Ogni tanto qualcuno degli ospiti africani sparisce per riapparire dopo qualche mese: “Dove sei stato?”. “In Africa a visitare i miei” risponde. Una volta infatti ottenuto il permesso di soggiorno e trovato un contratto di lavoro indeterminato, tornano al paese dalla loro famiglia.
Ma non sempre si tratta di un viaggio piacevole, anche se a lungo desiderato: “Sono andato a mettere al sicuro la mia famiglia in Costa d’Avorio perché in Burkina la situazione è pericolosa” fa uno. E un altro gli fa eco: “I miei sono fuggiti dal Mali e hanno riparato in Senegal…”. O ancora: “Ho portato moglie e figli nel sud Nigeria, perché al nord c’è Boko Haram…”.
Che l’Ucraina non sia l’unico posto al mondo dove la gente è a rischio della vita, gli africani lo sanno bene, ma a differenza di noi essi sanno fare i conti con i fatti concreti che affrontano con realismo sorprendente. In questo, pur non conoscendo la Bibbia, danno ragione a Giobbe quando afferma che: “militia est vita hominis super terram” (la vita dell’uomo sulla terra è un servizio militare).
Come noi però in questo difficile momento sentono gli ucraini come fratelli e accettano senza problemi né recriminazioni l’invito a pregare, a digiunare e ad esercitare la solidarietà nei loro confronti.
– don Davide Rota
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