XXVI Settimana tempo Ordinario
Iniziamo la Giornata pregando
Tu sei grande, Signore, e ben degno di lode; grande è la tua virtù e la tua sapienza incalcolabile. E l’uomo vuole lodarti, una particella del tuo creato che si porta attorno il suo destino mortale, che si porta attorno la prova del suo peccato e la prova che tu resisti ai superbi. Eppure l’uomo, una particella del tuo creato, vuole lodarti. Sei tu che lo stimoli a dilettarsi delle tue lodi, perché ci hai fatti per te e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te. Amen”
San Girolamo – Sacerdote e dottore della Chiesa
Fece studi enciclopedici ma, portato all’ ascetismo, si ritirò nel deserto, vivendo in penitenza. Da prete, iniziò un’intensa attività letteraria. Collaborò con papa Damaso e, alla sua morte, tornò a Gerusalemme dove partecipò a numerose controversie per la fede, fondando il monastero in cui morì. Di carattere focoso provocò consensi o polemiche, fustigando vizi e ipocrisie. Scrittore infaticabile, grande erudito e ottimo traduttore, a lui si deve la Volgata in latino della Bibbia, a cui aggiunse dei commenti, ancora oggi importanti
Ascoltiamo la Parola di Dio (Lc 9,57-62)
In quel tempo, mentre andavano per la strada, un tale disse a Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, concedimi di andare a seppellire prima mio padre». Gesù replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu và e annunzia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore, ma prima lascia che io mi congedi da quelli di casa». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».
Riflessione Per Il Giorno (Mattutino di Mons. Ravasi)
La giustizia de sto mond / la someja a quij ragner /ordii in long, / tessuu in redond, / che se troeuva in di tiner. / Dininguarda a mosch, moschitt / che ghe barzega un poo arent; / purghen subet el delitt / malappena ghe dan dent. / All’incontra i galavron / sbusen, passen sensa dagn, / e la gionta del scarpòn / la ghe tocca tutta al ragn. |
Il sonetto è del poeta milanese Carlo Porta (1775-1821). L’idea è data dall’immagine di una ragnatela ordita in modo creativo e armonioso da un ragno. Essa diventa la triste parabola della «giustizia di questo mondo». Volano mosche e moscerini, cioè le persone modeste e semplici che sono implacabilmente catturati dalla trama dei fili. Si precipita un calabrone, segno di potenza e prepotenza e la rete si squarcia ed esso ne esce indenne e fin ringalluzzito. Ma non è finita. Nella cantina entra il padrone, simbolo del potere dominante, vede la ragnatela, la abbatte e il povero ragno, cioè il giudice, è calpestato e spiaccicato dal tacco dell’uomo. Purtroppo la storia racconta questo apologo in mille modi, premurandosi di mostrarne l’amara verità. La morale ideale da raccogliere è valida anche per chi non amministra la giustizia o ne è coinvolto e può essere espressa con le parole lapidarie di Cristo: «Beati gli affamati e gli assetati di giustizia”» (Matteo 5, 6). |
Intenzione del giorno
Preghiamo perché l’attuale crisi ci ispiri stili di vita più improntati alla sobrietà e alla solidarietà
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