sabato 26 settembre ’20

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di William Vincent Cahill

     

    XXVa Settimana T. Ordinario

     

    Proverbio del giorno

    “Se gli uomini litigano, anche i cani si azzuffano”. (Giappone)

     

    Iniziamo la giornata pregando (preghiera degli armeni)

    Padre celeste, vero Dio, tu che hai mandato il tuo amato Figlio a cercare la pecora smarrita, ho peccato contro il cielo e alla tua presenza. Accoglimi come il figlio prodigo e restituiscimi la prima veste della quale mi sono spogliato per i peccati ed abbi pietà delle tue creature e di me così peccatore. Amen

     

    SS Cosma e Damiano Martiri

    Medici anàrgiri (gratuiti), secondo un’antica tradizione subirono il martirio a Ciro in Siria e il loro culto fu assai diffuso in tutta la Chiesa fin dal sec. IV. Il 26 settembre è la probabile data della dedicazione della basilica che a Roma porta il loro nome, edificata da Felice IV (525-530). Di loro si fa memoria nel Canone romano

     

    La Parola di Dio del giorno Luca 9,43-45

    In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini». Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

     

    Riflessione Per Il Giorno – Abitare le parole di Mons. Nunzio Galantino: ERRORE

    Errare significa andare in giro, pronti a conoscere altre realtà, persino vagando qua e là, per fare nuove esperienze. Ma errare significa anche sbagliare, prendere cantonate rispetto a obiettivi definiti e verità acclarate. Intorno al termine e alla realtà dell’errore si consuma una vera e propria contraddizione nella nostra società che, da una parte, spinge a vivere con l’ossessione le performance e i risultati; dall’altra, si lascia guidare da una cultura punitiva dell’errore. Per fortuna, non siamo condannati a rimanere vittime consapevoli, ma inermi, di questa contraddizione. Ci vengono incontro, tra le altre, analisi e letture quella del filosofo K. Popper il quale afferma che «nella scienza e nella vita vige il metodo dell’apprendimento dagli errori». L’affermazione di Popper va chiarita, perché ciò che è vero per la scienza, necessariamente non lo è per l’esistenza personale e comunitaria. È vero che nella vita si può imparare dagli errori, ma a farla crescere contribuiscono le esperienze belle e positive. D’altra parte, la problematicità dell’errore e le emozioni che l’accompagnano (delusione, umiliazione, senso di inadeguatezza, vergogna) difficilmente si traducono in elogio dell’errore. È faticoso venire a patti con gli errori, soprattutto se si ripetono! Eppure, nella dinamica di crescita individuale e comunitaria, come in ogni processo d’innovazione, l’errore può avere una funzione positiva. La condizione previa, però, perché ciò possa succedere è riconoscere che non tutti gli errori sono uguali. Commettere errori di valutazione in una performance sportiva o scolastica non è la stessa cosa che fare gesti o dire parole che compromettono relazioni e fiducia tra le persone. Altro passo per la valorizzazione dell’errore è la capacità di ammetterne la possibilità e perciò di accoglierlo senza banalizzarlo, ma considerandolo una virtù in potenza. «Non aver paura di fare degli errori, perché non c’è un altro modo per imparare come si vive», ammoniva lo psichiatra A. Adler. Riconoscere l’errore e assumersi la responsabilità, innesca un processo di conversione, mette al riparo dall’immobilismo e facilita la comprensione e l’accettazione da parte degli altri.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per chi accampa sempre scuse per non decidersi a credere e a fare del bene

     

    Don’t Forget!


    14 SETTEMBRE – TORINO, ITALIA

    IL PRIMO GIORNO DI RIENTRO ALLA SCUOLA BARICCO

    ANSA / TINO ROMANO

     

     

    Il ricordo e il grazie…

    Luigi Ferrari

    EX COMANDANTE VIGILI URBANI

    Morto il 29 marzo 2020

    Si è spento il 29 marzo a 86 anni Luigi Ferrari a Treviglio, la sua città dove era stato comandante dei vigili urbani. A piangerlo la moglie Luigia e i figli Ivo (noto alpinista), Umberto (che ha seguito le orme paterne) e Flavia. E’ stato dipendente comunale per 40 anni, di cui la metà alla guida dei Vigili Urbani, ufficio da lui arricchito di servizi e competenze. Era figlio di un ferroviere, sconosciuto eroe di guerra che salvò molti prigionieri dei tedeschi (quelli che riuscivano a fuggire dai carri bestiame), nascondendoli in casa sua, a rischio della vita. Ma anche Luigi Ferrari lo fu in qualche modo. Era lui infatti a portare approvvigionamenti ai giovani nascosti che non volevano aderire alla Repubblica Sociale. Era un ragazzino coraggioso e sveglio, che diede quindi pure lui il suo contributo.  Luigi è stato a lungo un protagonista per Treviglio: soprannominato “gentleman” era amico di tutti e stimato per le qualità morali e professionali, e anche per la cordialità dei rapporti che sapeva intrattenere, uniti alla capacità di aiuto ai bisognosi. Era pronto a dare una mano, come trevigliese doc innamorato della sua città. Oltre a lavorare nel Comando dei vigili, Luigi era appassionato di scrittura, a cui si dedicò dopo la pensione scrivendo vecchi ricordi trevigliesi da lui vissuti e pubblicati sul locale settimanale “Il popolo cattolico”. Così come i suoi scritti, anche il suo ricordo rimarrà per sempre a Treviglio e nei suoi abitanti.

     

     

     

     

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