sabato 15 settembre ’18

    XXIII Settimana del tempo ordinario

     

    nell’immagine un dipinto di Oscar Kokoschka

     

     

    Proverbio del giorno

    Il dolore se condiviso si dimezza. La gioia se condivisa si raddoppia. (S. Tommaso d’Aquino)

     

    Preghiera del giorno (Preghiera all’Addolorata)

    O Dio, tu hai voluto che la vita della Vergine fosse segnata dal mistero del dolore, concedici, ti preghiamo, di camminare con lei sulla via della fede e di unire le nostre sofferenze alla passione di Cristo perché diventino occasione di grazia e strumento di salvezza. Per Cristo Signore. Amen.

     

    BEATA VERGINE MARIA ADDOLORATA.

    La memoria della Vergine Addolorata ci chiama a rivivere il momento decisivo della storia della salvezza e a venerare la Madre associata alla passione del figlio e vicina a lui innalzato sulla croce. Sul Calvario, mediante la partecipazione al dolore del Figlio, la maternità di Maria assume dimensioni universali ed ella diventa Madre non solo di ogni bimbo che nasce, ma anche di ogni uomo che soffre e muore. La memoria fu introdotta nel calendario romano da Pio VII nel 1814.

     

    La Parola di Dio del giorno

    Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. (Giovanni 19,25-27)

     

    Riflessione Per Il Giorno (Commento al Vangelo)

    La devozione ai dolori di Maria fu assai prima popolare che liturgica, diffusa particolarmente dai Serviti e dai Passionisti (cf 17 febbraio e 19 ottobre), e contempla i sette momenti messi in rilievo dai Vangeli. Fu papa Pio VII, che in ricordo delle sofferenze inflitte da Napoleone alla Chiesa nel suo capo, introdusse nella liturgia la celebrazione dei dolori di Maria. La compartecipazione dolorosa della Madre dei Salvatore alla sua opera di salvezza (Lc 2,33-35) è testimoniata nell’ora della croce da Giovanni che l’ha ricevuta in Madre (Gv 19,25.27). Attualmente, questa memoria dei dolori di Maria si concentra meglio su lei, la Addolorata, e sul sacrificio di Cristo, che lei stessa offre con lui al Padre. E il gesto in cui la ritrae l’arte raffigurandola nella «Pietà», espressione dei «martirio» intimo della Madre del Crocifisso.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché chi soffre nel corpo e nello spirito, trovi in Maria consolazione e sollievo

     

    Don’t forget!:

    GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DEMOCRAZIA.

     

     

    BIOGRAFIA

    Giuseppe (Pino) Puglisi nasce il 15-9-1937 a Palermo, nel quartiere del Brancaccio, in famiglia di umili condizioni: la madre, Giuseppa Fana, è sarta; il padre, Carmelo, calzolaio. Nel 1953, a 16 anni, Pino entra in seminario: viene ordinato prete il 2 luglio 1960 dal cardinale Ernesto Ruffini. Nel 1961 Pino Puglisi è nominato vicario cooperatore nella parrocchia del SS. Salvatore nella borgata di Settecannoli, non distante da Brancaccio.  In questo periodo, è vicerettore del seminario arcivescovile minorile; intanto, si appassiona all’educazione dei ragazzi (insegna all’istituto professionale “Einaudi” e alla scuola media “Archimede”), mantenendo tale impegno anche quando, il 1°-10-1970, è nominato parroco di Godrano, piccolo paese della provincia di Palermo costretto, in quegli anni, a far fronte agli scontri feroci tra due famiglie mafiose: famiglie che, anche grazie all’opera di evangelizzazione di Don Puglisi, si riconciliano. Dal 1978, anno in cui comincia a insegnare al liceo classico “Vittorio Emanuele II”, lascia la parrocchia di Godrano e diventa pro-rettore del seminario minore di Palermo; assume l’incarico di direttore del Centro diocesano vocazioni, per poi accettare il ruolo di responsabile del Centro regionale vocazioni. Nel frattempo, è membro del Consiglio nazionale e contribuisce alle attività della Fuci e dell’Azione Cattolica.

    A partire dal 1990 svolge il proprio ministero sacerdotale anche a Boccadifalco, alla Casa Madonna dell’Accoglienza dell’Opera Pia Cardinale Ruffini, aiutando ragazze madri e giovani donne in situazioni di difficoltà. Il 29 settembre dello stesso anno Don Pino Puglisi viene nominato parroco a S. Gaetano e torna quindi a Brancaccio, il suo quartiere di origine: un quartiere gestito dalla mafia e in particolare dai fratelli Gaviano, strettamente legati alla famiglia di Leoluca Bagarella. E’ allora che comincia la lotta di Don Puglisi contro la criminalità organizzata: non tanto cercando di riportare sulla retta via chi è già mafioso, ma provando a evitare che si facciano coinvolgere dalla criminalità i bambini che vivono per le strade e che ritengono che i mafiosi siano autorità e persone degne di rispetto. Nel corso delle sue omelie Don Pino si rivolge frequentemente ai mafiosi, dimostrando di non temere eventuali conseguenze. Grazie alla sua attività, toglie dalla strada numerosi bambini e ragazzi che, senza la sua presenza, sarebbero stati sfruttati per spacciare o per compiere rapine, coinvolti in maniera irreparabile nella vita criminale. Per questa sua attività, gli vengono rivolte e recapitate numerose minacce di morte da parte di boss mafiosi, di cui tuttavia non parla mai a nessuno.

    Nel 1992 riceve l’incarico di direttore spirituale del seminario arcivescovile di Palermo, e pochi mesi più tardi inaugura il centro Padre Nostro a Brancaccio, finalizzato all’evangelizzazione e promozione umana. Il 15 settembre 1993, in occasione del 56° compleanno, Don Pino Puglisi viene ucciso poco prima delle undici di sera in piazza Anita Garibaldi, davanti al portone di casa sua. Dopo essere sceso dalla sua auto, una Fiat Uno, viene avvicinato al portone da un uomo che gli spara contro alcuni colpi diretti alla nuca. Le ultime parole di Don Pino sono “Me lo aspettavo”, accompagnate da un tragico sorriso. L’assassino è Salvatore Grigoli (autore di più di 40 omicidi, come confesserà), presente insieme a Gaspare Spatuzza e altre tre persone: un vero e proprio commando composto da Luigi Giacalone, Cosimo Lo Nigro e Nino Mangano. I mandanti sono i capimafia Gaviano che per l’assassinio verranno condannati all’ergastolo nel 1999. I funerali del parroco si svolgono il 17 settembre: il corpo viene sepolto nel cimitero palermitano di Sant’Orsola, e sulla tomba saranno riportate le parole “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”, tratte dal Vangelo di Giovanni. E’ stato beatificato a Palermo il 25 maggio 2013.

     

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