mercoledì 9 dicembre ’15

Iniziamo la Giornata Pregando (Inno liturgia ore)

In Te Signore noi riposiamo e nella notte prendiamo forza; al tuo giorno tu ci prepari svelando a noi il tuo amore. Ormai levato su altre terre, città diverse ridesta il sole eterno amore fedele all’uomo ridona gioia ad ogni volto. Tu che sei luce e hai vinto il male per sempre vivo Gesù risorto combatti tu la nostra lotta difendi noi dall’Avversario. A te Creatore e nostro Padre a te Vivente insieme a lui a te Sorgente d’amore e vita la nostra lode in ogni tempo.

JUAN DIEGO CUAUHTLOTATZIN

Nel dicembre 1531 la Madonna apparve a Guadalupe, Messico a Juan Diego che pochi anni prima aveva ricevuto il battesimo all’età di 50 anni. Rimasto vedovo, visse santamente presso il luogo dell’apparizione fino all’età di 74 anni.

La Parola di Dio del giorno (Mt 11,28-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

Riflessione Per Il Giorno (Card. Ravasi Mattutino)

Ho spedito a una decina di amici un telegramma che diceva: «Fuggi immediatamente. Hanno scoperto tutto». Ebbene, tutti quegli amici hanno lasciato la città senza pensarci due volte. Lo scherzo di quel terribile personaggio che era lo scrittore americano Mark Twain (1835-1910) è emblematico. Appena ricevuto il messaggio, tutti si erano premurati di correre ai ripari, sapendo di avere qualche scheletro nell’armadio. Alla base c’è l’ipocrisia, vizio che autoassolve e giustifica ma non riesce a rendere tranquilla la coscienza quando è tutt’altro che limpida. D’altronde, lo stesso Twain ironizzava sulla buona educazione perché secondo lui «consiste nel nascondere quanto bene pensiamo di noi stessi e quanto male degli altri». Cristo, come è noto, è stato severo e sferzante nei confronti degli ipocriti perché l’orgoglio li rende coriacei, avvolgendoli in una cappa d’oro, sotto la quale nascondono le vergogne. Gesù ricorreva all’immagine dei «sepolcri imbiancati» (Mt 23, 27). E’ necessario l’esercizio dell’esame di coscienza, sapendo di avere tutti qualche macchia nascosta.

Intenzione del giorno

Preghiamo per i politici e gli amministratori pubblici perché operino nella lealtà e onestà

Il quadro della settimana – 105° quadro della serie: i 1000 quadri più belli del mondo

Domenico Ghirlandaio: l’adorazione dei pastori 1485 – tempera su tavola -167×167 cm – S. Trinita – Firenze

Il pittore Domenico Bigordi, detto Ghirlandaio (Firenze 1449–Firenze 1494) fu tra i protagonisti del Rinascimento all’epoca di Lorenzo il Magnifico grazie a uno stile preciso, piacevole e veloce. Capo di una nutrita bottega, in cui mosse i primi passi anche Michelangelo, è ricordato per i grandi cicli affrescati nella Cappella Sistina a Roma, la Cappella Sassetti e la Cappella Tornabuoni a Firenze. Il Ghirlandaio dipinge quest’opera su commissione di Francesco Sassetti, banchiere e mecenate fiorentino titolare dell’omonima cappella in S. Trinita. La cornice ha in alto la scritta “Ipsum quem genuit adoravit Maria” (Maria adora colui che ha generato). La scena si svolge in ambiente esterno: in primo piano i personaggi principali, Maria adora il Bambino posato su un lembo del suo mantello davanti al sarcofago romano adibito a mangiatoia per l’asinello e il bue (simboli di pagani ed ebrei); al centro, Giuseppe scruta l’arrivo di un corteo; a destra il gruppo di tre pastori, ripreso con lo stesso intenso realismo di quelli del Trittico Portinari opera del pittore fiammingo Hugo van der Goes. Nel primo pastore, quello che indica il Bimbo, è stato identificato lo stesso Ghirlandaio. Il barroccio e la sella dietro la Vergine alludono al viaggio della coppia, mentre i 3 sassi tra il Bambino e il pastore, la roccia, il mattone e la pietra del sarcofago, sono riferimento all’attività della famiglia “Sassetti”. Il cardellino simboleggia la futura passione e resurrezione del Bambino. L’arco di trionfo sullo sfondo attraverso cui passano i Magi, è un invito simbolico a lasciarsi alle spalle l’era pagana.

A sinistra i primi due magi sono vicini e guardano la cometa che brilla sul tetto di paglia della capanna, sorretto da monumentali pilasti romani, uno dei quali reca sul capitello la data MCCCCLXXXV. Ai pastori con le greggi sullo sfondo l’angelo annuncia la nascita del Salvatore. Anche le città in lontananza sono allegoriche: quella a destra è un riferimento a Gerusalemme con l’edificio a cupola davanti a cui sorge l’albero secco col ramo spezzato, simbolo della sua conquista; la città di sinistra invece è un’elaborazione di Roma, coi sepolcri di 2 imperatori: Augusto, col suo mausoleo e Adriano, che si pensava sepolto sotto la Torre delle Milizie. Ma si intravede anche quella che sembra la Cattedrale di S. Maria del Fiore, a ribadire il ruolo di Firenze come nuova Roma. Tipicamente fiamminga è l’attenzione al dettaglio, dove ogni oggetto ha un ruolo simbolico, e l’uso della prospettiva aerea, col paesaggio che sfuma nella foschia verso una minuta rappresentazione di colline e città. La pala è affiancata dagli affreschi dei committenti inginocchiati, che si uniscono così alla sacra adorazione, formando così una specie di trittico a tecnica mista.