34.a settimana tempo ordinario
Avvenne il 29 novembre…
1223 – Papa Onorio III approva la Regola definitiva di S. Francesco d’Assisi poi detta “bollata”.
1781 – La nave negriera Zong getta in mare il “carico” (142 africani) per ottenere un risarcimento dall’assicurazione (Massacro della Zong).
1944 – Effettuata la prima operazione chirurgica su una persona per correggere la tetralogia di Fallot.
1945 – Istituita la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.
1947 – L’assemblea generale dell’ONU vota per la partizione della Palestina fra arabi ed ebrei.
1975 – Bill Gates, in una lettera a P. Allen, usa per la 1.a volta il termine “Micro-soft” (da micro computer e software).
Aforisma di Madre Teresa di Calcutta
“Non accontentiamoci di dare solo del denaro. Il denaro non è sufficiente. Vorrei che ci fossero più persone dispose ad offrire le loro mani per servire ed i loro cuori per amare.”
Santo del giorno

S. Saturnino di Tolosa
Secondo l’autore della Passio (scritta tra il 430 e il 450) Saturnino risiedeva a Tolosa nel 250, sotto il consolato di Decio e Grato. In quell’epoca, riferisce l’autore, in Gallia le comunità cristiane erano rare e composte da pochi fedeli, mentre i templi pagani erano piene di fedeli che sacrificavano agli dei. Saturnino, arrivato da poco a Tolosa dall’Africa, aveva già guadagnato alla fede in Cristo un buon numero di cittadini.
Il santo vescovo, per raggiungere un piccolo oratorio di sua proprietà, passava davanti al Campidoglio, cioè al principale tempio dedicato a Giove Capitolino, dove si offriva in sacrificio un toro per averne i responsi chiesti dai fedeli. A quanto pare la presenza di Saturnino rendeva muti gli dei e ne fu incolpato il vescovo cristiano così che un giorno la folla circondò Saturnino e gli impose di sacrificare un toro sull’altare di Giove.
Al rifiuto del vescovo gli inferociti astanti lo afferrarono e lo legarono al collo del toro che fuggì trascinandosi dietro il vescovo. Saturnino morì poco dopo e il suo corpo venne raccolto da due pie donne e posto “in una fossa profonda”. Quando nel secolo VI i ritrovarono le reliquie del martire, si edificò la chiesa dedicata a Saint Sernin-du-Taur.
Preghiera Colletta
Dio onnipotente ed eterno, che hai voluto ricapitolare tutte le cose in Cristo tuo Figlio, Re dell’universo, fa’ che ogni creatura, libera dalla schiavitù del peccato, ti serva e ti lodi senza fine. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Parola di dio Luca 21,34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».
Riflessione del giorno
Mio Signore! In cielo brillano le stelle, gli occhi degli innamorati si chiudono. Ogni donna innamorata è sola col suo amato. E io sono sola qui con te! Nella città di Bassora nel sud dell’Iraq, sul delta del Tigri e dell’Eufrate, nel 713-14, era nata Rabi’a, musulmana venduta poi come schiava. Riscattata, visse in verginità nel deserto, divenendo un segno di luce a cui molti si rivolgevano chiedendo consigli, preghiere, conforto. I suoi “detti” furono raccolti dai discepoli dopo la morte avvenuta a Bassora nell’801.
In una notte simile a quelle gelide e ventose del nostro inverno, quando le stelle scintillano in cielo, questa donna si rivolgeva a Dio col linguaggio degli innamorati, tipico di ogni autentica esperienza mistica. È una preghiera pura, in cui — per usare una frase di S. Agostino — si chiede a Dio solo Dio (Nolite quaerere a Deo nisi Deum). È un invito anche per i cristiani a riscoprire la contemplazione, il silenzio, l’invocazione di lode, come Rabi’a che continuava a confessare in quell’oscurità notturna trapuntata di stelle: «O Amato del mio cuore, non ho che te! O mia speranza, mio riposo, mia gioia, il mio cuore non vuole amare altri che te!».
È, questa, una via per conoscere un islam più genuino e spirituale rispetto a certe sue manifestazioni esasperate e ai nostri giudizi sommari. Un giorno a Rabi’a si presentò un uomo che le chiese: «Se mi pento, Dio perdonerà il mio delitto?». «No, rispose la donna, se Dio ti perdonerà, tu ti pentirai». È il primato della grazia divina. E concludeva: «Quando nel giorno della risurrezione saremo chiamati, la prima a guidare la fila delle creature sarà Maria, la madre di Gesù!».
Intenzione di preghiera
Preghiamo perché riconosciamo che quanto c’è di buono e giusto nel mondo è segno della presenza e dell’azione salvifica di Dio nella nostra storia.
Don’t Forget! Divina Commedia INFERNO 7° CANTO 1A PARTE

Il VII Canto, ambientato nella notte tra il 7 e l’8 aprile 1300, è diviso in tre parti principali:
1) INCONTRO CON PLUTO E IL 4° CERCHIO: AVARI E PRODIGHI.
All’inizio i due poeti incontrano Pluto, guardiano demoniaco del 4° cerchio. Virgilio lo affronta, ricordandogli la sconfitta di Lucifero a opera dell’angelo Michele, al che il demone cade a terra, permettendo a Dante e Virgilio di andare avanti.
La pena dei dannati: gli avari e i prodighi sono puniti spingendo enormi macigni in direzioni opposte. Quando le due schiere si scontrano, si insultano a vicenda e poi riprendono la loro fatica.
Significato della pena: la pena rappresenta il peso che l’attaccamento ai beni materiali ha comportato in vita e l’incapacità di compiere un cerchio completo sia per chi ha accumulato troppo sia per chi ha sprecato troppo.

2) LA PALUDE DELLO STIGE: attraversato il 4° cerchio, i due poeti arrivano alla palude dello Stige, dove vengono puniti i peccatori più violenti. Gli iracondi: sono immersi nel fango, dove si percuotono e si mordono a vicenda con rabbia. Gli accidiosi: sotto la superficie della palude, sospirano e gorgogliano parole di pentimento, oppressi dalla tristezza interiore e dalla malinconia, che li ha portati a un atteggiamento di indolenza in vita.
3) LA TEORIA DELLA FORTUNA:
La fortuna come guida: Virgilio spiega a Dante che la fortuna è una intelligenza angelica che gestisce i beni terreni e ne governa il passaggio da una persona all’altra, senza che l’uomo possa opporsi.
I beni terreni effimeri: la fortuna è descritta come effimera, e l’oro del mondo non basterebbe a placare queste anime.








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