Mercoledì 27 dicembre 2023

     

    1.a settimana Tempo di Natale

     

    Accadde il 27-12-…

    1521 – Eletto Papa Adriano VI, olandese, ultimo papa straniero fino a Giovanni Paolo II

    1587 – Sigismondo III viene incoronato re di Polonia

    1612 – Nettuno viene osservato per la prima volta da Galileo Galilei

    1947 – Il presidente Enrico De Nicola promulga la Costituzione della Repubblica Italiana

    1978 – La Spagna diventa una monarchia parlamentare dopo 40 anni di dittatura

    2007 – L’ex primo ministro pakistano Benazir Bhutto è uccisa a Rawalpindi in attentato suicida

     

    Antifona di Natale

    Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi.

     

    Preghiera del giorno

    O Dio, che per mezzo del santo apostolo Giovanni ci hai dischiuso le misteriose profondità del tuo Verbo, donaci intelligenza e sapienza per comprendere l’insegnamento che egli ha fatto mirabilmente risuonare ai nostri orecchi. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    S. Giovanni evangelista

    È apostolo di Gesù e uno dei 4 evangelisti. Egli è «colui che annuncia ciò che ha visto coi suoi occhi». Pescatore di Galilea è scelto da Gesù con suo fratello Giacomo: sono soprannominati da Gesù: “Figli del tuono” per il loro temperamento impetuoso. È seduto accanto a Gesù durante l’ultima cena e poco prima di morire, il Signore gli affida la Madonna dicendogli: «Ecco tua madre».

    E ancora lui a riconoscere Gesù risorto quando appare sul lago di Galilea. Lo vediamo, poi, al fianco di Pietro nella predicazione del Vangelo e in Asia Minore dà vita a molte chiese. A Roma esce illeso da una pentola di olio bollente; poi a causa della persecuzione dei cristiani, è esiliato sull’isola di Patmos (Grecia) dove scrive l’Apocalisse.

    Infine si stabilisce a Efeso (Turchia) con Maria, madre di Gesù, dove l’apostolo si spegne in età avanzata nel 104. In questo luogo Giovanni scrive il suo Vangelo e la frase che ripete è: «Amatevi gli uni gli altri» perché se si fa questo non serve altro.

     

    Parola di Dio del giorno 1 Giovanni 1,1-4

    Figlioli miei, quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi –, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.

    E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.

     

    Riflessione L’educatore al bivio: legare o sciogliere…

    Una generazione che si è emancipata dall’autorità dei genitori per finire soggetta alla tirannia dei coetanei. Una generazione che sta male come poche prima di lei, che non ha conosciuto la guerra ma conosce più di ogni altra l’apatia, la depressione, l’autolesionismo. Sono i nuovi adolescenti, indecifrabili – fragili e spavaldi – schiacciati dal narcisismo e della fragilità degli adulti, a loro volta eterni adolescenti.

    È il ritratto emerso da L’educatore al bivio: legare o sciogliere, incontro che ha aperto il ciclo L’ascolto del figlio organizzato dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II e che ha visto andare in scena un confronto tra la pedagogista Milena Santerini, il teologo Pierangelo Sequeri e lo psichiatra Paolo Crepet. Un invito a fare un passo oltre i luoghi comuni, in cui i principali imputati sono il ’68 e lo psichiatra Benjamin Spock, che hanno liberato i giovani dall’autorità dei genitori, creando però un vuoto educativo: “La neutralità pedagogica crea incertezza, solitudine, ansia” spiega Santerini: “Oggi le scelte sono meno condizionate, ma nella società individualista si paga la libertà con la solitudine”. “Oggi parliamo di patriarcato e tutti si vergognano di dire che invece c’è una figlio-crazia” esordisce Crepet: “È davvero strana la generazione che ha contestato i genitori per diventare schiava dei figli”. “Non far mancare nulla a un ragazzo significa creare una generazione di fragili che a 20 anni non sanno che cosa sia la frustrazione e la sconfitta.

