Sabato 14 dicembre 2024

     

    II settimana di Avvento

     

    Avvenne il 14 dicembre…

    1287 – Nei Paesi Bassi crolla la diga Zuider Zee, causando la morte di oltre 50 000 persone

    1900 – Max Planck pubblica i suoi studi sulla teoria quantistica.

    1911 – Roald Amundsen è il primo uomo a raggiungere il Polo sud.

    1946 – L’assemblea generale delle Nazioni Unite vota per stabilire il quartier generale a New York.

    1995 – Gli Accordi di Dayton per la pace in Bosnia firmati a Parigi tra il presidente bosniaco Alija Izetbegović, il presidente serbo Slobodan Milošević e il presidente croato Franjo Tuđman

     

    Aforisma di S. Agostino

    “Gli impudichi non hanno molto piacere che le donne concepiscano e partoriscano.”

     

    Preghiera di S. Giovanni della Croce

    Miei sono i cieli e mia la terra, miei sono gli uomini, i giusti sono miei e miei i peccatori. Gli Angeli sono miei e la Madre di Dio, tutte le cose sono mie. Lo stesso Dio è mio e per me, poiché Cristo è mio e tutto per me.

    Che cosa chiedi dunque e che cosa cerchi, anima mia? Tutto ciò è tuo e tutto per te. Non ti fermare in cose meno importanti e non contentarti delle briciole che cadono dalla mensa del Padre tuo. Esci fuori e vai superba della tua gloria.

    Nasconditi in essa e gustala ed otterrai quanto chiede il tuo cuore. O Signore, tutto questo ti chiedo per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Nato nel 1540, a Fontiveros (Avila, Spagna), rimase orfano di padre e dovette trasferirsi con la mamma da un luogo all’altro, mentre portava avanti come poteva i suoi studi. A Medina, nel 1563, vestì l’abito dei Carmelitani.

    Ordinato sacerdote nel 1567 dopo gli studi di filosofia e teologia fatti a Salamanca, si incontrò con S. Teresa di Gesù che da poco aveva ottenuto dal priore generale Rossi il permesso per la fondazione di due conventi di Carmelitani contemplativi (poi detti Scalzi), perché fossero di aiuto alle monache da lei istituite. Il 28-11-1568 Giovanni fece parte del primo nucleo di riformati a Duruelo, cambiando il nome in Giovanni della Croce.

    Vari furono gli incarichi entro la riforma. Dal 1572 al 1577 fu anche governatore del monastero dell’Incarnazione di Avila. Venne erroneamente incolpato e incarcerato per otto mesi per un incidente interno al monastero. Fu in carcere che scrisse molte sue poesie. Morì a 49 anni tra il 13 e il 14 dicembre 1591 a Ubeda.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 11,16-19

    Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto.

    Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.

     

    Riflessione “S. Giovanni della croce”: il cantico della notte oscura:

    “Cantico nel quale l’anima canta la felice sorte che ebbe nel passare attraverso la notte oscura della fede per arrivare, spoglia e purificata, all’unione con Dio, l’Amato”.

    1. In una notte oscura, con ansie, dal mio amor tutta infiammata, oh, sorte fortunata! uscii, né fui notata, stando la mia casa al sonno abbandonata.
    2. Al buio e più sicura, per la segreta scala, travestita, oh, sorte fortunata! Al buio e ben celata, stando la mia casa al sonno abbandonata.
    3. Nella gioiosa notte, in segreto, senza esser veduta, senza veder cosa, né altra luce o guida aveva, fuor quella che in cuor mi ardeva.
    4. E questa mi guidava, più sicura del sole a mezzogiorno, là dove mi aspettava chi ben io conosceva, in un luogo ove nessuno si vedeva.
    5. Notte che mi guidasti, oh, notte più dell’alba compiacente! Oh, notte che riunisti l’Amato con l’amata, amata nell’Amato trasformata!
    6. Sul mio petto fiorito, che intatto sol per lui teneo serbato, là si posò addormentato ed io lo accarezzavo, e la chioma dei cedri egli ventilava.
    7. La brezza d’alte cime, allor che i suoi capelli discioglievo, con la sua mano leggera il collo mio feriva e tutti i sensi mie in estasi rapiva.
    8. Là giacqui, mi dimenticai, il volto sull’Amato reclinai, tutto finì e posai, lasciando ogni pensieri tra i gigli perdersi obliato.

     

    Intenzione di preghiera per la settimana

    Dopo la guerra Russo-Ucraina, dopo il conflitto in Terrasanta, un’altra guerra è iniziata in Siria: intensifichiamo di conseguenza le nostre preghiere per la pace.

     

    Don’t Forget! Santi e Beati della Carità

    BEATO GIOVANNI (FRANCESCO) MARINONI

    1490-1562

    Giovanni Marinoni nacque a Venezia il 25-12-1490 da genitori oriundi bergamaschi; al battesimo ebbe il nome di Francesco. Allievo diligente negli studi fu chierico nella Collegiata di S. Pantaleo, universitario a Padova, prete di vita e pietà esemplari, sacrista e canonico della Basilica di S. Marco, cappellano dell’Ospedale degli Incurabili e si fece teatino il 9-12-1528, prendendo l’abito da Giampietro Carafa (futuro papa Paolo IV) e la professione da S. Gaetano da Thiene il 29-5-1530. Nel 1533 Giovanni Marinoni e Gaetano da Thiene lasciarono Venezia diretti a Napoli; qui Giovanni dimorò presso gli Incurabili per un certo tempo.

    La sua spiritualità diede frutti eccellenti di carità: ispirò nel 1539 alcuni nobili figli spirituali, nel dare inizio al Monte di Pietà da cui derivò in seguito il Banco di Napoli. Altre figlie spirituali si prodigarono in opere meritorie fondando il pio luogo “Il Tempio” per l’educazione delle giovinette e il monastero di S. Andrea delle Dame. Con la sua mitezza e forza guidò e formò le prime leve del nuovo Ordine teatino ad una vita interiore intensa, apostolica attività, distacco dai beni terreni e fiducioso abbandono in Dio.

    Fu maestro di santi come S. Andrea Avellino, beato Paolo Burali, venerabili Giacomo Torno e Salvatore Caracciolo e altri insigni vescovi e uomini di Dio. S. Andrea Avellino di lui disse: “Era di natura amabile, che da tutti i secolari buoni e cattivi, era amato, riverito, honorato e stimato. Il che con gl’occhi proprij ho visto, perché spesso l’accompagnavo per Napoli e vedevo l’honore che da tutti gli era fatto; che lo tenevano per santo”. Ottimo predicatore seguito e ascoltato da folte e dotte schiere di fedeli, rifiutò la sede arcivescovile di Napoli che il papa voleva affidargli.

    L’età avanzata e le malattie ne avevano minato la salute, ma lui continuava intensamente il lavoro e lo zelo per la salute del prossimo, in quel tempo di epidemie di colera che funestavano la città di Napoli e fu proprio una epidemia che lo stroncò in pochi giorni, il 13-12-1562. Le sue spoglie si venerano nella cripta della basilica di S. Paolo Maggiore insieme a quelle di S. Gaetano da Thiene, del beato Paolo Burali e altri venerabili.

     

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