Parole da imparare per il bene ricevuto

    Il fatto è avvenuto anni fa, ma il suo insegnamento è sempre attuale. Si erano presentati «a nome di don A.» che li avrebbe indirizzati al Patronato per chiedere aiuto (il don in questione ovviamente non ne sapeva nulla).

    Prima l’uomo, poi la donna e infine l’anziano – ma tutti di una sola famiglia – avevano presentato richieste così spropositate che il contributo offerto, pur consistente, era stato liquidato con disprezzo: «Ci trattate come morti di fame» (i soldi però li hanno intascati).

    I volontari della mensa avevano aggiunto anche i sacchetti con la cena. Ma il volontario più anziano a fine turno uscendo aveva trovato i 3 sacchetti gettati in un’aiuola. Informato della cosa mi limitai a commentare: «Temo che non sia finita qui, prepariamoci ad altre sorprese».

    Il lunedì dopo all’apertura della scuola si scoprì che le porte di due laboratori erano state scardinate, vari strumenti di lavoro rubati e l’interno lordato. Le telecamere di sorveglianza avevano rivelato che la domenica, nella Messa delle 11 confuso tra i fedeli, uno dei tre era entrato e, indisturbato, aveva combinato tutto quel macello.

    Perché bisogna ammettere che solo questo purtroppo sa combinare chi non ha imparato (o non gli è stato insegnato) a mettere in pratica tre semplici parole che iniziano per r: riconoscere il bene ricevuto, ringraziare per lo stesso e restituirne anche solo una parte.

     

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