Venerdì 17 ottobre 2025

     

    28.a settimana tempo ordinario

     

    Avvenne il 17 ottobre…

    743 – Vittoria di Carlo Martello a Poitiers, scongiurata l’avanzata di Al-Andalus a nord dei Pirenei.

    1662 – Carlo II d’Inghilterra vende Dunkerque alla Francia per 40.000 sterline

    1797 – Trattato di Campoformio (Campoformido) tra Napoleone e l’Austria

    1933 – Albert Einstein scappa dalla Germania nazista e si sposta negli USA

    1967 – Muore Pu Yi, ultimo imperatore cinese

    1994 – Trattato di pace tra il governo dell’Angola e i ribelli dell’UNITA

     

    Aforisma dalla Bibbia 

    “Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate e i peccati sono stati ricoperti; beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!”

     

    Santo del Giorno

    S.MARGHERITA MARIA ALACOQUE

    Nata in Borgogna nel 1647, Margherita ebbe una giovinezza difficile, soprattutto perché dovette vincere la resistenza dei genitori per entrare, a 24 anni, nell’Ordine della Visitazione, fondato da S. Francesco di Sales. Margherita, diventata suor Maria, restò vent’anni tra le Visitandine, e fin dall’inizio si offrì «vittima al Cuore di Gesù». Fu incompresa dalle consorelle, malgiudicata dai superiori.

    Anche i direttori spirituali dapprima diffidarono di lei, giudicandola fanatica visionaria. Il beato Claudio La Colombière divenne preziosa guida della mistica suora della Visitazione, ordinandole di narrare, nella sua autobiografia, le sue esperienze ascetiche. Per ispirazione della santa, nacque la festa del Sacro Cuore, ed ebbe origine la pratica dei primi 9 venerdì del mese. Morì il 17-10-1690.

     

    Preghiera Colletta

    Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, o Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Parola di dio Luca12,1-7

    In quel tempo, si erano radunate migliaia di persone, al punto che si calpestavano a vicenda, e Gesù cominciò a dire anzitutto ai suoi discepoli: «Guardatevi bene dal lievito dei farisei, che è l’ipocrisia. Non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto.

    Quindi ciò che avrete detto nelle tenebre sarà udito in piena luce, e ciò che avrete detto all’orecchio nelle stanze più interne sarà annunciato dalle terrazze. Dico a voi, amici miei: non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo e dopo questo non possono fare più nulla. Vi mostrerò invece di chi dovete aver paura: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geènna.

    Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate paura: valete più di molti passeri!».

     

    Riflessione si trova sempre ciò che si aspetta di trovare.

    Un uomo stava seduto ai bordi di un’oasi all’entrata di una città del Medio Oriente. Un giovane si avvicinò e gli chiese: “Non sono mai venuto da queste parti. Come sono gli abitanti di questa città?”. Il vecchio gli rispose con una domanda: “Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?”. “Egoisti e cattivi. Per questo sono stato contento di partire di là”. “Così sono gli abitanti di questa città”, gli rispose il vecchio. Poco dopo, un altro giovane si avvicinò all’uomo e gli pose la stessa domanda: “Sono appena arrivato in questo paese.

    Come sono gli abitanti di questa città?”. L’uomo rispose di nuovo con la stessa domanda: “Com’erano gli abitanti della città da cui vieni?”. “Erano buoni, generosi, ospitali, onesti. Avevo tanti amici e ho fatto molta fatica a lasciarli”. “Anche gli abitanti di questa città sono così”, rispose il vecchio.

    Un mercante che aveva portato i suoi cammelli all’abbeveraggio, udì le conversazioni e quando il secondo giovane si allontanò si rivolse al vecchio in tono di rimprovero: “Come puoi dare due risposte completamente differenti alla stessa domanda posta da due persone?”. “Figlio mio”, rispose il vecchio, “ciascuno porta il suo universo nel cuore.

