2.a settimana Tempo Ordinario
Aforisma del giorno di Nicolàs Gòmez Dàvila
“Nulla è più pericoloso che risolvere problemi transitori con soluzioni permanenti”.
Preghiera del giorno di S. Agostino
Te invoco, Dio Verità, sorgente, principio, autore di tutto ciò che è vero. Dio Sapienza, sorgente, principio, autore della sapienza di tutto ciò che è sapiente. Dio che sei la vera, la suprema Vita, sorgente, principio, autore della vita di tutto ciò che vive veramente e sovranamente.
Dio beatitudine, sorgente, principio, autore della gioia di tutto ciò che è felice; Dio del bene e del bello in tutto ciò che è buono e bello. Dio-Luce intelligibile, sorgente, principio, autore della luce in tutto ciò che brilla di questa luce. Dio il cui regno è questo universo che i sensi ignorano.
Dio il cui regno traccia la legge ai regni di questo mondo. Dio dal quale allontanarsi è cadere, al quale ritornare è risorgere, nel quale rimanere è costruirsi solidamente. Uscire da te è morire, tornare in te è rivivere, abitare in te è vivere.
Nessuno ti perde se non viene ingannato, nessuno ti cerca se non è chiamato, nessuno ti trova se non è purificato. Abbandonarti è perdersi, cercarti è amare, vederti è possederti.
Verso di te la fede ci spinge, la speranza ci guida, la carità a te ci unisce. Dio per mezzo del quale noi trionfiamo del nemico, a te rivolgo la mia preghiera! Amen.
Santo del giorno
S. Vincenzo diacono
Vincenzo di Saragozza ci ricorda come per diventare maestri nella comunità cristiana, basta la volontà di testimoniare senza timori il Vangelo.
Vincenzo era un diacono vissuto a cavallo tra il III e IV secolo e lavorava al fianco del vescovo Valerio, che sapeva di avere nel suo collaboratore un grande sostegno grazie al suo coraggio e alle sue capacità.
Vescovo e diacono vennero arrestati, probabilmente nell’anno 304, durante la persecuzione anticristiana scatenata da Diocleziano.
Fu subito chiaro che tra i due il più “pericoloso” era Vincenzo, il cui eloquio era accompagnato dalla solida volontà di non cedere al persecutore.
Atroci furono le torture che fu costretto a subire e che lo portarono alla morte. E’ il patrono secondario della diocesi di Bergamo.
La Parola di Dio del giorno Marco 3,20-21
Gesù entrò in casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Riflessione del giorno
Rabbi Davide di Lelow aveva fatto per 12 anni la grande penitenza: digiuno da un sabato all’altro e severe mortificazioni. Ma sentiva di non aver ancora raggiunto la perfezione. Poiché aveva udito che Rabbi Elimelech era medico delle anime, andò da lui a chiedergli aiuto.
La sera del sabato si presentò al Rabbì insieme a molti altri: questi dette la mano a tutti, ma a lui voltò le spalle e non lo guardò. Davide di Lelow ne fu sconvolto, ma pensò che il maestro l’aveva scambiato per un altro. Perciò la sera dopo gli si avvicinò di nuovo e gli tese la mano; ma accadde come prima.
Egli pianse tutta la notte e decise di tornare a casa a sabato terminato. Ma giunta l’ora in cui Rabbi Elimelech insegnava, non poté trattenersi e si avvicinò alla finestra. Sentì il Rabbi che diceva: «Talvolta vengono a trovarmi uomini che si sono tormentati con digiuni e mortificazioni, e qualcuno compie la grande penitenza e la ripete anche per 12 anni.
Dopo tutto ciò si ritengono degni dello Spirito Santo e vengono da me perché io lo faccia scendere su di loro e quel poco che manca dovrei colmarlo io. Ma tutto il loro esercizio è meno di una goccia d’acqua nel mare, perché non sale a Dio, ma all’idolo del loro orgoglio.
Essi devono ritornare a Dio abbandonando il lavoro fatto fino allora e devono ricominciare a servire con cuore sincero». Quando Rabbi Davide udì queste parole lo spirito l’afferrò con tale violenza che quasi perse i sensi. Trattenendo il respiro andò alla porta di casa, l’aprì adagio con grande timore e si fermò sulla soglia.
Allora Elimelech si alzò, corse incontro all’uomo, lo abbracciò ed esclamò: «Benedetto colui che viene!» Poi lo condusse alla tavola e lo fece sedere accanto a sé.
Ma Eleazar, il figlio del rabbì, non riuscì a trattenere lo stupore e disse: «Padre, ma questi è l’uomo che hai mandato via due volte perché non potevi sopportarne la vista!» «Ma no» rispose Elimelech «quello era tutta un’altra persona, questo è il nostro caro Rabbi Davide!».
Intenzione di preghiera per il giorno
In questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani preghiamo perché Dio ci aiuti a superare le nostre divisioni.
Don’t Forget! Foto della settimana
A Clanezzo, in comune di Ubiale Clanezzo (Bergamo) c’è il ponte sospeso più antico di Lombardia. Infatti il “ponte che balla”, com’è chiamato, risale al 1878.
Attraversa il fiume Brembo ed è uno dei primi esempi ottocenteschi di struttura realizzata con la tecnica delle funi portanti sulla riva e venne costruito per volere di Vincenzo Beltrami, allora proprietario del castello del paese, per sostituire il traghetto che collegava le rive.
È possibile ancora oggi percorrere il ponte lungo 75 metri facendosi cullare dal suo dondolio. Ma non è finita qui, a poca distanza vi è un altro ponte, il “Ponte di Attone” (foto sotto a sinistra) realizzato in pietra grezza, che anticamente univa i paesi di Clanezzo e Almenno.
Percorrendolo si vedono anche i resti dell’antica dogana e del porto, dove si ritiravano i dazi di coloro che volevano raggiungere i paesi via fiume.
Infine il terzo ponte è il più alto sul torrente Imagna (foto in basso a destra) e unisce Clanezzo con Almenno. Dopo aver percorso i ponti merita una visita il borgo medievale con castello e chiesa di S. Gottardo del XVII sec.
Nessun commento
È possibile postare il commento di prima risposta.