I suoi occhi brillavano come le stelle delle lunghe notti africane, quando si riempivano di commozione ricordando la sua storia fatta di fughe, violenze e soprusi.
La stessa commozione la ritrovo adesso in quegli stessi occhi, mentre gli spiego che grazie al Patronato, potrà iniziare un tirocinio che gli darà l’opportunità di guadagnare qualche soldo per mantenere la sua famiglia, e costruirsi un pezzo di futuro in Italia.
«Io non ti posso spiegare quello che questo vuole dire per me», dice il ragazzo.
Forse è vero che io non posso capire fino in fondo che cosa vuol dire scappare dai terroristi, ritrovarsi in un altro paese, dormire in un dormitorio per mesi, imparare un’altra lingua, imparare un altro lavoro.
Non posso capire cosa vuol dire chiamare casa un posto che non è casa mia, ma che lo accoglie, chiamare amico uno che ha i capelli rossi e gli occhi azzurri, che vive a quattromila km da dove sono quelli che solitamente chiamava amici.
Non posso capire che una piccola opportunità, come un tirocinio, possa cambiare la sua vita, e non posso capire la grandezza del suo grazie e della sua commozione quando uscendo dal mio ufficio si reca in chiesa e ringrazia Dio per la grande opportunità ricevuta.
Una delle tante cose che non posso capire, ma che per fortuna avvengono al Patronato san Vincenzo.
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