XVIII Settimana tempo Ordinario
Preghiera del giorno
O Dio, che nella gloriosa Trasfigurazione del Cristo Signore, hai confermato i misteri della fede con la testimonianza della legge e dei profeti, e hai mirabilmente preannunziato la nostra definitiva adozione a tuoi figli, fa’ che ascoltiamo la parola del tuo amatissimo Figlio per diventare coeredi della sua vita immortale. Egli è Dio…
Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno (Matteo 17,1-9)
“In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il volto brillò come il sole e le vesti divennero candide come la luce. Ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Riflessione Per Il Giorno (Romano Guardini)
La vita eterna non viene solo dopo la morte. È già presente. È proprio, infatti, della coscienza cristiana il fatto di essere costrutta sulla fede in questa eternità interiore. In essa si dànno gradi a perdita d’occhio: gradi di luminosità, di forza e di presenza; gradi di decisione, con cui quella vita è valorizzata in noi; gradi di misura, secondo cui viene vissuta ed attuata; gradi a seconda che noi siamo rassicurati della sua presenza unicamente per docilità di fede, o che l’oggetto della nostra fede diviene argomento di esperienza intima. Ad ogni modo è sempre vero che anche in noi, oltre la nostra vita, oltre la nostra morte, elargito per grazia ed accolto per fede, vi è l’inafferrabile che è proprio di Cristo: l’arco dì luce che la prima volta si squarciò sul monte Tabor per ricomparire poi trionfalmente nella Resurrezione.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché ogni battezzato riscopra e valorizzi in sé l’immagine del Cristo trasfigurato
E…Don’t forget!
06-08-1945: la bomba atomica sganciata dai militari USA sulla città di Hiroshima, in Giappone, uccide all’istante 80.000 persone.
06-08-1978: muore il bresciano Giovanni Battista Montini, eletto Papa nel 1963 col nome di PAOLO VI e come successore del bergamasco Giovanni XXIII
Il quadro della settimana – 135° QUADRO DELLA SERIE: I 1000 QUADRI PIÙ BELLI DEL MONDO
In viaggio tra Roma e le Marche, nel 1510, Lotto si fermò a Perugia, dove vide gli affreschi del Perugino. Arrivato nelle Marche mise a frutto le esperienze romane e gli esempi colti nei suoi viaggi, dipingendo opere lontane dal suo stile abituale, come la Trasfigurazione. Il dipinto era destinato alla chiesa di S. Maria di Castelnuovo e doveva essere dotata di predella, di cui fa parte il Cristo che conduce gli apostoli al Tabor (29×59 cm) oggi all’Ermitage. La composizione richiama il prototipo di Perugino, con l’analoga montagnola sul fondo celeste e gli stessi personaggi, con le scritte esplicative dorate. Molto diverso è però il sentimento generale, poiché alle figure serene e un po’ imbambolate del pittore umbro, Lotto sostituì personaggi inquieti e animati, in pose complicate con scorci e altri accorgimenti, rifacendosi a Raffaello col quale aveva collaborato a Roma. Sul culmine della collina, domina il Cristo investito dai raggi solari che squarciano il cielo, con l’apparizione eterea di Dio Padre tra angioletti che irrompe dichiarando: “Questi è il mio Figlio”.
Ai lati di Cristo, Mosè (la legge) ed Elia (i profeti) cioè tutto l’Antico Testamento conferma l’avverarsi delle profezie sul Cristo: sono impostati in elegante contrapposizione che bilancia simmetricamente le pose, l’una girata verso lo spettatore e l’altra di spalle allo stesso. In basso i discepoli prediletti Giovanni, Pietro e Giacomo, sono come accecati dalla visione e si riparano gli occhi con le mani. Lo scorcio visuale li fa sembrare sul punto di rotolare verso lo spettatore, con un superamento delle regole della prospettiva del ‘400 che Lotto attuò facilmente. Le figure sono di grande monumentalità e la loro articolazione suggerisce quel nuovo rapporto tra figure e spazio, non più stretto nelle regole prospettiche, che è caratteristico del Lotto e che conferisce alla sua produzione artistica una tensione inquieta, tormentata a volte, ma viva e palpitante proprio per questo vicina alla sensibilità moderna.
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