    Chi non ha trovato niente di buono in passato, non troverà niente di buono neanche qui. Al contrario, colui che aveva degli amici nell’altra città troverà anche qui degli amici leali e fedeli. Perché, vedi, le persone sono ciò che noi troviamo in loro”.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo perché il processo di pace in Terra Santa sia rispettato da tutti e sostenuto dalla comunità internazionale e si abbandonino le continue polemiche che avvelenano anche le cose buone. 

     

    Don’t Forget! 6° CANTO 2.A PARTE

    INCONTRO DI DANTE E VIRGILIO CON CIACCO (34-57)

    Dante e Virgilio proseguono e passano letteralmente sopra le anime, che essendo immateriali non oppongono ostacolo. Tutte giacciono al suolo, ma una di esse si leva improvvisamente a sedere e si rivolge a Dante, chiedendogli se lo riconosce, visto che il poeta è nato prima che lui morisse. Dante risponde che il suo aspetto è talmente stravolto da renderlo irriconoscibile, quindi gli domanda il suo nome, affermando che la pena sua e degli altri golosi è certo la più spiacevole dell’Inferno, se non addirittura la più grave. Il dannato risponde dichiarando anzitutto di essere stato cittadino di Firenze, la città che è piena di invidia. Il suo nome è Ciacco ed è condannato fra i golosi, che affollano in gran numero il Cerchio. Detto ciò, rimane in silenzio.

    Ciacco oltre che da Dante è citato anche da Giovanni Boccaccio in Biondello e Ciacco, novella del Decameron in cui egli, cittadino di Firenze, è molto goloso e ingordo. La sua figura non è ancora stata individuata storicamente.
    34-36 Noi passavam su per l’ombre che adona
    la greve pioggia, e ponavam le piante
    sovra lor vanità che par persona.
    37-39 Elle giacean per terra tutte quante,
    fuor d’una ch’a seder si levò, ratto
    ch’ella ci vide passarsi davante.
    40-42 “O tu che se’ per questo ‘nferno tratto”,
    mi disse, “riconoscimi, se sai:
    tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto”.
    43-45 E io a lui: “L’angoscia che tu hai
    forse ti tira fuor de la mia mente,
    sì che non par ch’i’ ti vedessi mai.
    46-48 Ma dimmi chi tu se’ che ‘n sì dolente
    loco se’ messo e hai sì fatta pena,
    che, s’altra è maggio, nulla è sì spiacente”.
    49-51 Ed elli a me: “La tua città, ch’è piena
    d’invidia sì che già trabocca il sacco,
    seco mi tenne in la vita serena.
    52-54 Voi cittadini mi chiamaste Ciacco:
    per la dannosa colpa de la gola,
    come tu vedi, a la pioggia mi fiacco.
    55-57 E io anima trista non son sola,
    ché tutte queste a simil pena stanno
    per simil colpa”. E più non fé parola
    34-36 Noi passavamo, calpestando le ombre, che erano fiaccate dalla pioggia insistente, e ponevamo i piedi sopra i loro corpi vani, che sembravano corpi veri.  37-39 Esse giacevano per terra tutte quante, tranne una, che si levò a sedere, non appena ci vide passere davanti. 40-42 «O tu che sei condotto per quest’inferno» mi disse, «riconoscimi, se puoi: tu nascesti prima che io fossi morto.» 43-45 Ed io a lei: «L’ango-scia, che ti àltera i lineamenti, forse ti leva dalla mia memoria, così che mi pare di non averti mai visto. 46-48 Ma dimmi chi sei tu, che sei disteso in un luogo così doloroso e sottoposto ad una tale pena, che è superata da altre, ma che è spiacevole come nessuna». 49-51 Ed egli a me: «La tua città (=Firenze) che è così piena di invidia da far traboccare il sacco, mi ebbe con sé nella vita serena. 52-54 Voi cittadini mi chiamaste Ciacco e, come tu vedi, ora per la dannosa colpa della gola mi fiacco sotto la pioggia. 55-57 Io non sono però l’unica anima trista, perché tutte queste anime subiscono la stessa pena per la stessa colpa». E tacque.

     

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