    Siamo arrivati all’idea di togliere i voti, abbiamo messo la gomma piuma su tutti gli spigoli, creato un mondo senza cerotti”. “La cosa che più spaventa, è il tramonto emotivo. Vogliamo anestetizzare questo mondo sofferente”. Anche Freud e la liberazione sessuale sono finiti sotto accusa: “Ritenere che l’ossessione dell’umanità sia il sesso è ormai fuori dai tempi”. “Pensavamo che il sesso fosse questione politica – aggiunge Sequeri – invece la politica è diventata una questione sessuale, legata a piacere e appagamento…La simbolica del godimento sessuale fa crescere il senso di impotenza e fa morire l’intimità coniugale, che diventa una merce buona per tutto”. Anche la Chiesa, spiega Sequeri, ha le sue responsabilità: “La teologia della famiglia non è diventata teologia della società.

    Smettiamola di essere ossessionati dalla coppia, perché se la consideriamo l’unica cosa importante, tutti gli altri rapporti cercheranno di avvicinarsi lì, a cominciare dell’amicizia”. Sequeri ne ha anche per il politicamente corretto “che produce regole senza senso sperando che cresca un senso senza regole”. “Il primo femminismo del ‘68 voleva fare giustizia dell’oppressione e del patriarcato – replica Sequeri – il secondo femminismo ha cercato di far valere il corpo e la sua differenza. 

    Il femminismo di oggi non è più nemmeno femminile, perché il corpo è diventata un’appendice plasmabile a seconda di cosa la mente decida di essere”. “L’intelligenza artificiale – conclude Crepet – proporrà l’utero perfetto, la musica perfetta, la temperatura perfetta per la gravidanza, cercherà di programmare l’assenza di frustrazione. Ma ci piace davvero che un figlio nasca in questa assoluta perfezione? Non rischia di trasformarsi in incubo?”.

     

    Intenzione di preghiera

    Perché la chiesa non rinunci al difficile, ma necessario compito educativo e accetti la sfida di rileggere l’oggi alla luce del Vangelo.     

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli…Gli impressionisti

    CLAUDE MONET: CAMPO DI PAPAVERI AD ARGENTEUIL

    1873 – olio su tela – 50 x 65 cm – Musee d’Orsay – Parigi

    Questo quadro di Claude Monet è uno dei dipinti di paesaggio più famosi al mondo, noto anche come I papaveri di Argenteuil, la cittadina poco distante da Parigi dove Monet si era rifugiato. La guerra franco-prussiana era terminata nel 1871 e la Francia stava cercando di riprendersi. Monet era appena tornato dall’Inghilterra, dove aveva ammirato i paesaggi di Constable eTurner ed era stato colpito dalla loro freschezza e capacità di cogliere in modo naturalistico l’infinita variabilità della luce nel paesaggio il che lo influenzerà molto nelle opere successive.

    Nel quadro il pittore descrive la distesa di papaveri scarlatti che cresce nell’erba alta sotto uno sfondo di cielo azzurro e nuvole bianche. Un bosco, con una villa in lontananza, divide la tela orizzontalmente. 4 figure indistinte attraversano il campo: il quadro è tutto qui, di una semplicità assoluta, eppure questa semplice tela ha sfidato la pittura tradizionale e ha lanciato un nuovo movimento verso la pittura moderna. Anche se il pittore ha realizzato l’opera in fretta, “con poca attenzione ai dettagli” (secondo i requisiti della pittura impressionista), in realtà ha progettato la composizione con grande attenzione.

    Monet infatti era ormai un esperto di pittura ad olio e dipingeva en plein air, all’aperto, per catturare la delicata qualità della luce. I papaveri sono resi con pennellate informali, ma la resa è perfetta. Ciò che lo ossessionava infatti era catturare l’impressione dell’occhio e per farlo, era costretto a correre contro il tempo per inseguire la luce in continua mutazione. Le due figure in primo piano raffigurano probabilmente la moglie Camille e il figlio Jean: la donna e il bambino sono raffigurati due volte nel quadro, in primo piano e sullo sfondo, ma l’espediente induce l’occhio a ripercorrere interamente il piano del campo e la loro posizione serve principalmente ad accentuare la diagonale del paesaggio.

    L’artista non ha voluto ricercare simbolismi o significato nascosti nel dipinto che è semplicemente una celebrazione di ciò che esiste. L’intera concezione della tela si basa su linee curve, date dalla linea dell’orizzonte e dalle cime degli alberi che la coronano, conferendo alla tela un movimento fluido e ondulatorio, che permette di far rivivere allo spettatore la dolce brezza del vento e la tranquillità della campagna francese.

     

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