mercoledì 3 giugno ’20

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Harold Knight

     

    IXa Settimana tempo Ordinario

     

    Il Proverbio del Giorno (1000 proverbi della Bibbia)

    Il lavoro porta abbondanza. Le chiacchiere, miseria

     

    Iniziamo la giornata pregando (S. Agostino)

    Quanto ci amasti, Padre buono, che non risparmiasti il tuo unico Figlio, consegnandolo agli empi per noi! Quanto amasti noi, per i quali Egli, non giudicando una usurpazione la sua uguaglianza con te, si fece suddito fino a morire in croce, ci rese, da servi, tuoi figli nascendo da te e servendo a noi! A ragione è salda la mia speranza in lui che guarirai tutte le mie debolezze. Senza di lui dispererei. Le mie debolezze sono molte e grandi, ma più abbondante è la tua medicina. Amen

     

    Carlo Lwanga e 12 compagni

    Tra il 1885 e il ‘87, in Uganda i cristiani subirono una violenta persecuzione: le vittime furono un centinaio e tra loro Carlo, bruciato vivo insieme a 12 compagni nel 1886. Carlo Lwanga, capo dei paggi reali, era stato battezzato dai Padri Bianchi, fondati dal cardinale Lavigerie. Inizialmente la loro opera, avviata nel 1879, venne ben accolta dal re Mutesa e dal successore Muanga, che però si fece influenzare dal cancelliere del regno e dal capo tribù e decise la soppressione fisica dei cristiani, alcuni dei quali uccise con le proprie mani.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Marco 12,18-27)

    Vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Frammenti don Davide Rota)

    Che il dopo Covid non sarà né facile né indolore, lo si percepisce anche nell’ambito del Patronato: da quando si sono allentate le rigorose misure dell’emergenza, si sono moltiplicati litigi e discussioni. Se si tiene conto del tizio che fotografa la gente in fila per i sacchetti della cena (“metto la foto su WhatsApp per denunciare chi non rispetta il distanziamento”), di quell’altro che insulta il vicino per la mascherina abbassata; o quello che si rifiuta di farsi misurare la temperatura in portineria (“Basta! E’ la decima volta oggi!”), di chi è insofferente ai richiami, per non parlare infine di chi dal balcone di casa spia il prossimo per avvertire la polizia di ogni infrazione…vien da pensare che dall’obbligo di stare al chiuso si siano liberati per primi i sentimenti meno nobili e che insieme alla legittima voglia di ricominciare, si nutra anche quella meno legittima di far pagare a qualcuno i disagi subiti. Sul cielo di Lombardia (“così bello quando è bello”) ripulito da smog e polveri sottili, si stanno addensando nubi che fanno presagire tempeste: gli studi legali sono allertati…ci sarà molto da fare per loro nei prossimi mesi. Non era questo il ricominciamento sognato nei giorni terribili della passione del nostro popolo…Ma in fondo è vero anche per la gente di oggi quello che ironicamente diceva di sé anni fa un vecchio prete: “Dopo gli Esercizi Spirituali, per ritornare a essere quello di prima, mi ci vogliono almeno una quindicina di giorni”.   

    L’Intenzione del giorno

    Preghiamo per le popolazioni africane afflitte da guerre civili e conflitti etnici

     

    Don’t Forget!  Santi e beati della Carità

    Beato giacomo villa l’elemosiniere 1270-1304

    Anche un vescovo può trasformarsi in assassino: succede (o succedeva) quando il denaro acceca la mente e diventa l’unica dimensione di vita, non lasciando spazio a nessun sentimento. Illustre vittima di questo vescovo senza scrupoli fu GIACOMO VILLA DA CITTÀ DELLA PIEVE. Nasce a Città della Pieve verso il 1270 e dei suoi primi anni poco o nulla si sa, se non che è abituale frequentatore della chiesa dei Servi di Maria, poco distante da casa sua. E’ qui che un giorno, alla proclamazione del vangelo di Luca nel quale Gesù ammonisce che “chi non rinunzia a tutto quello che possiede, non può essere mio discepolo”, prende la decisione eroica di dedicarsi interamente ai poveri. Certamente la scelta di Giacomo non è improvvisata, per cui l’avvenimento non è che il coronamento di un lungo percorso, iniziato nella chiesa dei Serviti. Il giovane Giacomo a Siena si laurea brillantemente in giurisprudenza; ben presto diventa l’avvocato dei poveri, che assiste gratuitamente, assumendo tutte le cause che “non rendono” e che, a poco a poco, lo fanno schierare dalla parte dei diseredati e di quelli che non contano, per difenderli dai soprusi dei nobili e dei prepotenti.

    Tra questi ultimi si distingue il vescovo di Chiusi, per il quale l’attrazione delle ricchezze è sicuramente maggiore di ogni preoccupazione pastorale. Giacomo, convertito o illuminato da quel versetto evangelico, ha deciso di utilizzare tutti i suoi beni per ristrutturare una chiesa con attiguo edificio, da trasformare in ospizio. Qui accoglie, sfama, nutre, cura, fascia, assiste fino alla morte, poveri, anziani e senzatetto. Tutto, naturalmente, all’insegna della più completa gratuità e unicamente “per amor di Dio”, attingendo per il necessario dai suoi beni di famiglia che ha donato all’ospizio e dalle elargizioni dei concittadini. Che questo “tesoro dei poveri” acquisti a un certo punto proporzioni significative ed allettanti lo possiamo desumere dal fatto che un bel giorno l’ingordo vescovo di Chiusi cerca di impadronirsene. Convinto che la carità debba andare a braccetto con la giustizia, Giacomo vuole impedire questa appropriazione indebita di beni che appartengono esclusivamente ai poveri: rispolvera così le sue conoscenze di giurisprudenza, ritorna per un momento avvocato e si appella alla curia romana, che gli dà ragione e lascia con un palmo di naso il rapace vescovo. Che però non si rassegna e, volendo vendicarsi per lo smacco subìto, invita Giacomo nel vescovado di Chiusi, con la scusa di voler fare la pace con lui, ma quando questi riprende la strada del ritorno verso Città della Pieve, lo fa assassinare da due sicari il 15 gennaio 1304. Il servitore e l’avvocato dei poveri è subito venerato come martire della giustizia e della carità, ma devono passare più di 5 secoli prima che la Chiesa, nel 1806, approvi il culto e riconosca il titolo di “beato” a Giacomo l’Elemosiniere.

     

     

     

     

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