V settimana Tempo Ordinario
Aforisma di Lucio A. Seneca 4 a. C – 65 d. C
“È ingrato chi nega il beneficio ricevuto; ingrato chi lo dissimula; più ingrato chi non lo restituisce; il più ingrato di tutti chi lo dimentica.”
Preghiera alla SS. Trinità
Io Ti adoro, o Dio in tre persone, io mi prostro innanzi alla tua maestà. Tu solo sei l’Essere, la via, la bellezza, la bontà. Io ti glorifico, ti lodo, ti ringrazio, ti amo, benché sia indegno, in unione con il tuo Figlio Gesù, nostro Salvatore, nella misericordia del suo Cuore e per i suoi meriti infiniti. Amen
Santo di oggi
S. Roberto di Newminster
San Roberto nacque a Gargrave, in Inghilterra, nell’anno 1100. Studiò a Parigi e al ritorno in patria fu ordinato sacerdote e nominato rettore. Nel 1132, si unì ai benedettini cistercensi nella nuova fondazione di Fontains.
Le sue doti di saggezza e di pietà lo posero in particolare luce tra i compagni, e qualche anno dopo ebbe l’incarico di fondare il secondo monastero cistercense nel paese, a Newminster dove diede grande impulso alla vita di questa nuova abbazia. Come guida della nuova comunità, si preoccupò soprattutto della formazione spirituale dei giovani.
Ma le lezioni più efficaci le diede con l’esempio, la carità e alla preghiera. I monaci di Newminster poterono così additare il loro superiore come esempio ai cistercensi e ai fedeli, la cui efficacia non cessò dopo la morte, avvenuta nel 1159.
Parola di dio del giorno Marco 12,18-27
Vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza.
Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.
Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».
Riflessione da Seneca, De vita beata 1,1ss.
Fratello Gallione(1), tutti vogliono vivere felici, ma quando si tratta di veder chiaro cos’è che rende felice la vita, sono avvolti dall’oscurità. Ed è così difficile raggiungere una vita felice che più la si ricerca con affanno più ci se ne allontana, se si è fuori strada. Quando questa poi ci porta in direzione opposta, proprio la velocità diventa causa di maggiore distanza.
Prima bisogna stabilire dove vogliamo andare, poi considerare per quale via possiamo farlo nel modo più rapido. Capiremo durante il viaggio, se sarà quello giusto, quanto ogni giorno si procede e quanto siamo più vicini a dove il desiderio naturale ci spinge. Certo, finché vaghiamo a caso, senza seguire una guida ma il clamore discorde di chi chiama da ogni parte, la vita si consumerà, resa breve dagli errori, anche se giorno e notte ci daremo da fare con le migliori intenzioni.
Decidiamo, allora, dove vogliamo andare e per quale via ma non senza un esperto che già conosca la strada che cominciamo a percorrere, perché certo non è come negli altri viaggi dove, se si è individuato il percorso e si chiedono informazioni agli abitanti, non si può sbagliare. In questo caso, invece, proprio le strade più battute e frequentate ci traggono in inganno. Soprattutto bisogna fare attenzione a non seguire, come pecore, il gregge di chi ci precede, perché non si va dove si deve andare, si va dove vanno tutti.
(1) Gallione è colui che giudicò il caso di S. Paolo a Corinto
Intenzione di preghiera per il giorno
Preghiamo perché fra le infinite vie del mondo scegliamo l’unica che è verità e vita e cioè Gesù.
Don’t Forget! Storia dei Martiri
Martiri Messicani 11.A PARTE …RIASSUMENDO…
LO SCONTRO TRA POPOLAZIONE CATTOLICA E GOVERNO MASSONE
Sarà PLUTARCO CALLES, però, braccio destro di Obregon, a iniziare la più feroce delle guerre al cattolicesimo. Eletto alla presidenza nel 1924, uno dei suoi primi atti fu la proclamazione della cosiddetta legge Calles (1926), una delle formulazioni più anticlericali mai prodotte in un regime (semi)democratico, la cui applicazione alla lettera avrebbe gradualmente condotto a una nuova guerra civile. Infatti per tre anni (1926-29), il Messico praticò una politica di ateismo di Stato, come quello allora in vigore nell’Unione Sovietica comunista.
La legge Calles diede legittimità all’instaurazione di un ordine giuridico tanto anticlericale quanto antireligioso, dietro la scusante della gestione della libertà di culto, dal cui ventre furono partorite disposizioni molto severe, punibili con ammenda, incarcerazione ed esilio, tra le quali l’obbligo di apostasia per i dipendenti pubblici, l’espropriazione con annessa nazionalizzazione di chiese, conventi e monasteri, e l’accelerazione della campagna di espulsioni dei chierici di nazionalità straniera iniziata da Obregon.
Il nuovo codice legislativo consacrò l’inizio di una persecuzione di stato, legale e istituzionalizzata, la cui intensità, però, non fu uniforme. Gli stati federati, infatti, in quanto liberi di applicare la legge Calles a discrezione, adottarono la nuova realtà in modi differenti.
Nel Chiapas, ad esempio, il governatore TOMÁS GARRIDO CANABAL, ordinò “l’assassinio di numerosi sacerdoti e la chiusura delle chiese del Tabasco, vietò l’abito talare, i libri che menzionavano Dio e l’uso di croci sopra le tombe; sostituì le feste religiose con celebrazioni regionali e cambiò le denominazioni di città e villaggi che contenevano nomi di santi; obbligò, infine, i preti a sposarsi”.
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