra e i suoi soldi, perché aveva capito che quel ragazzo aveva saputo discernere bene.  Chi ha cura di sé e sa capire l’anima degli altri impara a discernere: esamina ogni cosa “distingue qual è la volontà di Dio, la buona e gradita e perfetta” e sceglie ciò che è buono. Il dialogo con Dio nella preghiera può essere un parlare vuoto e sterile se manca il cuore, o l’intelligenza o la volontà di fare. 

    La vita interiore resta un deserto, chiusa nelle proprie emozioni del momento. Il Signore conceda a tutti la grazia del raccoglimento e della docilità allo Spirito Santo ogni giorno, ma specialmente nei momenti che possono essere decisivi nella propria vita.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo perché lo Spirito Santo faccia fiorire nella Chiesa l’integrità della fede, la santità della vita, la carità fraterna, perché, stretta alla croce, innalzi i suoi germogli fino al cielo.

     

    Don’t Forget! Storia dei martiri cristiani

    MARTIRI CRISTIANI DEL BURUNDI AFRICA

     

    P. MICHEL KAYOYA Nato a Kibumbu, in Burundi, l‘8-12-1934, iniziò la formazione nel Seminario di Gitega, ma nel 1958 partì per il Belgio, per lo scolasticato dei Padri Bianchi. Rientrò in Burundi nel 1962 e fu ordinato prete diocesiano di Gitega l’8-7-1963. Ebbe vari incarichi e tentò di risollevare la condizione socio-economica del suo Paese. Iniziò anche a seguire alcune ragazze, nel tentativo di fondare una congregazione religiosa. Nelle sue opere letterarie incoraggiò le giovani generazioni a non perdere le radici della loro cultura, mentre il Paese affrontava la guerra civile tra i tutsi e gli hutu, ma poiché per lui le differenze etniche erano una ricchezza, non una minaccia, cominciò a essere visto con sospetto. La notte del 13-5-1972 fu arrestato e venne fucilato 4 giorni dopo, insieme a una cinquantina di sacerdoti e laici. Il suo corpo fu gettato in una fossa comune.
    ALDO MARCHIOL: nato a Udine il 19-3-1930, a 17 anni è accolto tra i Saveriani. L’11-10-1950 entra in noviziato e il 9-11-1958 è ordinato prete. Per ragioni di salute, rimane in Italia, per la formazione dei giovani allievi, finché il 15-4-1978 è inviato in Burundi. Ma nel 1987 è espulso perché non ottiene il permesso di soggiorno. Dopo due anni a Roma riesce a tornare, con diploma da infermiere. Intanto, in Burundi ricominciano gli scontri tra hutu e tutsi e la persecuzione contro la Chiesa. A gennaio 1995 si stabilisce a Buyengero, dove trova padre Ottorino Maule e la volontaria Catina Gubert. Mite, sereno, laborioso, nell’assemblea generale dei Saveriani del 21-8-1995 dichiara di voler restare nel paese.
    OTTORINO MAULE nasce a Gambellara (Vc) il 7-4-1942. Frequenta il ginnasio nel seminario di Vicenza, ma nel 1959 entra tra i Saveriani. Il 3-10-1960 professa i voti religiosi, mentre il 15-10-1967 è ordinato prete. Dopo aver ottenuto la licenza in Teologia a Roma, il 3-9-1970 arriva in Burundi dove fonda scuole e cooperative sociali. Nell’aprile 1979 è richiamato in Italia come formatore dei giovani allievi missionari e il 30-4-1984 è eletto Superiore Regionale d’Italia. Nel 1990 è di nuovo destinato al Burundi, dove assiste alle elezioni democratiche. Di lì a poco, però, ritorna la guerra civile. Lui e i confratelli, in una assemblea generale il 21-8-1995, decidono di restare nel Paese.
    CATINA GUBERT nacque a Fiera di Primiero, Trento, l’8-12-1921. In gioventù fu socia di Azione Cattolica. Nel 1975 lasciò il lavoro e partì per il Burundi. Insieme ad altri membri di LVIA (Associazione Internazionale Volontari Laici) di Cuneo, seguì la nascita di una comunità di lavoro, sostenendo i lavoratori contro i soprusi dei capi. Nel 1979 dovette rientrare in famiglia a causa delle prime espulsioni dei missionari, ma ripartì nel 1984, alla volta della Tanzania. Nell’aprile 1994, 73enne, partì per l’Africa, ma a causa della guerra civile, la sua permanenza in Burundi, che doveva essere momentanea, divenne definitiva.

    La sera del 30-9-1995, tre soldati arrivarono alla casa dei missionari, li fecero inginocchiare nella stanza più grande, uccisero i padri e Catina con colpi di arma da fuoco. Le tombe dei due padri e della volontaria si trovano davanti alla chiesa di Buyengero.

     

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