La sua storia, per quanto difficile, fino a poche settimane fa non si era discostata da quella di migliaia di altri africani come lui: partito giovanissimo dal suo paese, si era avventurato attraverso il Sahara in un percorso durato mesi fino ad approdare in Libia dove aveva trovato qualche lavoro che gli aveva permesso di sommare la cifra necessaria alla traversata.
Dopo l’approdo a Lampedusa e l’ospitalità in un “campo” della nostra provincia, aveva ottenuto il permesso di soggiorno. Accolto al Patronato, lo si è aiutato a trovare un posto di lavoro dove si è adattato di buon grado a turni e orari non sempre facili e si è fatto notare per impegno e dedizione.
Figlio unico, aveva deciso di aiutare in tutti i modi l’unica persona che gli era rimasta, sua mamma, alla quale inviava il suo stipendio perché lo investisse in una casa nuova che in due anni aveva preso forma ed era ormai pronta per essere abitata.
Poi la tragedia: la mamma, la cui salute da qualche tempo sembrava incrinata, moriva improvvisamente. Di colpo il giovane si è trovato solo, senza un soldo (tutto è stato speso per i funerali) e forse anche senza casa.
Passati i giorni del lutto e della disperazione, si è rivolto a noi dicendo: “Mi rimanete solo voi: mi date una mano a ricominciare tutto da capo un’altra volta?”.
– don Davide –
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