sabato 29 agosto ’15

    XXI Settimana tempo Ordinario

     

    Preghiera del giorno (Preghiera colletta)

    O Dio che al Cristo tuo Figlio hai dato come precursore nella nascita e nella morte S. Giovanni Battista, concedi anche a noi di impegnarci generosamente nella testimonianza del tuo Vangelo come egli immolò la sua vita per la verità e la giustizia. Per Cristo Nostro Signore. Amen”.

     

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    Martirio di S. Giovanni Battista.

    Il precursore è decapitato a Macheronte dalla malizia di Erodiade e dalla stoltezza di Erode. Ma la morte violenta fa risplendere la verità che il mondo detesta, ma libera chi non teme di abbracciarla.

    Vangelo del giorno (Mc 6,17-29)

    Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto… Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia ora, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre”.

     

    Riflessione per il giorno

    Celebrare il martirio di S. Giovanni Battista ricorda anche a noi, cristiani di questo tempo, che non si può scendere a compromessi con l’amore a Cristo, alla sua Parola, alla Verità. La Verità è Verità, non ci sono compromessi. La vita cristiana esige, per così dire, il «martirio» della fedeltà quotidiana al Vangelo, il coraggio cioè di lasciare che Cristo cresca in noi e sia lui a orientare il nostro pensiero e le nostre azioni. Ma questo può avvenire nella nostra vita solo se è solido il rapporto con Dio. La preghiera non è tempo perso, non è rubare spazio alle attività, anche a quelle apostoliche, ma il contrario: solo se se siamo capaci di avere una vita di preghiera fedele, costante, fiduciosa, sarà Dio a darci capacità e forza per vivere in modo felice e sereno, superare le difficoltà e testimoniarlo con coraggio.

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i perseguitati a causa della giustizia e della verità

    Don’t forget! …Ricorda! 89° quadro della serie: i 1.000 quadri più belli del mondo

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    Questo meraviglioso dipinto di Giovanni Bellini (1430-1516) evoca il momento in cui S. Francesco ricevette le stigmate nel 1224, mentre si trovava in preghiera sulla Verna. E’ facile perdersi a contemplare la miriade di affascinanti dettagli che costellano il paesaggio di questo pannello il cui protagonista è il santo di Assisi, scalzo e vestito del tipico saio. L’episodio è ambientato dal pittore in un deserto roccioso, forse per creare un parallelo con Mosè sul Monte Oreb, dove ebbe la visione del cespuglio infuocato a cui sembra rimandare l’alto albero d’alloro a sinistra, acceso di luce solare.

    A Mosè rimandano anche lo scolo dell’acqua, che ricorda le fonti miracolose che il profeta scoprì nel deserto e i sandali abbandonati a destra, che ricordano Esodo 3.5: “Togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai, è suolo sacro”. A destra lo studiolo improvvisato, fatto di assi e rami intrecciati, col banco ligneo, il libro e il teschio del memento mori. A sinistra si distende un delicato paesaggio, con la città murata e il castello: vi compaiono un asino, una gru e un pastore col gregge; sotto la mano destra del santo una lepre si affaccia dalla tana. I molti dettagli sono indagati con perspicacia e derivati dall’arte fiamminga: dalle piante di ogni tipo (con significato simbolico), agli animali, uccelli, fino a oggetti come il vaso, il bastone e la cordicella per suonare il “campanello” (appena visibile tra le frasche).

    La particolare concezione del rapporto tra uomo e natura espressa nel dipinto fa dell’uomo (qui S. Francesco) un elemento del tutto con cui vive in armonia, con una permeabilità tra mondo umano e mondo naturale data dal soffio divino che anima entrambi. Stupendo il cielo, tipico della pittura veneta con lo squarcio di luce in alto a destra a sostituire l’angelo delle stigmate; ma è soprattutto la luce, vero miracolo della pittura di Bellini, a ricondurre i tanti dettagli all’unità e a suggerire la misteriosa Presenza della grazia divina che investe ogni cosa.

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