Mercoledì 8 giugno 2022

     

    Decima settimana tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno di Hemingway

    Non bisogna giudicare gli uomini dalle loro amicizie: Giuda frequentava persone irreprensibili!

     

    Preghiera del giorno

    Mio Dio ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei bene infinito e nostra eterna felicità; per amor tuo amo il prossimo come me stesso e perdono le offese ricevute. O Signore, fa’ che io ti ami sempre più. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Medardo

    Il padre è uno dei Franchi conquistatori della Gallia. Sua madre appartiene ai nobili del popolo “conquistato” e lui, Medardo, fa parte della prima generazione “francese”, nata dalla fusione di due stirpi. Dopo gli studi viene ordinato sacerdote, e diventa famoso per i miracoli attribuitigli.

    Nell 545 è vescovo di Saint-Quentin, nel territorio sul quale regna Clotario I, uno dei 4 figli di Clodoveo, che alla morte del padre si sono spartiti il regno. E un giorno arriva da lui Radegonda, figlia del re di Turingia, moglie del re Clotario I ma continuamente tradita e offesa da lui.

    Medardo l’accoglie, la consacra diaconessa: Radegonda fonderà poi un monastero e un ospedale a Poitiers. Quando muore Medardo, nel 560, il re Clotario I ordina che il corpo sia portato a Soissons dove sopra la sua tomba si costruirà poi la chiesa dell’abbazia a lui intitolata.

     

    Parola di dio del giorno Matteo 5,17-19

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.

    Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

     

    Riflessione del giorno da un articolo di Fabrizio Pezzani

    Il libro ‘La banalità del male’ fu scritto da Hannah Arendt e pubblicato nel 1963; la Arent, filosofa politica e perseguitata dal regime nazista, aveva seguito il processo ad Eichmann per crimini di guerra ed evidenziato come quello che era stato un efferato criminale, nella vita quotidiana e familiare fosse una persona “normale” ed asimmetrica rispetto alla spietatezza che esercitava nel suo “lavoro”.

    È possibile, si domanda la Arendt, che individui normali e giudicati tali da esperti psichiatri possano rivelarsi in certe circostanze criminali efferati senza il minimo senso di colpa? La Arendt sosteneva che tali circostanze si possono verificare se mancano le radici, la memoria degli errori passati, il non ritornare sui propri pensieri ed azioni, insomma la mancanza di un dialogo interiore con sé stessi.

    “Gnotzi seauton” (conosci te stesso) era l’esortazione incisa sul frontale del tempio di Apollo a Delfi; conoscere la tua mente per capire il mondo e le persone che ti circondano. Sembra però che questa indicazione si sia persa nei nostri tempi rendendoci meno indipendenti nelle scelte della vita, privi di capacità critica e d’immaginazione ma influenzati da un modello culturale invasivo ed omologante che rende la massa una sorta di “plancton” in balia delle onde e del vento, incapace di guardarsi dentro.

    Non è quello che sta succedendo anche oggi con la guerra in Ucraina? A parte il capo del Cremlino e i suoi sodali, che succede a tanti italiani che invertono tranquillamente il ruolo di vittima e di aggressore e sostengono l’insostenibile? Qui non è più questione nemmeno di banalità del male, ma di malafede e di stupidità ideologica tout court. 

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché impariamo a vigilare su noi stessi per non rendere banale la vita e il pensiero e non spegnere la coscienza.     

     

    Don’t forget! Vite straordinarie

    Maria Gaetana Agnesi (1718-1799)

    Maria Gaetana Agnesi è riconosciuta come una delle più grandi matematiche di tutti i tempi: fu la prima donna a scrivere un libro di matematica e a ottenere una cattedra universitaria di matematica presso l’Università di Bologna. Nata da famiglia di industriali della seta di Milano, era prima di 21 figli.

    Dalla famiglia ereditò l’amore alla cultura e in pochi anni apprese oltre all’italiano, il greco, il latino, l’ebraico, lo spagnolo, il francese, l’inglese e il tedesco. A casa sotto la guida di precettori imparò l’eloquenza, la matematica e la filosofia.

    Dietro pressioni paterne accettò di non farsi monaca, ma a condizione di poter studiare e di rinunciare alla vita mondana. Nel 1748 scrisse il libro “Istituzioni analitiche a uso della gioventù italiana” tradotto in varie lingue e lodato dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria e dal Papa.

    Per due anni sostituì il padre che aveva la cattedra di Matematica all’università di Bologna, ma alla morte di lui, rinunciò alla titolarità della cattedra che gli era stata offerta, per dedicarsi alla cura degli infermi e dei malati e a tale scopo organizzò un piccolo ospedale in casa sua che finanziava con la vendita dei suoi averi.

    Si dedicò anche all’istruzione dei figli poveri dei domestici e si concentrò sullo studio della teologia con risultati apprezzati anche dai migliori teologi del tempo. Nel 1771 quando a Milano venne istituito il “Pio Albergo Trivulzio” per anziani malati, diventò prima direttrice della sezione femminile poi di tutta l’istituzione.

    Morì nel 1799 rispettatissima e amata da tutti. Figura eccezionale di donna di cultura e di scienziata, forse troppo poco conosciuta visti i suoi altissimi meriti, è stata una delle più grandi pensatrici del XVIII secolo e ha saputo unificare in una sintesi straordinaria il pensiero, la conoscenza e la fede. 

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