A volte per capire quel che succede nel mondo, basta fare attenzione ai piccoli fatti che accadono attorno a noi. Alle 4 del pomeriggio entra in Patronato la volante della polizia: a chiamarla è stato un giovane bianco che sostiene di essere stato aggredito da un africano e, come prova, mostra sul collo i segni della stretta subita.
Gli agenti interrogano l’aggredito che espone la sua versione dei fatti e il presunto aggressore che urla in inglese contro tutto e tutti, poliziotti compresi, i quali dopo averli ascoltati e preso i dati di entrambi, li calmano e se ne vanno. A questo punto siamo noi a voler capire come stanno le cose e poco a poco riusciamo a delineare un quadro verosimile dei fatti.
Scopriamo così che la presunta vittima aveva ripreso in malo modo il presunto aggressore per motivi futili e gli aveva sferrato due violenti calci nelle parti intime. Il poveretto, piegato dal dolore, aveva reagito saltandogli al collo coi risultati che sappiamo. Il problema era che mentre i segni del primo erano evidenti, quelli dell’altro – che per di più urlava come un matto – rimanevano ovviamente nascosti.
Il che dimostra che non sempre le cose sono come sembrano, ma quando si scatena il conflitto, non lo sono mai, a conferma di quel che diceva già nel VI secolo a.C. il saggio cinese Sun Tzu che nel libro «L’arte della guerra» afferma: «Tutte le guerre si basano sull’inganno».
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