Che l’aumento del livello delle temperature provochi il drastico abbassamento del livello di tolleranza è un fatto, tanto più evidente in luoghi dove convivono in molti. Alcune sere fa un tale un po’ bevuto, aveva cercato refrigerio dormendo sul pavimento; involontariamente un altro nella penombra l’aveva calpestato, provocandone la furibonda reazione.
Attorno a loro che si scazzottavano, si erano formati due gruppi che si minacciavano a loro volta. Dopo che il personale educativo ebbe riportato la calma, un altro africano che aveva assistito alla scena, scuotendo il capo sentenziò: «Homo, homini lupus!» (l’uomo è lupo per l’uomo). Stupito, gli chiedo: «Come fai a conoscere il latino, dato che neppure sai l’italiano?».
Mi guarda con l’aria di chi non capisce, perciò insisto: «L’hai detto perché hai visto il litigio, vero?». E lui: «L’ho sentito da una volontaria della mensa, ma non so cosa vuol dire; l’ho detto perché suona bene». Al Patronato capitano fatti sorprendenti: in un’afosa sera d’estate c’è chi si sente calpestato nella dignità non se si ubriaca volontariamente, ma se uno involontariamente inciampa su di lui.
Nel frattempo un altro declama un motto della migliore tradizione latina senza la minima idea di cosa significhi, riuscendo però a descrivere alla perfezione ciò che sta succedendo.
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